di Massimo D’Alema*
Cari amici, abbiamo ricevuto in questi giorni una serie di critiche ingiustificate e inammissibili.Qualcuno vorrebbe liberarsi di noi, dopo nemmeno venti anni di leadership. Non posso e non intendo piegarmi: devo battere il record di Fidel Castro e di Kim il Sung, durare almeno un minuto più di Veltroni. Voglio essere chiaro: Il nostro partito non intende farsi intimidire da un gruppo di facinorosi: non si fa tirare la giacchetta, non cede all'estremismo maldestro dei Grillini, alla rozzezza dei Dipietristi, alla demagogia lirica di Nichi Vendola. La sinistra ha bisogno – diciamo – di un nuovo Mitterrand (come me), non di uno vecchio Jacopo Ortis (come lui).
Non ascoltate le sirene degli sfascisti: troppo facile dire un facile "No" a Berlusconi, chiudersi nell'opposizione sterile. Bisogna imparare a dire anche dei risoluti "forse". Lasciate fare a noi: abbiamo predisposto un piano infallibile per spodestarlo entro il 2020. Non é vero che in questi anni il cavaliere abbia sempre vinto: noi lo abbiamo battuto due volte, anche se poi, avendo come candidato quel flaccido rammollito di Prodi (e purtroppo non me) abbiamo dovuto collaborare con il centrodestra per farlo fuori. La politica per me é passione: è stato doloroso ma inevitabile. È passato questo anno, passeranno anche quei cialtroni dei "rottamatori" come Civati e Renzi, uno così ingenuo da andare fino ad Arcore, quando basta parlare con Alfano a Ballaró, o mandare dei pizzini come fa Latorre. Io detesto quelli così puerili da innamorarsi degli operai, come Landini: nel mio cuore c'é spazio solo per Casini e Montezemolo. Dicono che io sia freddo, cinico, un uomo calcolatore privo di passioni e idealità. Beh, é la cosa che mi addolora di più. É ora che il Pd trovi finalmente la forza di puntare su stesso: e poi – santoddìo! – spari.
(*testo raccolto durante i brindisi di un veglione da Luca Telese)
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