Povero Silvio: perdere se stesso per disinnescare un referendum di cui ha il terrore. Povero premier: costretto ad amputare le sue riforme di cartapesta perché ora ha una fifa blu di quegli elettori che il suo populismo, un tempo spavaldo e sorridente, gli faceva invocare ogni due per tre. Una volta, perlomeno, si poteva ancora accusare Silvio Berlusconi di conflitto di interessi. Adesso, invece, di interesse ne é rimasto uno solo: salvare la ghirba. Una volta, almeno, ci si poteva confrontare con il berlusconismo provando a misurarsi con le idee che esprimeva. Adesso il principale nemico delle idee del berlusconismo é Berlusconi stesso. Ovvero il leader che ha abrogato con un tratto di penna la trovata più importante della sua campagna elettorale: il ritorno al nucleare. E che é stato costretto a disinnescare il più importante (nonché impopolare) dei suoi provvedimenti legislativi, quello che puntava a trasformare anche l'acqua in un mercato speculativo. Un tempo si poteva dire qualsiasi cosa, del Caimano, ma non che non si battesse fino all'ultimo sangue per le sue idee. Adesso ci troviamo di fronte un leader ossessionato dai suoi spettri, dai suoi avvocati, tutto preso a compulsare sondaggi che lo danno a picco. Per provare a scampare ai processi, il grande Berlusconi che fu é diventato più timoroso dei premier balneari di democristiana memoria. Il suo vero problema é che la paura di oggi, come il coraggio di ieri, é contagiosa. Il berlusconismo aveva un cuore, adesso é senza quorum.
Luca Telese
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