La notizia è di quelle a cui ci ha abituato questo Paese, afflitto dalla maledizione dei paradossi, degli sprechi, e delle ingiustizie sancite per decreto e controfirmate con i sigilli di ceralacca. La notizia è questa: la moglie del nemico giurato di Roma, la moglie del guerrigliero indomito che si batte contro lo Stato padrone e che fa un vanto di denunciare gli sprechi dello Stato assistenzialista, è una baby pensionata. Proprio così, avete letto bene. La moglie di Umberto Bossi, Manuela Marrone, riceve un trattamento previdenziale dal lontano 1992, da quando, cioè, alla tenera età di 39 anni, decideva di ritirarsi dall’insegnamento. Liberissima di farlo, ovviamente, dal punto di vista legale: un po’ meno da quello dell’opportunità politica, se è vero che suo marito tuona un giorno sì e l’altro pure contro i parassiti di Roma. E si sarebbe tentati quasi di non crederci, a questa storia, a questo ennesimo simbolo di incoerenza tra vizi privati e pubbliche virtù, se a raccontarcela non fosse un giornalista a cui tutto si può rimproverare ma non certo l’ostilità preconcetta alla Lega Nord e al suo leader.
Eppure, nello scrivere il suo ultimo libro inchiesta (Sanguisughe, Mondadori, 18 euro, in uscita martedì prossimo), Mario Giordano deve essersi fatto una discreta collezione di nemici, se è vero che l’indice dei nomi di questo libro contiene personaggi noti e ignoti, di destra e di sinistra, gran commis e piccoli furbi, una vera e propria pletora di persone che a un certo punto della loro vita, anche se molto giovani, hanno deciso di vivere alle spalle della collettività e di chi lavora, approfittando dei tanti spifferi legislativi che il Palazzo ha generosamente concesso in questi anni.
Il libro di Giordano (sottotitolo: Le pensioni d’oro che ci prosciugano le tasse) però ha un attacco folgorante. Ed è la riproduzione dell’estratto conto di una pensione di 78 centesimi. Una incredibile “busta paga” autentica che nasce così: “Pensione lorda 402,12 euro, trattenute Irpef 106,64 euro, saldo Irpef 272.47, addizionale regionale 23.00, arrotondamento 0.78. Totale: 0.78”. Scrive Giordano: “Quando uno Stato si accanisce su una pensione minima di 402 euro (che è già una miseria) e la riduce a 0.78 centesimi (che è appunto un insulto) mentre lascia inalterati i supervitalizi dei parlamentari, il loro insindacabile diritto al cumulo, o gli assegni regalati a qualche burocrate d’oro, ebbene, noi non possiamo far finta di niente”.
Allora, forse, si può leggere questo libro saltando da un assurdo all’altro. Dalla “pensione centesimale” a quella della signora Marrone in Bossi, che è – in Italia – non un caso isolato, ma una delle 495.000 persone, come racconta il direttore dell’agenzia NewsMediaset, “che ricevono da anni la pensione senza avere i capelli grigi e senza avere compiuto i sessant’anni di età”. Nel 1992, quando la Marrone aveva 39 anni, Bossi attaccava “la palude romana” e chiedeva di cambiare. “Come no? – chiosa Giordano – Il cambiamento, certo. E intanto la baby pensione, però”.
Manuela Marrone, seconda moglie di Bossi, siciliana d’appartenenza attraverso il nonno Calogero “che arrivò a Varese come impiegato dell’anagrafe e finì deportato nei lager nazisti, dopo aver aiutato molti ebrei a scappare”, custodì Bossi nella convalescenza dopo l’ictus e favorì l’ascesa del figlio Renzo. “Fra le attività che ha seguito con più passione – annota Giordano – la scuola elementare Bosina, da lei medesima fondata nel 1998, ‘la scuola della tua terra’, che educa i bambini attraverso la scoperta delle radici culturali, anche con racconti popolari, leggende, fiabe, filastrocche legate alle tradizioni locali. E sarà un caso che nelle pieghe della Finanziaria 2010, fra tanti tagli e sacrifici, sono stati trovati i soldi per dare un bel finanziamento (800 mila euro) proprio alla Bosina?”. Tutto sembrerebbe fuorché un caso.
La signora Bossi, d’altronde, ha molto tempo libero perché riceve un vitalizio regolarmente. “Aveva diritto a prendere i suoi 766,37 euro al 12 di ogni mese, ha diritto a percepire l’assegno, che in effetti incassa regolarmente da 18 anni, da quando suo figlio Renzo, il Trota, andava in triciclo, anziché andare in carrozza al consiglio regionale” (Già, perché se tra pensione, parlamento e Regione, se non ci fosse lo Stato assistenzialista, il reddito di casa Bossi passerebbe da quasi trecentomila euro a zero).
Ma Manuela non è sola: il corposo capitolo sui baby pensionati si apre con la storia di Francesca Z., che si è messa a riposo nel 1983, quando aveva appena 32 anni (“L’ex collaboratrice scolastica ha già ricevuto dallo Stato 280 mila euro, cioè 261 mila euro più di quanto abbia versato in tutta la sua carriera – si fa per dire – lavorativa”). E prosegue con i casi di Carlo De Benedetti (in pensione a 58 anni), Cesare Romiti (2.500 euro a 54: ai tempi della marcia dei quarantamila, nel 1980, era pensionato da tre anni!). Ma non mancano i grandi moralisti. Adriano Celentano è in pensione da quando aveva 50 anni. Oppure le artiste: Raffaella Carrà e Sophia Loren (in pensione da quando avevano 53 anni) e i duri come Carlo Callieri (l’ex uomo forte della Fiat) che prende la bellezza di 5 mila euro al mese da quando aveva 57 anni. Ecco perché, in mezzo a questa selva di nomi il consiglio è di non leggere i capitoli sulle pensioni onorevoli, sulle pensioni d’oro, e sulle pensioni truffa. Vi incazzereste troppo.
Luca Telese
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