Luca Telese

Il sito web ufficiale del giornalista Luca Telese

Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Melisseide

Spesso uno inciampa in una piccola-grande storia così, quasi per caso. A me è successo in questo modo: incontro Melissa Panarello – prima di Natale – in una tavola calda del quartiere dove abito. Ci parlo, del più e del meno. Poi, parola dopo parola, lei inizia a parlarmi di quello che sta vivendo, e resto stupito dal suo racconto, da questo squarcio di storia vagamente americano: la bestsellerista che ha sbancato tutte le classifiche che non riesce a pagare il mutuo, ascesa e caduta con contorno epico di piccoli grandi disastri pubblici e privati: geometrie che nell'Italia dell'eterna mediocrità sono sempre rare, perché sempre prevale il tono medio del nulla e il sorriso degli eterni raccomandati senza rischio.
Le storie chiamano le storie, e sono fili lunghi che attraversano il tempo. Forse questo racconto mi impressionava particolarmente perché avevo intervistato e ospitato in un mio programma Melissa nel 2003, quando la dimensione della sua vita era quella della favola a lieto fine, la Fazi era una casa editrice piccola e felice che scalava la dimensione dello star system in modo spettacolare, sembrava un po' Davide contro Golia, aveva un modo di lavorare diverso rispetto alle grandi industrie dell'editoria e allo standard degli autori italiani, spesso politicamente corretti e attenti alle virgole dei comunicati stampa.
Avevo incontrato in quel tempo questi personaggi intriganti: Elido Fazi l'editore-intellettuale appassionato di Keats che si mette intorno una squadra di giovani talenti selezionati con il curriculum e non con l'eterno filtro della mediocrità italiana (un caso raro nel nostro paese). Avevo incontrato Martina Donati, l'appassionata capoufficio stampa che amava Melissa come una sua sorella, la seguiva come un'amica, la promuoveva come un caterpillar. Avevo conosciuto allora Simone Caltabellota, l'editor dal tocco magico che scopriva successi che sbancavano nei campi più disparati: inventandosi dal nulla una collana glamour come la Lain – quella di Melissa – acquistando per ventimila euro il primo volume, e gli altri a seguire, della saga dei vampiri di Meyer (un milione di copie vendute per ogni volume!), incastonando un serie di romanzi di successo come quello della scrittrice adolescente J.T. Leroy (che prima di rivelarsi una geniale “fake” aveva sconvolto il mercato americano).
E poi c'era lei, Melissa. Aveva solo 17 anni, era attraversata da un successo pazzesco, tutti la volevano in tv, tutti la volevano intervistare, tutti la volevano vedere: scriveva di una vita erotica da ninfomane e si mostrava con un'aurea da bambola di porcellana. Se fossero state vere entrambe le cose o nessuna dele due, in ogni caso sarebbe stata un fenomemo. Malgrado il successo dia spesso alla testa, Melissa appariva diversa dal ritratto della meteora-tipo: non montata, curiosa, anche brillante nel suo modo di esprimersi diretto e non filtrato. I “Cento colpi di spazzola”, suo primo libro – su cui giravano leggende di ogni tipo – a parte la pruderie del racconto erotico, aveva un'anima, una capacità non indifferente di farsi leggere. I detrattori dicevano che non lo avesse scritto lei. Alle sue spalle c'era una famiglia che stava esplodendo, e una provincia siciliana da cui fuggiva. Il 2004 e il 2005 produssero un giro del mondo con pioggia di contratti venduti, un fidanzamento con il figlio dell'editore Thomas, un secondo libro (“L'odore del tuo respiro”) che a me non era piaciuto perchè mi sembrava molto più costruito e meno spontaneo, ma che aveva indubbia qualità di scrittura: si era fatto leggere anche quello, l'interesse non cadeva.
Poi, come in certe intrecci, la compagnia si era dispersa. Nel 2006, stremata per un giro del mondo che non finiva mai, carico di emozioni e di contratti, Melissa aveva pensato di meritarsi una finalmente vacanza con Thomas, sacco a pelo in spalla in giro per il mondo da anonima, e niente più star system. Fazi Sr., invece, alle prese con il salto industriale imposto dal successo di mercato, si era sentito tradito tre volte: dal figlio, dall'autrice, e dalla quyasi nuora.
Il terzo libro – un pamphlet contro Ruini – sembrava che fosse uscito senza che nessuno lo volesse: Melissa non avrebbe voluto pubblicarlo come un best seller (semmai gratis su internet), l'editore e il distributore volevano qualcosa di più commerciale, carne per tenere a bada i lupi della catena commerciale che deve essere sempre sfamata. “In nome dell'amore, malgrado tutto, era stato un flop solo perchè – pur vendendo molto – era stato tirato in proporzioni sballate: 250mila copie distribuite, 30mila vendute. Il boom di vendite prodotto dalla Melisseide, infine aveva destabilizzato la Fazi: l'intreccio familistico aveva distrutto il rapporto professionale editore-scrittore, Caltabellota, l'editor dal tocco magico se ne era andato, cercando una via professionale più difficile e meno redditizia, quella di scrittore ed autore (è uscito quest'anno il suo “Giardino elettrico”, un libro delicato e un po' magico come il suo autore). I soldi facili erano finiti, la storia d'amore tra Melissa e il giovane Thomas (il buono della storia) pure, e la Donati si era trasferita a Firenze (dopo aver avuto un figlio) uscendo anche lei dall'impresa. La vecchia casa editrice gestita come un college era finita male.
La nuova Fazi, dopo aver rischiato il fallimento (l'editore per tamponare le perdite aveva persino dovuto vendere un suo appartamento) era tornata ricca grazie all'ultima scoperta di Caltabellota prima di andar via (trainata per di più dall'uscita nelle sale dalla saga cinematografica). Fazi era riuscito a risorgere tornando super manager, pagando prezzi umani con la perdita di tutta la sua squadra (che lui addebitava a Melissa). Eppure facendosi scaltro, e vendendo a peso d'oro il forziere della sua casa editrice aveva finito per guadagnarci, cedendo il trenta per cento a un editore più grande: tre milioni di euro nele sue tasche dal gruppo Gems, rimanendo a capo della Fazi (e recuperando tutto quello che serviva per ricomprarsi l'appartamento). Il nuovo Fazi ha una nuova moglie (che oggi è diventata capo della narrativa nella sua casa editrice) vive senza Melissa, e pubblica libri come autore (l'ultimo Bright star, una biografia del poeta romantico Keats). La ragazza di Aci Castello, invece, si è reinventata un'altra vita come scrittrice di reportage per Magazine e come guest star da Victor Victoria. Tutto finito? Macchè. Nessuno di questi apologhi ha ancora trovato un finale degno.
Mi rendo conto solo un minuto dopo averla pubblicata che l'intervista a Melissa fa divampare una fiamma che ardeva sotto la cenere. Fazi – furibondo con la sua ex pupilla – mi chiede il diritto di replica. Lo vado a trovare nel suo ufficio dei Parioli, dove mi prospetta tutta un'altra verità. Per Melissa è l'editore cinico che ha divorato la gallina dalle uova d'oro, e poi l'ha mollata. Per lui, invece, è la ragazzina ingrata che ha vissuto da viziata e poi se né andata a tradimento. Per Melissa il suo talento è stato soffocato dalla gabbia dell'editore-suocero, che alla fine ha persino falsato i conti. Per Elido la ragazzetta incapace di scrivere (lui non l'ha letta, dice – sarà vero? – ma la sua nuova moglie gli racconta che il nuovo libro Tre “fa schifo”). “E' finita all'Einaudi” – dice come se parlasse di un sottoscala, cioè da un editore dove il sottile erotismo della Fazi è diventato – in mano a curatori a suo avviso spregiudicati – “solo pronografia”. Per Melissa la madre ha campato (anche economicamente) sulle sue spalle, e l'unica cosa che salva della Fazi sono la generosità di Caltabellota, il talento e l'amicizia della Donati, e l'amore (sia pur finito) di Thomas. Per Fazi la demoniaca adolescente (“Mi creda ha qualcosa di luciferino!”) ha distrutto la sua famiglia e quella dove è nata (“Povera madre, infilata nel nuovo libro in un triangolo con un tossico”), e ha corrotto anche lo spirito delle persone che lavoravano alla vecchia Fazi.
Se allontano lo sguardo da questo interno di famiglia, ci trovo ugualmente degli elementi di interesse: intanto un senso epico e tragico che alle carriere ordinarie della vita culturale di questo paese mancano sempre. Poi alcuni stereotipi miscelati e shakerati tutti insieme, come se fossero stati composti dall'esercizio di stile di qualche apprendista sceneggiatore in cerca di emozioni forti: Lolita e Pigmalione, tanto per cominciare. Il triangolo no. L'eterno ricorso della generosità e dell'ingratitudine. L'ineludibile nonnismo italiano e la sua proiezione rovesciata: il giovane demoniaco e corruttore, il matusa tenero e indifeso. Con molto meno – fatte le depite proporzioni – gli americani hanno tratto un film bellissimo Social netwok, dalle beghe tardoadolescenziali dei fondatori di Facebook. Ognuno di voi è libero di ritagliarsi – se lo vuole – la sua morale dentro questa storia. O di leggere la terza puntata (la caustica lettera che Melissa ci ha mandato in risposta a Fazi, esce domani). Io ho chiesto ad Elido, prima di uscire dal suo studio: chi scriverà, il romanzone che avete vissuto, lei o Melissa? Il sorriso che aveva solo un attimo prima mentre raccontava del suo prossimo libro (“Una autobiografia in cui la mia vicenda biografica si intreccia con la produzione letteraria di Keats”) si è come infranto: “Io non voglio scriverla, perché sono alle prese con l'assoluto della letteratura romantica, figurarci se posso abbasarmi a questo livello. Melissa, visto che è provato che non sa scrivere, semplicemente non può”. L'ultima zampata di cattiveria. Solo il tempo ci dirà se le sette vite di Melissa produrranno una nuova resurrezione trionfante (o il tracollo che le augura Fazi) e se le ambizioni letterarie dell'editore neoromantico incontreranno il successo che lui si augura (o il finale da arpagone anaffettivo previsto da Melissa). Io vi consegno la storia come l'ho vissuta. Provate a scrivere voi il finale.

Luca Telese
 

***

MELISSA P. RISPONDE A ELIDO FAZI

Caro Fatto, sarei lieta che pubblicaste questo mio scritto, dopo aver appreso su queste pagine che secondo il mio ex editore, nonché ahimè ex “suocero”, Elido Fazi, io sarei un’analfabeta. Nonostante, si intende, abbia pubblicato tre mie opere e fatto una proposta d’acquisto per altre due: un romanzo e un fumetto, entrambi poi ceduti a editori di opinione diversa dalla sua. Ho anche appreso di essere stata una perfida e luciferina creatura di sedici anni che ha realizzato il demoniaco compito di far guadagnare denari e lustri a una casa editrice prima sconosciuta ma felice, che con il mio arrivo e il mio orribile successo è andata in pezzi (parole sue). All’analfabetismo e al satanismo, si aggiungono i miei capricci: mi rifiutavo, addirittura!, di andare ospite ogni sera da Vespa, non ritenendolo abbastanza maligno per una come me, ma un semplice “cazzone”, dice Fazi nell’intervista, usando parole non mie. Gli aggettivi utilizzati nei miei confronti dal cultore di Keats e della poesia romantica, sembrano più estrapolati da un qualsiasi blog che frutto di una mente colta e raffinata, ma l’analfabeta sono io, quindi di che m'impiccio. Mi risulta, e gli estratti conto lo testimoniano, che Fazi Editore ha smesso di pagarmi le royalties in rate nel febbraio 2009, senza addurre alcuna motivazione. Inoltre, dal 2008, non ha mai presentato i rendiconti relativi alle vendite dei miei libri, nonostante sia io che il mio ex agente sollecitassimo ripetutamente tramite lettere e e-mail (altri testimoni). Prima di rivolgermi a un avvocato, andai in casa editrice di persona a chiedere spiegazioni, e Elido Fazi mi rise in faccia davanti a tutti. Nonostante questo, lui voleva comunque pubblicare i miei successivi libri e sicuramente è stata la mia assoluta malignità a farmi desistere, di fronte all’ingenuità di un povero editore di cinquanta anni. Sono anche grata, a voi del Fatto Quotidiano, per avermi dato una notizia tutta nuova: nella sua intervista Elido Fazi sostiene di aver ricevuto 80mila euro dall’opzione cinematografica acquistata da Francesca Neri. Bene: al tempo, io sapevo che gli euro erano 34mila. O Fazi mente adesso, o mi ha mentito nel 2003. Non sapevo, inoltre, che il dottor Fazi, oltre che illustre uomo di lettere e di marketing, fosse anche un veggente: quando sostiene che il mio ultimo libro, “Tre”, ha venduto 6mila copie non ha alcun dato a suo sostegno, poiché il romanzo è stato distribuito in 24mila copie in libreria e grande distribuzione, e i dati delle vendite devono ancora pervenire sia a me che al mio attuale editore.
Ma lui è l’uomo di marketing e io la bugiarda, quindi di che m’impiccio.
P.S. Elido Fazi rende poeticamente visibile una serie di luoghi comuni di questo tragico paese: i giovani sono tutti parassiti-viziati, i cinquanta-sessantenni tutti generosi e disinteressati; le ragazze tutte brutte, quando dicono di no; le donne tutte puttane e corruttrici, sempre. Grazie, Elido, per averci spiegato l’essenza di questo eterno romanzo italiano. Mi fai sentire felice di essere fotogenica, analfabeta e più brutta di tutte le malcapitate che ti vanti di aver posseduto.

Melissa Panarello


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24 risposte a “Melisseide”

  1. Avatar fiordisale

    non conosco Fazi, se non come casa editrice ed appunto come fruitrice delle sue pubblicazioni sono estremamente delusa, il motivo è presto detto: dopo mesi (e mesi) di richiesta (da parte mia) di informazioni su un eventuale reperimento del libro LASCIAMI ANDARE di FEDERICA DE PAOLIS non c’è stato nessuno, manco un impiegato di passaggio, che avesse voglia di rispondermi. Questo libro risulta esaurito e irreperibile ovunque, anche nell’usato, la mia è stata una lunga e dolorosa ricerca, neanche la stessa autrice è riuscita ad aiutarmi (avendo esaurito essa stessa le copie in più). Ho verificato di persona, attraverso vari portali e forum, di non essere l’unica a richiederne la ristampa, perciò mi è venuto come il sospetto se questa casa editrice faccia le scelte editoriali e commerciali giuste. Certo, per quello che mi riguarda ho maturato un’opinione poco lusinghiera, non m’interessa poi tanto che un editore mandi in stampa libri a sua firma o che azzecchi tutti i congiuntivi, mi basterebbe che dimostrasse di saper fare il suo mestiere cioè l’editore, semmai la corretta consecutio dovrebbe esigerla dai suoi autori, perciò parrebbe che Mr. Fazi sia attraversato da una sorta di crisi di ruolo come altro giustificare la sparizione dal mercato di un libro relativamente recente e tuttora richiesto? E chissà quanti altri casi ci sono, al di là di questo micro esempio personalissimo. Mi duole che la De Paolis abbia scelto proprio Fazi, c’erano un sacco di case editrici migliori (vabbè, magari un sacco no, ma qualcuna, che avrebbe valorizzato al meglio la sua firma, sicuramente si)

    piesse
    mi scuso per lo sfogo, ma la Fazi, per me, è una ferita aperta

  2. Avatar castigat ridendo mores
    castigat ridendo mores

    non dormirò stanotte, in attesa della prossima puntata o_O

  3. Avatar Francesco
    Francesco

    Va bene,diciamo che è un diversivo da vacanze natalizie con annessa pruderie, ma dopo la lettera di Melissa(ancora una volta, un sonoro “a chi interesserà?”, no?) sarà finita? O ci toccano altre dosi?

  4. Avatar Luca Telese
    Luca Telese

    Caro Francesco,
    ho trovato la tua obiezione anche sul sito del fatto. Scusa se rispondo bruscamente. Interessa a me, e direi che sul mio blog e sul mio sito posso scrivere quello che voglio, o no? Fra l’altro, nel mondo, non ci sono molte storie di sedicenni che arrivano a guadagnare un milione di euro, o no?

  5. Avatar Giulia
    Giulia

    Caro Luca,

    nei giorni scorsi tenevo d’occhio il blog perchè mi dicevo sicura che avresti scritto qualcosa su Lula/ Battisti… E invece Melissa P. Adesso attendo altre puntate!! :)

  6. Avatar Rita
    Rita

    Se il tema fosse solo la bellezza, questa ragazza è proprio bellina.
    Assomiglia a un misto tra l’attrice Valeria Milillo (quella della fiction “Caterina e le sue figlie” con anche Virna Lisi) e l’americana Laura Linney (quella di Mistic River, Truman show, ..)
    Per il resto, non saprei cosa dire al momento.

  7. Avatar gianni
    gianni

    Perdonami Luca se vado ot, ma riguarda sempre il tuo giornale.
    Sto leggendo l’articolo di oggi di Meletti sull’interessantissimo sondaggio riservato a pg. 3- Ora io sarò anche stanco, ma non posso spaccarmi la testa su un articolo come se dovessi compulsare Heidegger. Ora verso la fine – da “quest’ultimo dato” – mi capita di leggere che il PD è anche il partito dei laureati, al punto che stravincerebbe le elezioni se votassero solo loro. Verso la fine invece leggo per il Pd “c’è un aspetto ancora più grave. I laureati sono pochi…”.
    In generale anche lo schema non aiuta, secondo me, a capire un tema che invece sarebbe importante approfondire. Può anche darsi che io oggi sia particolarmente stanco.
    SAluti, e scusa ancora l’ot.
    Gianni

  8. Avatar castigat ridendo mores
    castigat ridendo mores

    e qui in qs tua replica di getto, cara melissa, x la prima volta mi 6 piaciuta :D

  9. Avatar Francesco
    Francesco

    Caro Luca Telese, innanzi tutto ti ringrazio per l’attenzione, e ti devo dire che non trovo assolutamente troppo brusca la tua risposta. Preciso, peraltro, che mi permetto di darti del “tu” in virtù dell’abbattimento delle barriere che il mezzo informatico concede.
    Chiedo scusa se non ho fatto distinzione fra la sezione dedicata agli articoli pubblicati sul Fatto e quella del blog personale, purtroppo scrivo da un Iphone e la grandezza dello schermo mi può indurre in errore.
    In effetti sul tuo blog non solo puoi ma devi scrivere ciò che ti pare, e se io lonleggo e lo commento da tempo è perché lo trovo sempre stimolante; ugualmente dicasi per i tuoi articoli, che qui riporti, pubblicati sul Fatto.
    Il mio, chiaramente, non voleva essere un commento a contestazione della tua capacità di rendere interessante la storia della ragazza in questione, volevo semplicemente evidenziare come a mio modesto modo di vedere si tratta di un tema che già in partenza apparia come ristretto al campo del gossip, per quanto nobile, e giacché in questo periodo ci sono tante belle(per modo di dire, in realtà brutte)cose di cui occuparsi ritenevo che il tuo lettore tipo non fosse troppo affascinato da questi temi.
    Con stima e affetto
    Francesco Balducci

  10. Avatar edoardo calzone
    edoardo calzone

    MOLTO LIVORE PER NULLA.

  11. Avatar telesina
    telesina

    NON POSSO ESIGERMI DAL RITENERE MELISSA P. UNA GRANDE SCRITRICE QUINDI STO DALLA SUA PARTE INSIDACABILMENTE

  12. Avatar margherita
    margherita

    se io fossi la Melissa Panariello lo ringrazierei . il suo ultimo libro in cui uno dei tre protagonisti ( ahi e ahi ) mai visto Jules e Jim ? si chiama Gunther … è orrendo. poi mi dicono che sempre questa Melissa fa la cartomante in un programma già soppresso… non so . grandi scrittrici sono Willa Cather Carson McCullers Virginia Woolf Eudora Welty Jessie White Irene Némirosky Edith Warthom Kate Chopin Katherine Mansfield Daphe du Maurier Sylvia Plath sono andata a memoria

  13. Avatar margherita
    margherita

    la Melissa è alta cm……… vero Luca. ?

  14. Avatar margherita
    margherita

    a Fazi devo Thomas Hardy e mi basta

  15. Avatar margherita
    margherita

    ho riletto per la terza volta il bellissimo Entre nous di Daria Galateria

  16. Avatar margherita
    margherita

    ho dimenticato la grandissima Yourcenar !

  17. Avatar Gabriella( fottuta e libera)
    Gabriella( fottuta e libera)

    io e mio marito abbiamo deciso: facciamo una cosa a tre con Bersani!!!!!!

  18. Avatar Elisabetta(maggiorata allargatissima)
    Elisabetta(maggiorata allargatissima)

    con Bersani? era ora..vado di corsa a dirlo alle mie amiche

  19. Avatar margherita
    margherita

    com’era mogio Sallusti ieri sera

  20. Avatar margherita
    margherita

    orrida aggressione a Adinolfi

  21. Avatar rita
    rita

    Sì, veramente orrida.
    Gli hanno gridato “ciccione” questi imbecilli e delinquenti!
    Hai fatto caso Margherita che i grassi, i ciccioni (tasto dolente anche per me) sono ormai l’unica categoria verso la quale non ci si deve preoccupare del “politicamente corretto”‘, anzi ..???
    E neanche del luogo comune? Anche una canzone (Rosalina) lo diceva: i magri sono tristi, i ciccioni felici (più o meno).
    Gli unici poi che ADDIRITTURA vengono additati e redarguiti per “pesare” troppo (non solo sulla bilancia ma anche) sul Bilancio del S.S.N.???
    Gli unici che DEVONO ridere delle battute cattive e delle frecciate nei loro confronti???
    Gli unici che non devono sforzarsi di cercare responsabilità esterne perchè le colpe sono di sicuro soltanto loro??
    Scusate, ma questo argomento – ancora una volta fuori tema – mi fa perdere il lume!

  22. Avatar margherita
    margherita

    fascisti con le teste rasate

  23. Avatar Giordano
    Giordano

    Ma non accade spesso che anche i naziskin siano ciccioni?

  24. Avatar Rita
    Rita

    Sì, Giordano, ce ne sono alcuni molti gonfi.

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