In Consiglio dei ministri lei e Ignazio La Russa hanno duellato con Umberto Bossi e Mariastella Gelmini. E così, questa volta, Giorgia Meloni, ministro della Gioventù, non insegue diplomatismi e sorprendentemente non nega il contrasto, anzi. In qualche modo lo rivendica con orgoglio. Una curiosa spaccatura, quella che divide con un muro contro muro, i rapporti di forza e i nuovi equilibri nel governo dell’amore: da un lato lei e Ignazio La Russa, ovvero il cuore duro degli ex An. Dall’altro i ministri leghisti, altrettanto determinati a non cedere il punto sulla data simbolo dell’Unità d’Italia. Festività piena da celebrare come le altre, secondo la Meloni. Festività “senza effetti civili” per il fronte che non riconosce il valore pieno della celebrazione.
Ministro, c’è stata maretta in Consiglio dei ministri, ma immagino che lei negherà…
Immagina male. Fra l’altro è normale che possa esserci una dialettica su questioni molto importanti per la vita nazionale.
Lei è finita in minoranza e ha dovuto gettare la spugna.
Evidentemente lei è stato informato male. Al contrario, semmai, dopo i nostri interventi la decisione è stata sospesa .
Umberto Bossi le ha detto ironico: “Ehi, Romanina, ti devi rassegnare…”.
Ho risposto: ‘Se fossi una che si rassegna, non sarei andata ad attaccare manifesti a 14 anni’.
C’era un accordo di massima, nel governo, sul sì alla celebrazione piena, ma poi cosa è successo?
Sono arrivati gli inviti della Marcegaglia a non fermare la macchina produttiva. Quelli dei leghisti, e – persino – quello di Giuliano Amato, a sviluppare a scuola una giornata della memoria.
Obiezioni sensate?
Per carità. Capisco la posizione di Confindustria, ne posso intuire anche la genesi, ma non posso accettarla.
Perché?
Il mondo produttivo ha le sue buone ragioni. Ma il valore della moneta non può prevalere sulle radici di un’identità, che per me è prioritario. Stiamo ricordando quelli che sono morti per costruire la casa in cui, nel bene e nel male, abitiamo tutti noi.
Calderoli ha detto: abbiamo il calendario pieno di feste nazionali.
Anche questo potrebbe essere un ragionamento apparentemente sensato. Ma può essere facilmente ribaltato: come si fa ad abolire proprio la festa che celebra l’Unità della nazione, e proprio in occasione dei 150 anni? È un controsenso.
Mi spieghi perché.
Non dovrebbe esserci bisogno. Se si festeggiano le Forze armate o la Repubblica, ovviamente io sono contentissima. Ma se si celebrano le date decisive di una nazione e non si parte dalla data in cui è nata la nazione, è come dedicarsi a un tetto, prima di aver costruito le fondamenta dell’edificio.
Bossi ha detto che una festa come questa, grazie al federalismo, si può celebrare in alcune parti del paese in un modo, e in altre in un modo diverso.
A me questo sembra incomprensibile. Il federalismo non vuol dire celebrazioni a macchia di leopardo! E, soprattutto, ho spiegato agli altri ministri che non capisco il concetto di festa di serie A e di serie B. Se una ricorrenza ha cittadinanza deve essere posta sullo stesso piano delle altre.
Amato e la Gelmini hanno detto che a scuola si possono dedicare delle lezioni all’anniversario. La convincono?
Sinceramente no.
No?
C’è un esempio, quello della giornata del ricordo, il 10 febbraio.
E infatti ci sono fior di circolari, sui seminari da dedicare alla memoria delle foibe.
Come no? Ma se ho il polso delle scuole, e ce l’ho, credo che in non più del 20 per cento delle classi se ne è parlato davvero.
Quindi il modo migliore è la festività con effetti civili, secondo lei.
È così blasfemo dire che nel giorno in cui, per tutti l’Italia è nata, possiamo tutti pensare o fare la stessa cosa? Io considero una celebrazione esclusivamente museale come la tomba dell’identità. Fra l’altro, questi bellissimi eroi del Risorgimento erano tutti giovanissimi…
Sa che qualche collega la prende in giro per il videogioco che lei ha annunciato sul Risorgimento?
Ne dubito. Anche perché lo presentiamo a marzo ed è bellissimo. Così come portiamo in giro per l’Italia uno spettacolo teatrale, che in ogni regione viene interpolato da un cantante folk locale . Così come ci siamo inventati l’interrail sui luoghi del Risorgimento, insieme con le ferrovie e gli ostelli della gioventù…
La fermo. Ma lei lo sa che La Padania ha titolato: “Mameli era un ladro”?
Non ho problemi a dire che è una balla. Proprio lui, fra l’altro, è una delle figure che mi è più care. Conosce la sua storia? Quando viene ferito da una baionettata alla gamba provano a curarlo. Poi falliscono, e gli propongono l’amputazione. E allora lui dice una frase bellissima: ‘Fate pure. Voglio continuare a cantare, combattere e vivere ancora’. A me queste parole mi commuovono.
Ma lei si ricorda che Bossi a Venezia gridò dal palco: “Il Tricolore mettetelo nel cesso!”?
Guardi, a me non mi stupisce la Lega, che difende come può e come crede la sua identità. Io vorrei che gli altri ministri prendessero posizione su un tema così importante.
Non penserà di convertire Calderoli al patriottismo?
Di solito non voglio convertire nessuno. Ma il Consiglio dei ministri – ogni tanto – può prendere delle decisioni anche senza i voti della Lega. Non crede?
Oppure sarà lei a cambiare posizione nella prossima seduta…
Sono pronta a scommettere il contrario. Ci sta?
Luca Telese
Rispondi