Luca Telese

Il sito web ufficiale del giornalista Luca Telese

Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

L’ultimo nemico di B.

Se per due giorni di seguito sia Libero che Il Giornale ti dedicano la prima pagina (e una intera dentro il quotidiano) qualcosa vuol dire. Se per mesi finisci nel titolone come un bersaglio fisso, un motivo ci deve pur essere. C’è qualcosa di interessante nell’epifania mediatica rovesciata e nell’assurgere di Italo Bocchino a nemico pubblico del centrodestra italiano, in un corollario di polemiche giornalistiche, denunce per stalking (dell’interessato) e nell’appendice collaterale di una disputa d’onore al coltello con (l’ex) amico di un tempo Roberto D’Agostino. Lo stereotipo a cui Bocchino viene crocifisso dalla stampa di ispirazione berlusconiana (la contesa con il sito del re del gossip ha implicazioni diverse e più complesse) è quello del “Giuda”, del “rinnegato”, del “traditore infame” (se non del corrotto arricchito con pubbliche commesse). Un politico che, in questa iconografia dilatata, diventa addirittura artefice del peccato originale, se è vero che Il Giornale lo imputa persino per essere stato l’uomo che ha “soffiato” a Dagospia (nientemeno!) la notizia delle notizie, quella della festa a Casoria in cui Silvio Berlusconi andò a visitare Noemi Letizia.
Per Il Giornale quella soffiata è come la cacciata dall’Eden, lo sfregio inemendabile al berlusconismo, che già in sé giustifica il calvario successivo. Allo stesso tempo va detto che la denuncia di Bocchino per stalking giornalistico non ha precedenti giuridici, e che se la campagna contro di lui non avesse dei contorni di accanimento quasi grottesco, potrebbe persino suggerire domande sulla liceità di una risposta giudiziaria a una campagna di stampa. Ieri Vittorio Macioce scriveva: “Non nominare il suo nome invano”, con il corredo di 36 foto dei cronisti martiri vittima della denuncia. Ma Il Giornale ha pubblicato anche la nota minuziosa dei rimborsi a cui aveva diritto da capogruppo, lo ha accusato di voler fare le scarpe a Fini, lo ha ritratto come un ras violento e arrogante, scavando nei dissidi interni al partito con metodo. Maurizio Belpietro ha sparato in prima pagina il titolo più surreale probabilmente più scioccante della sua gestione (“Bocchino amaro”), ed entrambi i giornali (a partire dal Giornale quando era diretto da Vittorio Feltri) hanno trasferito ed esteso la battaglia “anti-italica” (nel senso di Italo) all’intera famiglia. Per non essere da meno Chi pubblicò in piena estate una foto di Bocchino in t-shirt che parla sulla piazzetta di Capri con Paolo Mieli nemmeno fossero le prove di un complotto giudaico massonico (“Ecco i consiglieri segreti di Fini!”), il che doveva far presagire che o Mieli o Bocchino erano cortesemente tallonati (o “attenzionati”) da paparazzi volenterosi, il gossip sulla presunta relazione con Mara Carfagna diventa una clava contudente (da cui persino la ministra viene sollecitata a emanciparsi con intervista “riparatrice”). E siccome nel sistema di comunicazione berlusconiano tutti i vasi sono comunicanti, persino su Canale 5, nel contenitore apparentemente svagato di Kalispèra, il vicepresidente di Fli è stato irriso – nientemeno! – per una comparsata cinematografica giovanile, quando (poco più che ventenne) accettò di recitare un ruolo da cameriere ne La bruttina stagionata: un cammeo in uno dei film prodotti dalla moglie, e faceva una certa impressione assistere alla spensierata gogna signoriniana che quella particina – a vent’anni di distanza – poteva produrre. Ma siccome Bocchino non ha proprio il physique du rôle della povera vittima, bisogna anche aggiungere che l’uomo macchina di Fini conosce bene questo meccanismo e in parte lo ha anche sfruttato, se è vero che adesso approfitta della sua nuova aura mediatica per fare il salto in serie A, e a giorni si prepara a provare la scalata alla classifica con la sua autobiografia politica (“Una storia di destra”) che la Longanesi ha deciso di mandare in Libreria con una tiratura-monstre (20 mila copie, quella da cui di solito parte un ottimo best-seller italiano). Vuole diventare primo in classifica e potrebbe persino riuscirci con la sua “Storia di destra”, prefatta dall’amico (oggi separato dall’antifinismo) Pietrangelo Buttafuoco. Ma detto questo, la domanda rimane. Perché proprio lui, e perché con tanta violenza? La prima risposta è semplice: evidentemente perché sta sulle palle a Silvio Berlusconi. Il che non toglie la libertà di iniziativa dei direttori interessati, ma di sicuro spiega che c’è un mood, un comune sentire su cui riposa l’assalto.
La seconda risposta forse è più complessa. È come se il possente apparato comunicativo del Cavaliere avesse un continuo bisogno di carne fresca. Serve come il pane un nemico pubblico da additare agli elettori-tifosi, e Bocchino ha la massa critica e la presenza scenica per interpretare il ruolo. Era amico di Belpietro, per dire, ma questo non gli ha risparmiato gli strali. In fondo, il meccanismo di generazione del nemico, nell’immaginario berlusconiano, segue degli stilemi molto comunisti e molto “sovietici”. La necessità fisiologica nel nemico esterno per quadrare le proprie legioni, produce “il Kulako”, il traditore, il servo dei complottatori, esattamente come l’immaginario staliniano aveva bisogno di queste figure fino ad arrivare all’invenzione. L’ultima risposta, invece, è di tipo per così dire “tecnico”. Bocchino viene da dentro il sistema e quindi ne conosce i talloni d’Achille e i punti deboli. Mentre gli uomini del centrosinistra cedono come ricotte ai guastatori del Cavaliere, Bocchino è sempre all’attacco. Restò memorabile la sua battuta sulle povere vittimelle dell’Olgettina a Ballarò (“Ma fra queste beneficiate dalla generosità di Berlusconi non ce n’è nemmeno una che abbia sessant’anni). Non meno ficcante è stato il duello a In Onda (finito ovunque su Youtube) in cui, ospite del mio programma, Bocchino per un’ora esatta ha continuato a bersagliare Sallusti con una domanda (rimasta senza risposta): “Perché non dici quanto ti pagano per fare il killer?”. La polemistica anti-italica (nel senso di Italo), dunque, è destinata a pareggiare quella anti-finiana. Perché nel duello senza tregua, gli highlander di B. non conoscono la tregua. Come suona bene, in bocca a Sallusti, la belligerante battuta di Cristopher Lambert: “Alla fine ne resterà uno solo”.

di Luca Telese


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18 risposte a “L’ultimo nemico di B.”

  1. Avatar breny
    breny

    Ci vuole fegato a difendere lo squallore di un Italo Bocchino, ripugnante sia da berlusconiano che da antiberlusconiano.

  2. Avatar Tenna Piero
    Tenna Piero

    Con quel cognome che si ritrova, incolpevolmente, non ha avvenire nella nostra bella Italia, terra di Giulietta, di Don Giovanni, di Porfirio Rubirosa – che faceva il manovale alla Viscosa -; dei Valentino e dei Giuliano…, un Bocchino, scusami Luca, è ridicolo! Figurati se divenisse capo dello stato uno che fa Bocchino… Altro che la satira che ispira il nostro Mascarato; ci farebbero neri con le battute sarcastiche. Il buon nome masculo del Bel Pese, forse l’unico che ancora ci distingue al mondo, subirebbe un tracollo abissale da cui nemmeno i cocci si salverebbero. E poi, per dirla tutta, non credi che un Giuda, Fini, sia più che sufficiente per noi, poveri tapini Italiani?

  3. Avatar Ilaria
    Ilaria

    VOGLIO FARE L’AMORE CON ITALO…è il mio sogno proibito!

  4. Avatar Tenna Piero
    Tenna Piero

    Forse non sai distiguere i sogni proibiti con gli incubi, Ilaria…

  5. Avatar Ilaria
    Ilaria

    ADORO I REAZIONARI CHIC…è piu forte di me!!!!

  6. Avatar Roberto( costituzione intellettuale)
    Roberto( costituzione intellettuale)

    alla prostituzione nelle strade ..preferisco la costituzuoine nelle strade..intellettuale!!!!

  7. Avatar margherita
    margherita

    IL VELINO P2 P3 P4 e come mai ci scrive Gianfranco Pasquino ? ciao Luca

  8. Avatar margherita
    margherita

    se avesse voluto Bocchino avrebbe potuto cambiare cognome a Padova due signori si chiamavano recchione e hanno cambiato cognome

  9. Avatar M. Reccanello
    M. Reccanello
  10. Avatar M. Reccanello
    M. Reccanello

    Non so di preciso cosa ha combinato Cacciari, ma visto che qualcuno si è adirato con lui segnalo il buongiorno di Gramellini sulla vicenda:
    http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplRubriche/editoriali/hrubrica.asp?ID_blog=41

  11. Avatar Massimo
    Massimo

    Se Bocchino non fosse tutti i giorni in TV a vomitare probabilmente non se lo in……..be nessuno.
    Mi pare di ricordare che un giorno sia stato in tre trasmissioni diverse ripetendo come uno zombie la sua cantilena,
    Nenche ha provato ad invertire i fattori.
    Luca è facile che se vai a Capalbio quacuno ti fotografi non perchè ti segue ma perchè è già lì per fare il proprio mestiere.
    Per quanto concerne lo stalking chiedi a raglio Travaglio, a Concita e a tutti i decerebrati che usano termini come nano, pedofilo, prostituta, zerbino e amenità varie.
    A Luca con affetto.
    Ps chiedi a raglio anche qualcosa in merito Giuliano e allo stalking

  12. Avatar breny
    breny

    Grande Gramellini … e grande Cacciari!

  13. Avatar margherita
    margherita

    grande Cacciari perchè ? per aver offeso i cittadini che lo hanno votato ? ma guarda un po’ come ragiona la gente lui disprezza non solo i suoi concittadini ma il mondo intero . per chi lo ricorda intimo di Toni Negri beh che cambiamento. per chi lo ricorda in lacrime alla morte del comunista Vedova e del comunista Nono e del presidente dei partigiani beh…..

  14. Avatar Luca
    Luca

    Caro amico mio…sempre casta e nient’altro! Sempre stesse facce con stessa legge elettorale…ti propongo di cominciare a raccontare storie incredibili di gente normale sperando in un prossimo venturo Risorgimento(…)!

  15. Avatar breny
    breny

    Grandissimo, incommensurabile Cacciari!
    Perchè? Ma perchè noi italiani, esclusi i presenti naturalmente e nonostante l’immenso Gramellini che pure ha le sue ragioni, siamo proprio “un esercito di infanti incapaci di arrangiarsi su qualsiasi faccenda umana e terrena”, siamo il popolo più litigioso e rompicoglioni al mondo, basta vedere la mole delle cause civili e alla faccia del pacifismo così tanto ostentato.
    E non sarebbe male se la semttessimo di camminare sempre con la testa girata all’indietro.

  16. Avatar graziano
    graziano

    Non mi piace l’idea di paragonare Bocchino a un Kulako (contadino benestante) visto che non ha mai preso una zappa in mano,ma che comunque quello è il suo mestiere.E poi in questo modo chi li osteggiava come Lev Trotsky o chi li difendeva come Nikolaj Bucharin dovrebbero essere paragonati a Berlusconi e a Fini…lasciamo perdere.

  17. Avatar grano
    grano

    Giusto per non lasciare senza risposta l’intervento del Tenna…
    Alcuni politici non condividono la linea politica del partito di cui fanno parte (il Pdl), spiegano diffusamente perché e propongono una linea alternativa. Il partito prima pare prenderne atto e limitarsi a dire che comunque la maggioranza del partito non concorda con tale dissenso, poi però la direzione del partito decide di deferire i dissenzienti ai probiviri per “incompatibilità” (preludio ad un’esplusione). Di fronte a tale clamorosa mancanza di democrazia interna i politici menzionati, trovandosi “scomunicati” da un partito di cui non condividevano comunque la linea, decidono di formare un gruppo parlamentare autonomo e di rinegoziare da tale posizione la prosecuzione della loro permanenza nella maggioranza, che a quel punto entra ovviamente in discussione. Invece di prenderne atto e negoziare con essi come con la Lega, per dirne una, il partito da cui si sono staccati li prende a pesci in faccia, li tratta da traditori, attacca in tutti i modi il loro leader. Per soprammercato, il quotidiano di proprietà del fratello del capo del Pdl (dallo stesso abbondantemente finanziato personalmente) attacca ogni giorno per mesi e mesi con particolare ferocia lo stesso leader, senza che mai il capo del Pdl ne prenda ufficialmente le difese. Va a finire che col tempo la convivenza del nuovo gruppo con il resto della maggioranza diventa impossibile e la responsabilità di quanto avvenuto viene attribuita al capo del Pdl, che avrebbe potuto fare qualcosa e non l’ha fatto.
    Mi pare una normale evoluzione delle cose: in un rapporto di coppia esprimi il disagio e chiedi di parlarne, ti bastonano, allora ti separi e chiedi di riparlarne, ti ribastonano, allora divorzi e la separazione, che poteva essere pacifica, si tramuta in guerra. Dove sarebbe il Giuda? Io ne vedo tanti nel gruppo dei sedicenti “Responsabili”, che pullulano di gente che ha cambiato sponda di botto senza mai dare una spiegazione convincente di che cosa non gli garbava nel partito da cui si sono staccati, chiedere un dibattito etc.etc. e soprattutto senza spiegare che cosa, delle politiche di una maggioranza a cui si erano opposti fino al giorno prima, improvvisamente gli sconfinferava (e che cosa no, perché non posso credere che uno cambi improvvisamente idea su tutto).

  18. Avatar voyance

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