Dunque anche Sandro Bondi è salvo. Ma il problema è: il merito per questo risultato deve essere ascritto al governo o all’opposizione? Proviamo a fare un riassunto della telenovela che ha portato alla salvazione del ministro impallinato per tentare una risposta. Questo è lo scenario di questi giorni: lo scandalo Ruby impazza, la maggioranza agonizza, Silvio Berlusconi detta strategie e manda videomessaggi dal bunker di Arcore, telefona più di un operatore di call center ai programmi televisivi, ma – come altre volte – il centrodestra può godere di un insperato appoggio esterno. Quello del centrosinistra e del Terzo polo, che talvolta sembra cerchino di fare di tutto per evitare il colpo decisivo o per salvargli l’immagine quando volano gli schizzi di fango. Memorabile il primo commento di Piero Fassino il giorno della notizia sull’inchiesta di Ruby: “Sulla vicenda processuale preferisco non intervenire”. Memorabile. Ma poi ci sono gli (involontari) aiutini sul terreno parlamentare.
A ottobre Berlusconi era alle corde, nell’ultima fiducia gli mancavano nove voti al quorum. Ma a novembre, in conferenza dei capigruppo, Udc, Pd, Idv e Futuro e libertà – con la supervisione del Quirinale – concordano una mossa geniale. Quella di concedere al grande “venditore” (copyright di Giuseppe Fiori) un mese di dilazione prima del voto. Volevano metterlo alla prova e hanno fatto bene: il Caimano, come al solito ne ha approfittato per dare lezione di guerra-lampo e acquistare un pacchetto di deputati low-cost pronti all’uso.
Tanto per non farsi mancare nulla, mentre apparivano sulla scena i “volenterosi” con la cravatta tricolore, il sorriso di Calearo, gli incisivi di Razzi e l’agopuntura di Scilipoti, mentre i due fronti si scambiavano insulti feroci, solo due giorni prima del voto, Italo Bocchino volava ad Arcore per tentare una estrema ipotesi di mediazione. Possibile? Sì, lo aveva mandato Gianfranco Fini, e ce lo ha fatto sapere Berlusconi violando la clausola di riservatezza (c’erano dubbi?). Risultato. Al Cavaliere non pare vero. Prima incoraggia il tentativo, poi sputtana (diffondendo la notizia), quindi colpisce (recuperando la vittoria per tre voti grazie al tradimento finale di Luciano Moffa, quello che 24 ore prima aveva assicurato ai futuristi: “Voterò”).
Il leader del centrodestra rifiata. Eppure se l’è cavata per il rotto della cuffia. Non ha una maggioranza di governo. Il voto su Bondi potrebbe essergli fatale. Viene rinviato, e rinviato ancora. A quando? Il capolavoro finale porta alla fissazione della data di ieri. Ovvero di un giorno in cui un plotone di parlamentari di opposizione sono in euromissione. Ma in questo capolavoro non va dimenticato che nel pieno della battaglia, i deputati di Futuro e libertà riescono a salire sui tetti dei ricercatori di Architettura in lotta contro la Gelmini, compiere una fulminea operazione di ascolto, e poi votare a favore della riforma. Possibile? Possibile, è accaduto.
Quando l’idea di mettere Berlusconi in minoranza sembra tramontare, arriva l’inchiesta di Milano. Ci sono dei capi di imputazione che per qualsiasi opposizione in tutto il pianeta equivarrebbero a un rigore a porta vuota. I deputati che visionano le carte in giunta sembrano sconvolti. Pierluigi Castagnetti dice che quasi sveniva nel leggere le intercettazioni, ma quasi non le commenta. Ancora meglio fa Italo Bocchino che a Ballarò ridicolizza con una battuta l’idea delle pie donnine dell’Olgettina, aiutate per misericordia dal benefattore di Arcore: “Ma tra queste beneficiate non ce n’è nessuna che non abbia i tacchi a spillo e la quinta di reggiseno? Non c’è una pensionata? Una terremotata?”.
Ad Arcore si fa un vertice per cambiare strategia. Far sparire l’impresentabile (la panzana della fidanzata di Berlusconi, le labbra a materasso della Minetti) si preparano i testimoni di fede del Cavaliere. Nei programmi vanno i panzer del berlusconismo caricati a molla, i deputati di opposizione non conoscono i testi delle intercettazioni (con lodevoli eccezioni, come Roberta Pinotti) e non vogliono parlare di dettagli scabrosi. Nichi Vendola ricorre all’ironia: “Vedo che l’immaginario erotico di Berlusconi è popolato di striptease di poliziotte e infermiere. Che sia per esorcizzare le principali paure del Cavaliere?”. Splendido. Bersani, invece scova un articolo della Costituzione per denunciare la “perdita del decoro”. Parole grosse. Intanto Berlusconi prepara anche il piano B. E a bordo campo si prepara Marina, che si scalda ingiuriando Saviano. Non sarà il caso di fare un vertice ad Arcore anche per capire il ruolo dell’opposizione?
Luca Telese
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