Il giorno in cui si firmò, con mille fanfare, il trattato di amicizia italo-libico tutti sorrisero. Solo due parlamentari del PD, Furio Colombo e Andrea Sarubbi dissero di no, e nessun altro – oltre l’Italia dei valori e le sinistre radicali (che purtroppo non era in parlamento) – ebbe il coraggio di opporsi. In giorno in cui si firmò il trattato di amicizia Italo-libico, volarono frecce tricolori e scorsero petrodollari, tutti applaudirono, ma nessuno ebbe il coraggio di opporsi. Il giorno in cui Riccardo Iacona fece vedere i lager di Gheddafi, e i camion piombati italiani (ecco dove erano i nuovi modelli Fiat!) per deportare extracomunitari, qualcuno scosse il capo: ma anche quella volta nessuno ebbe il coraggio di opporsi.
Il giorno in cui la portavoce dell’altro commissariato per i rifugiati, Laura Boldrìn, denunciò la violazione di tutti i diritti umani dei detenuti in Libia, nessuno le diede ascolto, e – anche in quel caso – qualcuno sospirò, ma nessuno trovò la forza di opporsi. Il giorno in cui il dittatore beduino (con rispetto per i beduini) venne ad arruolare fra le ragazze italiane le nuove propagandiste della rivoluzione verde e del Corano, tutti trovarono la cosa buffa, e – era solo pochi mesi fa – nessuno ebbe il coraggio di opporsi. Il giorno in cui il dittatore esportò in Italia il Bunga Bunga, si disse che era pittoresco: ma i geopolitologi ci spiegarono che siccome aveva messo la tunica al posto della divisa, bisognava prenderlo sul serio, Anche quella volta nessuno si oppose. Il giorno in cui Gheddafi inizìò a sparare sugli oppositori, nessuno dei leader della sinistra riformista con baffi propose guerre umanitarie. Persino quella volta, nessuno si oppose. Il giorno in cui Gheddafi agonizzava – oggi! – nemmeno allora un governo europeo prese posizione. Ecco perché questo corsivo è serio: l’unica satira possibile, per una volta, è non ridere.
di Luca Telese
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