“Siamo la seconda forza della sinistra, il quarto partito. Superiamo il 10% a Bologna, l’8% a Gorizia, a Cagliari siamo al 7%, a Torino quasi al 6%, ma i numeri non sono la cosa importante? E cosa, allora? Sel ha un anno: avevamo promesso, non l’ennesimo partito, ma di riaprire la partita. L’abbiamo fatto nelle città in cui l’impresa pareva impossibile – a Cagliari, a Milano – mobilitando tutta la coalizione su candidati competitivi. Possono farci mille critiche, ma questo è un fatto”.
Nichi Vendola è ottimista, quasi euforico per il risultato elettorale, incazzato nero per il voto della Camera sull’omofobia. Speranzoso per il futuro, a un patto: “Siamo tornati a giocare e a vincere nelle città, grazie alle primarie: bisogna fare altrettanto a livello nazionale”.
Partiamo dal voto di oggi.
Non è un episodio isolato, slegato da quel che accade.
No?
È parte del racconto di questo centrodestra. Sono forsennatamente islamofobici a parole e maledettamente talebani, sul piano dei diritti civili.
Un voto non casuale, quindi.
Un filo tiene insieme rifiuto dei diversi, maschilismo e omofobia in questo centrodestra.
Quale?
Sono frammenti dello stesso discorso pubblico della destra: di un genere maschile fragile, ma ammalato di onnipotenza.
Il partito della libertà?
La loro “libertà” è un codice proprietario e predatorio.
Cos’è stato il voto delle amministrative, in questo quadro?
L’increspatura del mare che si fa onda. In un Paese paralizzato e immobile, finalmente, siamo riusciti a far scendere la sinistra dal lettino dello psicanalista, a finire l’autoflagellazione.
Tutto merito delle primarie?
Sono state il fascio di luce che ha illuminato le crepe dei totem della destra.
Ne sei sicuro?
Saremmo riusciti a rompere il falso mito del buongoverno della Moratti, se Onida, Boeri, Sacerdoti e Pisapia non avessero portato dal centro alla periferia, dibattito e confronto?
Ma a livello nazionale non si fa?
Perché non tutti sono ancora convinti che il centrosinistra dovrebbe avere una proposta autonoma.
Ovvero Bersani…
Non ho parlato di Bersani.
Non vuoi dire che è contro le primarie: per diplomazia?
Ero rimasto alle sue dichiarazioni pubbliche: era favorevole!
Però poi ha frenato.
Dice che sono premature. Credo che queste elezioni dimostrino: prima si parte meglio è.
Le cose da fare quali sono?
Il centrosinistra deve avere una proposta autonoma, un’agenda, un leader che lancia la sfida.
Non siete riusciti a fare una manifestazione insieme!
Lo so.
È anche colpa tua?
Assolutamente no. Dall’estate scorsa chiedo: apriamo un cantiere con la società civile.
Cosa ti ha detto Bersani, dopo il voto?
Non mi ha ancora chiamato.
Nemmeno tu, però, lo hai chiamato.
Io non voglio porre petulanti ultimatum. La mia priorità oggi sono i ballottaggi.
Sosterrai tutti?
Sono ventre a terra, in ogni secondo libero che ho…
Anche a Napoli?
Sono in battaglia al fianco di De Magistris.
Però non lo avevi sostenuto…
Ho sempre detto che lo volevo sindaco. Ma lì avevano votato i militanti di Sel, e quando c’è la democrazia non ci sono errori. Il vero sbaglio è stato prima, quando le guerre interne del Pd hanno fatto saltare – caso unico in Italia! – la regolarità delle primarie. Adesso va costruito un ponte fra le due anime divise.
Anche se De Magistris non concede apparentamenti?
Non voglio far pensare che io stia barattando il mio sostegno! Spero che l’accordo si trovi.
Dicono: i vostri candidati sono estremisti.
Solo un pazzo può considerare “estremista Pisapia” e “moderati” Berlusconi e la Moratti.
C’è bisogno del centro?
Questo voto dimostra che le teorie esoteriche sull’ineluttabilità degli accordi politici non valgono un tubo.
Adesso ce l’hai con D’Alema?
Con tutti quelli che dicono: Si vince solo al centro! come se fosse un dogma di fede.
Adesso ce l’hai con il Pd!
Sembrano il protagonista di Aspettando Godot, sempre in attesa di qualcosa che non arriva. Bisogna smettere di attendere e rimettersi in moto.
di Luca Telese
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