Luca Telese

Il sito web ufficiale del giornalista Luca Telese

Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Rosy, una donna a disposizione: dell’opposizione

E così “l’effetto Rosy Bindi” irrompe nella politica italiana, accende il dibattito e ha il merito – se non altro – di scuotere il centrosinistra dal suo torpore.

E’ bastato che Nichi Vendola facesse il nome della pasionaria Rosy, come possibile punto di sintesi di una coalizione ampia per opporsi al centrodestra per muovere le acque. Una mossa politica, quella del leader di Sinistra e libertà, costruita per uscire dall’impasse e animata da questa idea di fondo: il Pd non vuole le primarie? I suoi dirigenti dicono che non c’è il tempo per farle ora? Bene, è il ragionamento di Vendola, io non condivido: non rinuncio alla mia richiesta, ma pur di evitare la paralisi cerchiamo un nome che sia in grado di rappresentare la parte più ampia della coalizione.

L’identikit del leader di Sel è questo: un profilo centrista, una storia non proveniente dalla tradizione post-comunista, e – soprattutto – una donna, nel momento in cui le donne sono protagoniste dell’opposizione al governo. Non era stata la Bindi l’antesignana
della rivolta contro il machismo di Arcore, con la famosa battuta a Ballarò, “Non sono una donna a sua disposizione”?

La prima reazione del Pd, dopo l’intervista a Goffredo De Marchis su “Repubblica” era stata articolata. Da un lato moltissimi consensi, dall’altro la freddezza dei vertici e il sospetto, dichiarato apertamente, che il leader di Sel avesse una seconda finalità, seminare zizzania in casa altrui.

Saranno veri i sospetti o reale la buona fede del leader pugliese? In ogni caso non si può negare che in un momento di stasi assoluta, mancanza di leadership e iniziativa politica (Bersani aveva promesso che a gennaio avrebbe convocato la coalizione al grido di “Chi c’è cè”, ma la dichiarazione non ha avuto seguito) la proposta Bindi apre un dibattito vero.

Fra l’altro, ieri Vendola non solo non si tirava indietro, ma rilanciava: "Intorno al nome di Rosy c’è un entusiamo popolare straordinario". E l’interessata? La prima preoccupazione della Bindi (da buona conoscitrice del suo partito), è che una nomination così plateale possa addirittura “bruciarla”, esponendola al fuoco di contraerea dei maggiorenti del Pd. E così ieri ci scherzava sopra, tirando in disparte a Montecitorio il portavoce di Vendola – Paolo Fedeli – parlottandoci a lungo, e poi riferendo con un sorriso ai cronisti: “L’ho cazziato”.

Ma la verità è che – malgrado la bonaria reprimenda – alla presidente del Pd l’idea di essere in gioco non dispiace affatto, anzi. Avrebbe potuto tirarsi fuori con una sola battuta (anche perchè – come dice Beppe Fioroni, avversario storico della Bindi – “Lo statuto del partito dice che il candidato deve essere il segretario”), ma quella battuta alla fine non l’ha fatta. Anzi. A metà del pomeriggio rilascia una dichiarazione che – nei limiti della correttezza formale – rilancia: “Che quelle piazze del 13 febbraio abbiano messo in moto un processo che non si ferma, è fuori dubbio. Di più non fatemi dire”.

Intanto, però, la bomba è lanciata: per tutto il pomeriggio, sul nome dell’ex ministro della Sanità piovono apprezzamenti di ogni segno politico. L’attestato di rispetto della Mussolini; l’elogio del ministro Giorgia Meloni; la professione di stima di Paola Binetti. Persino una lode di Sandro Bondi. Della candidatura parla positivamente un dirigente di primo piano del Pd come Nicola Latorre: “A me la Bindi va bene. Non dobbiamo perdere altro tempo, bisogna stringere sulla leadership indipendentemente dalle elezioni”.

Ci sono, però, anche i “niet”. Quello di Sergio Chiamparino (che si era “quasi” candidato) e quello di Matteo Renzi: “Va bene per concorrere, non per vincere”.

Peccato che alla fine di tutto, conti la sostanza delle cose. Uno: è difficile negare che fra la Bindi e Bersani il popolo del centrosinistra sceglierebbe senza dubbio la prima. Due: tutti quelli che hanno votato Bersani alle primarie, pensavano di aver scelto un segretario del Pd, e non un leader di coalizione. Tre: per timore di verificare la propria scarsa popolarità, i vertici del Pd, continuano a procrastinare qualsiasi scelta. E questa, di certo, è la scelta peggiore che si possa fare.

Luca Telese


Scopri di più da Luca Telese

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

2 risposte a “Rosy, una donna a disposizione: dell’opposizione”

  1. Avatar graziano
    graziano

    Il nuovo che avanza.

  2. Avatar Giordano
    Giordano

    No dai, Rosy noooo…

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.