Scene da una crisi di governo. Il dottor Domenico Scilipoti, deputato dell’Italia dei valori, mi dice, con tono molto serio: “Si metta una mano sui testicoli….”. Prego? “Sono un medico! Si metta una mano sui testicoli perché non le sto per spiegare una cosa importante e…. non si sa mai. Vede – aggiunge l’onorevole Scilipoti – io adesso, in questo preciso momento, sono determinatissimo a votare, nella fiducia del 14 dicembre”. Bene, così non ci sono dubbi. “….E sicuramente voterò come deciderà il mio partito”.
ALLORA , pur tendendo la mano dove sapete, gli chiedo: “Quindi ho capito bene? Lei il 14 dicembre voterà sicuramente contro il governo Berlusconi…”. A questo punto la voce dell’onorevole Scilipoti cambia, assume un tono un po’ piccato, come se fossi io a non capire del tutto un ragionamento che in realtà a lui appare lineare: “Le ho chiesto di mettersi la mano in quel posto perché io le ho detto di oggi, ora, di adesso, ovvero di questo preciso momento: cioè di quello che posso garantire”. Significa che può garantire per oggi ma non per il 14 dicembre? “Proprio così. Dove saremo domani chi lo sa? Magari è il mio partito che cambia idea. Magari io o lei attraversiamo male la strada e ci viene addosso una macchina, forse ci cade un vaso in testa, può accadere di tutto”. E quindi? “Quindi tenga la mano lì. E si renda conto che il sicuramente che lei mi chiede è un termine improprio. Oggi , sicuramente, voterei la fiducia. Ma oggi, in questo esatto momento, lo scriva in questo modo, così non sono possibili equivoci”.
Vale la pena di riavvolgerla, la bobina di questo dialogo surreale, perché (sicuramente) sarebbe piaciuto molto a Leonardo Sciascia, che forse lo acquisirebbe, per inserirlo come appendice a qualcuno dei suoi grandi romanzi sulla politica, Toto Modo, o una piece come Gli Onorevoli. Per capire questo dialogo e i suoi risvolti invece (non quelli letterari, ma quelli politici), bisogna raccontare che mai c’è stata tanta attività – alla Camera – come nei giorni come questi, quelli in cui è apparentemente chiusa. Resta da capire cosa accadrà nella settimana che manca alla fiducia, visto che in queste ore, dopo i terremoti tra le fila del centrodestra, sono iniziate le fibrillazioni nel centrosinistra. Non solo quella dei sei deputati radicali (che alla fine dovrebbero votare contro Berlusconi). Ieri, Marco Pannella, gigioneggiava dopo aver incontrato Pierluigi Bersani sostenendo di non aver parlato, con lui, della fiducia. “Con una battuta – ha scherzato il leader radicale – ho premesso che noi sosterremo a vita il governo Berlusconi”. I radicali, però, erano soddisfatti per il riconoscimento di status offerto dal Pd e dal suo segretario.
Ma la vera notizia è che qualche varco potrebbe aprirsi persino nelle fila degli altri partiti. Tra gli ex del Pd, per esempio, continua a dare spettacolo Massimo Calearo, l’ex capolista del partito nuovo veltroniano, quello stesso che in questi giorni ripete: “Sono pronto a entrare nel governo Berlusconi” (che l’ex numero uno della Confindustria del Veneto gli voti la fiducia è indubbio). Poi si è scoperto che ci sono dei punti di “sofferenza” persino nella pattuglia quadrata e rocciosa (rarissime e sporadiche assenze nei voti di fiducia di questa legislatura) dell’Italia dei valori. E così la crisi mette in campo i talenti degli “osservatori speciali” e dei “demoni tentatori”, che scrutano nelle fila del campo avverso per cercare coloro che potrebbero vacillare. Chiunque abbia fatto da trapper, dunque, era bene informato.
L’onorevole Scilipoti, e l’onorevole Antonio Razzi, per motivi diversi e con storie diverse, avevano dei motivi di disagio.
Scilipoti – che si definisce “medico, oncologo, ginecologo e sperimentatore della medicina alternativa” – racconta di aver presentato quasi trenta progetti di legge e “di non averne visto sostenuto dal suo partito nemmeno uno”. Aggiunge quasi sconsolato: “Avrei voluto che l’Italia dei valori si impegnasse sul fronte delle medicine alternative, e nemmeno questo è accaduto. Ma questo con il voto non c’entra”.
Razzi invece (un deputato che ha alle spalle una storia molto bella, emigrante in Svizzera, poi sindacalista, poi presidente dell’associazione dei molisani nel mondo, poi eletto trionfalmente nella circoscrizione estera) aveva vissuto qualche momento di disagio dopo la nomina di un responsabile internazionale del partito, Antonio Palagiano, per un ruolo per cui si sentiva naturalmente portato. Con immancabile tempestività il tam tam del palazzo dice che Razzi potrebbe non votare fiducia. Lui ci mette del suo dichiarando al Corriere: “Io non so niente, non ho firmato nessuna sfiducia, lo avrà fatto qualcuno al gruppo per me”.
IN QUESTO CASO, però, nel giro di un pomeriggio, Razzi chiarisce i dubbi aperti dalla sua dichiarazione, e non chiede di mettere le mani in nessun posto sconveniente: “'La mia decisione e' sempre la stessa. Checchè ne scriviate voi giornalisti. Io non cambio idea facilmente: io – aggiungeva Razzi ieri pomeriggio – voterò quello che decide il capo (certo, mi riferisco a Di Pietro …) e siccome il capo ha detto che si alleerebbe anche con il diavolo pur di buttar giù Berlusconi, il gioco è bell'e fatto: io voterò contro Berlusconi”. Ride amaro il numero due del gruppo dipietrista Fabio Evangelisti – deputato di lungo corso – con una battuta illuminante sul clima: “Ma perché a me non mi offrono mai nulla? Perché io per un milione di euro potei cedere…”. Lo dice, in realtà, perché pensa l’opposto: “Vedi, quelli che stanno meditando di cambiare fronte, sono quelli che non dicono nulla”.
Luca Telese
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