Governo sull’orlo di una web-crisi di nervi. Governo travolto da un turbine di indiscrezioni contundenti, storie recenti e antiche che tornano a turbinare nell’aria come notizie di attualità, come dardi avvelenati: storie di festini, di affari, di gasdotti, di ragazze presidenziali e sindrome da assedio mediatico contro il paese che un tempo era la terra del “caro amico George” (dabliù). È quasi commovente la replica di Silvio Berlusconi all’ondata di accuse che arriva dall’America e che ieri sembrava sommergerlo: “È opera di funzionari di terzo grado riportata dai giornali di sinistra…”. Anzi, peggio: “Le cose che vengono dette – sbotta il Cavaliere – fanno male all’immagine del nostro Paese!”. Di più: “Non è vero nulla, è una montagna di falsità!”. E infine: “Mi domando chi è che ha pagato queste ragazze… ”.
Insomma: mentre apprendiamo che il dipartimento americano considera Berlusconi inaffidabile, vanesio, politicamente incapace, affaticato dai festini, portavoce di un governo straniero come quello di Vladimir Putin (non “alleato fedele” o “amico”, proprio portavoce) lui si difende così: “Se posso permettermi: non ho mai partecipato nella mia vita ad un solo wild party, e anzi, non so nemmeno cosa siano i festini selvaggi… ”. Povero: “Io – spiega il premier alle televisioni che lo seguono nella sua visita diplomatica a Tripoli – una volta al mese, do nelle mie case alcune cene… dove tutto avviene in modo corretto, dignitoso ed elegante”. Corretto, dignitoso ed elegante, te lo do io il Bunga Bunga.
E l’ennesima rivelazione? E le parole della escort che si è concessa in esclusiva a Maria Latella su Sky? Il presidente del Consiglio non lo vuole nemmeno nominare il nome di Nadia Macrì, ma è come se parlando esplicitamente di lei, le cesellasse addosso un vestito plumbeo: “Mi domando – dice infatti Berlusconi – perché le ragazze lo facciano, dal momento che dicono cose infondate e incredibili. Una ragazza che si dichiarasse prostituta davanti al mondo, si preclude tutte le strade per un lavoro futuro, o per trovare un marito”. Tiè. Cos’è questo discorso? Una profezia possibilista, un anatema o una stoccata velenosa e vendicativa? Difficile stabilirlo con esattezza. Quel che è certo è che il vaticinio si chiude con uno scenario dietrologico: “Mi domando: chi è che le ha pagate queste ragazze?”.
Morale della favola: Silvio traccia il solco e i suoi fedelissimi lo difendono. Qualcuno, per esempio, dovrà spiegare a Franco Frattini che lo scandalo innescato dai dossier di Wikileaks non è una puntata di Star Trek: “Le rivelazioni del sito americano – diceva infatti il ministro degli Esteri, proprio ieri – sono un gioco per destabilizzare il mondo”. Boom.
Curioso. Nella stessa giornata in cui l’uomo della Farnesina paventava l’Apocalisse via Internet, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta cesellava una dichiarazione di tutt’altro tenore: “Se questa è la vita politica e la vita pubblica – spiegava Letta – se questi sono i costumi dell’epoca in cui viviamo, c’è da rimanere atterriti e sconfortati”. Possibile? Una dichiarazione strana, se non altro, perché sembrava avallare la lettura del sito americano, e sconfessare l’anatema di Frattini. È un gioco delle parti? Oppure ci sono due visioni opposte, nel governo, su come parare il Wiki-gate?
Insomma, sono bastate le prime anteprime perché si aprisse la fibrillazione.
Le parole di Angelino Alfano, gli anatemi di Frattini, ma anche il silenzio della corazzata di supporto, Il Giornale, di Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti, che ieri ospitava un titolo anodino, e non commentava le notizie americane. Sì, c’è un clima strano, nel governo. Nervi a fior di pelle, prudenze inimmaginabili. E che dire del ministro della Difesa Ignazio La Russa? “Non ci sono le informazioni buone – spiega con tono minimizzante – hanno selezionato soltanto quelle cattive per destabilizzare qualche oscuro personaggio di qualche ambasciata”.
Meraviglioso il commento del ministro Maurizio Sacconi: “Quanto visto su Wikileaks evidenzia alcune debolezze dell’Amministrazione americana che mi auguro che saranno in grado di superare”. Giorgio Stracquadanio, infine, è ancora più tranchant. Scrive l’uomo del Predellino: “I rapporti provenienti dall’Italia, e riguardanti il governo e il primo ministro, sono scritti con il copia e incolla delle cosiddette notizie fornite da alcune note fabbriche del fango…”. Chi? Il deputato di Forza Italia non ha dubbi: “In testa a tutti c’è Repubblica”.
È tutto già noto, tutto inedito, dicono. Tutto già scritto, vecchie storie rimasticate. Ma non c’è dubbio che Wikileaks, alla fine, abbia avuto sul governo del Cavaliere l’effetto del vigile sulla macchina posteggiata in seconda fila. Finché non ti fanno la multa e piazzi i lampeggianti, pensi di averla fatta franca. Ma quando ti ritrovi la multa sul parabrezza, è un dramma.
Luca Telese
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