Sa cosa dicono di De Magistris? Che lei sarà un sindaco giacobino e tagliatore di teste.
(Ride di gusto) Si guardi intorno: vede forse forche, ghigliottine o patiboli? Mi creda. Le uniche teste che voglio tagliare in questa città sono quelle dei comitati d’affari.
Dicono anche che lei sarà per Napoli un nuovo Masaniello.
Tutte sciocchezze: io voglio essere per Napoli una sola cosa: la possibilità di voltare pagina rispetto al “bassolinismo” e al “cosentinismo”.
La vigilia del voto più importante della sua vita, Luigi De Magistris la passa al Vomero, il quartiere dove è cresciuto. È già scattata la tregua elettorale, lui non può fare propaganda, ma basta questa passeggiata fra negozi e mercati (“Non devo mica starmene ai domiciliari!”) per catalizzare l’attenzione e innescare una sorta di corteo spontaneo al suo seguito. C’è un signore che lo blocca “Gigì, ti ricordi? Eravamo insieme alle elementari!” (Risposta: “A prima vista non ti avevo riconosciuto. Ci stiamo facendo vecchi….”). C’è n’è un altro che urla: “Tu qui non ci dovresti stare, ti tolgo il mio voto!” (suscita risate, applausi, e strette di mano solidali per l’ex pm). C’è una signora che impugna il telefonino e grida al marito: “Uè, sient a me! Stong’ vicin’o’ sindaco!”. Il candidato dell’Italia dei valori pare un fiore: riposato, sorridente, dicono che in questa campagna elettorale sia cresciuto politicamente, che sia diventato più saggio. Ecco primo possibile test di questa mutazione. Quando gli chiedo se abbia letto le puntate che Filippo Facci su Libero sta dedicando alla vivisezione delle sue inchieste mi risponde così: “Dice che hanno assolto tutti i miei imputati? Ma come si fa a concludere un palazzo se l’architetto viene licenziato a metà dell’opera? Mi dispiace che Facci si sia messo a scavare ancora una volta, nel passato, che il riflesso condizionato dei media di centrodestra sia la macchina del fango… Sono solo falsità”. Poi però, proprio alla fine, ecco il segnale sorprendente: “Io vorrei dirgli, a Facci. Lascia stare le storie di ieri. Vienitene a Napoli, passa un po’ di tempo con me. E confrontiamoci sui problemi di questa città”. Lo avrebbe immaginato questo cavalleresco invito al principale accusatore del dipietrismo, solo due mesi fa? Non è la sola sorpresa.
Che ritmi sta tenendo?
In questi due mesi mi sono svegliato alle sette e mezza per andare a letto a mezzanotte. Negli ultimi giorni, per volantinare davanti alle fabbriche, ho dovuto alzarmi alle sei.
Una campagna elettorale in crescendo?
Assolutamente sì. Pisapia è partito l’estate scorsa. Io ho dovuto combattere una guerra lampo.
Lo dice per prendere le distanze da Pisapia?
Assolutamente no. Sono contentissimo, anzi, della possibilità di questa doppia vittoria, auguri a Giuliano!
È un voto che ha un significato nazionale, questo?
È un’occasione unica: Napoli e Milano, divise nel tempo dell’odio e del campanilismo, possono adesso ritrovarsi unite e all’avanguardia nella nuova stagione della solidarietà.
Elisa Calessi ha scritto su “Libero”: “De Magistris già pensa a palazzo Chigi”.
(Ride) Ma lei legge solo le malelingue, sul mio conto?
Questa non è una risposta a quella domanda….
(Scuote la testa). Dopo una campagna così, dopo la splendida manifestazione di affetto di questa città, non mi passa nemmeno per la testa di pensare ad altro.
Lo diceva anche Veltroni a Roma.
In questa città, per citare Gramsci, è nata una nuova connessione sentimentale: lavorerei a Napoli e per Napoli anche se dovessi perdere. Il che – ride di nuovo – è assolutamente impossibile.
Quando ha capito che c’era la possibilità d vincere?
Appena mi sono presentato, in qualsiasi parte della città, in qualsiasi ambiente, in qualsiasi quartiere, in qualunque diverso contesto sociale si respirava lo stesso clima di entusiasmo.
Per lei?
Era una comune domanda di cambiamento. Io sono solo un candidato che ha provato a dare una risposta a questa domanda.
Si è pentito di non essersi candidato alle primarie? È stato un errore?
Quando si sono fatte le primarie io a tutto questo non pensavo. Ho sperato in una candidatura di Cantone, poi, fallite tutte le altre possibilità, mi sono messo al servizio di un progetto nuovo.
Pensa che in questo ballottaggio potrebbero votarla anche elettori di centrodestra?
Veramente molti mi hanno già votato! Ho avuto 35 mila voti disgiunti solo sul mio nome. La maggior parte provengono da elettori di una destra moderna, libera, perbene, che ha a cuore la tutela delle regole e la legalità. Ne arriveranno altri.
Con Lettieri ve le siete date di santa ragione. Gli riconosce qualche merito?
Uno, sì. Quello di non aver mai negato di essere la controfigura di Nicola Cosentino.
Ci credo. Lo ha attaccato per tutta la campagna elettorale sempre su questo punto!
Stiamo parlando di un uomo che, secondo una ordinanza consegnata in Cassazione è il referente dei casalesi. Avrei preferito che ci fosse un’altra destra, davvero.
Dicono che il suo piano rifiuti è irrealizzabile e condizionato dal massimalismo anti-inceneritori.
Chi lo dice?
Nunzia De Girolamo, deputata campana del Pdl.
Credo che dovrebbe preoccuparsi di più dei due inceneritori che non servono, e che Lettieri e Cosentino vogliono per distribuire una pioggia di appalti.
Quindi lei non è contrario ai termovalorizzatori.
Sono per utilizzare e far funzionare bene l’inceneritore che c’è già.
Ma punta tutto sul riciclaggio. Non è utopico in tempi brevi?
Arriveremo al 70% in sei mesi, con la raccolta a domicilio. Faremo funzionare gli impianti di compostaggio. Incentiveremo il trattamento manuale a freddo, impiegheremo tutto il personale delle municipalizzare, che oggi è ampiamente sottoutilizzato.
Chi c’è dietro la campagna di De Magistris?
(Grande risata) Nessuno. Credo di aver speso in tutta la campagna quanto Lettieri per uno o due singoli eventi della sua. Abbiamo avuto dei contributi dai partiti, abbiamo fato ricoso alla sottoscrizione, dopo il voto rendiconteremo tutto fino all’ultima lira.
di Luca Telese
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