L’altoparlante di Fiumicino invoca: “Il signor TeRese è atteso per imbarco immediato all’uscita 6”. Il nome è storpiato, ma il ritardatario è sicuramente lui: Luca Telese (giornalista, scrittore, uomo incasinato). Lo so perché l’ho visto guardare mille volte l’orologio e dire: «Tranquilla, abbiamo tutto il tempo» (non era vero). Lo so perché l’ho sentito implorare un amico di fargli un check-in online. Lo so perché mi ha mollato sul taxi appena arrivato in aeroporto: volando verso un volo che poi ha probabilmente perso.
Telese è uno che tiene insieme un sacco di lavori: ha due librerie a Roma, scrive per il “Fatto Quotidiano”, conduce “In onda” (il sabato e la domenica su La 7), ha da poco dato alle stampe “La marchesa, la villa e il cavaliere (Aliberti editore) e ha appena cominciato su Current tv (il mercoledì alle 23) “Fuori luogo”, ovvero interviste a personaggi già visti in posti imprevisti. E non istituzionali.
L’importante, Telese, è che le domande non siano istituzionali, non crede?
«Certo: niente è più opportuno di una domanda poco opportuna».
Prendo questa frase come un viatico.
«Faccia pure. Però guardi che anche i luoghi sono importanti: le case, per esempio, spiegano molto di chi le abita».
Qui siamo a casa sua, infatti.
«Come le sembra?»
Spoglia.
«Mia moglie butta via tutto quello che trova».
Forse perché , altrimenti, non troverebbe più niente. Lei mi sembra un tipo complicato: due telefoni che continuano a vibrare, il computer acceso su un pezzo che deve ancora finire, un’intervista in corso, un programma da preparare, una pila di copie del suo ultimo libro.
«Gliene regalo una. E’ un libro che si legge in un’ora, l’ho scritto magistralmente» (ride),
La prima persona che ha intervistato per il suo nuovo programma è stato Alfredo Paniz, l’autore dei passaggi più controversi della riforma della Giustizia in Italia… Che cosa ha capito vedendo la sua casa?
«Che ha comunicato con due stanze in affitto. E adesso è proprietario di un intero quartiere della sua città. Di un uomo così, si può dire tutto, tranne che si sia venduto a Berlusconi: non ne ha bisogno. La Sinistra non batterà mai la maggioranza finchè considera i berlusconiani dei servi o dei venduti».
Domande inopportune fatte in trasmissione?
«Ho chiesto a Paolo Rossi se davvero è un alcolista. Mi ha detto di sì: e mi ha raccontato che cosa ha fatto per uscirne».
Altra “domanda che non si fa” e che lei ha fatto?
«Tempo fa, ho chiesto al ministro Mara Carfagna se tiene gli occhi sbarrati per il botox. Lei mi ha detto: “No, caro, sono giovane”».
La domanda che non ha avuto il coraggio di fare?
«A Cossiga: con lui ho avuto un incontro durato due giorni e non gli ho chiesto una cosa sulla strage di via Fani, una cosa che mi sta ancora sullo stomaco…»
Una domanda che farebbe volentieri?
«Tante. Chiederei a Bertinotti se essere stato Presidente della Camera l’ha fatto uscire di senno: quando l’ho visto partecipare a una parata militare con la spalletta della pace non ci potevo credere. Chiederei alla Santanché qual è la percentuale del suo corpo rimasta autentica. Chiederei a Umberto Eco perché vive ancora in Italia dopo che ha dichiarato che se ne sarebbe andato in caso di vittoria di Berlusconi. Chiederei a Veltroni perché dice di non essere mai stato comunista. Chiederei ai politici che hanno cambiato casacca se hanno preso soldi in cambio».
Passiamo alle domande scomode, per lei. Si è pentito di aver dato della cretina alla presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia? Un’offesa che le è costata molto: è saltata la sua collaborazione con “La Zanzara”, sulla confindustriana Radio 24.
«Non mi aspettavo questa reazione. Alla Zanzara eravamo liberi di dire peste e corna di tutti: destra e sinistra… Ma la Marcegaglia, no, non si poteva toccare. Peccato. Mi piaceva molto, io e Giuseppe Cruciani ci divertivamo un sacco».
Cruciani ha parlato malissimo di lei e del suo ultimo libro.
«Lo so. Io e lui ci rispettiamo, ma siamo quasi sempre in disaccordo. Bello no?».
Con Luisella Costamagna, la sua compagna di banco a “In Onda”,come va?
«Ci stiamo sulle palle. E si vede. E funziona. Io sono un terroncello in soprappeso. Lei è una sabauda fitness, una che appena si accende la telecamera si trasforma. Io invece me ne frego: sono uguale a me stesso, in onda o non in onda. Luisella vuole apparire molto più schierata di quanto non sia veramente, non capisco perché. Io, al contrario, quando lavoro sono sinceramente obbiettivo: ho massacrato di domande Niki Vendola, che mi è molto, molto simpatico».
Lilli Gruber (che occupa la vostra stessa fascia oraria su la 7 nei giorni feriali) le piace?
«Me lo sta chiedendo per scriverlo? Allora le dico che Lilli è istituzionale, molto professionale. E va bene così».
Coraggio, mi dica qualche nome di conduttore che non le piace.
«Fabio Fazio: secondo lui tutti quelli che intervista sono “mitici”, roba da vergognarsi. Giovanni Floris: il suo “Ballarò è imbalsamato, un’istituzione del centro sinistra. Bruno Vespa: è un cantore del potere».
Dica la verità: Roberto Saviano l’annoia?
«Sì.Certe volte sì».
Lei dice di essere irrimediabilmente “comunista, sardo e berlingueriano”. Allora perché ha lavorato per anni al Giornale diretto da Belpietro?
«Perchè lì ero molto più libero che al Corriere, dove avevo un contratto a termine: quando rischi il posto stai attento a quello che scrivi. Al Giornale facevo quello che mi pareva: Belpietro sapeva bene chi fossi quando mi ha assunto».
E chi era?
«Ero l’ex bambino triste che faceva disegni sotto il tavolo di una sezione del Pci. E’ così che sono cresciuto».
Adesso dove vuole arrivare?
«Dove voglio arrivare? Per me è già magnifico fare quello che faccio. Da qui in poi posso solo decrescere. Figuriamoci, dicono che persino Bonolis sia finito… Di me fra un paio d’anni non ci sarà più traccia».
E allora?
«Allora scriverò libri. E se i miei libri non venderanno, venderò quelli degli altri nelle due librerie di famiglia… Non ho paura di niente: per questo sono libero».
Stefania Rossotti – Grazia (17/05/2011)
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