Silvio e Gianfranco, che parlano fitto-fitto davanti all’altare della Patria, presentat arm!. Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, alla giornata delle Forze armate: la parata, gli Stati maggiori, l’occasione solenne, e le parole che corrono veloci. Alcune non abbastanza veloci, a dire il vero. Non abbastanza per non essere captate (purtroppo per il premier) dalla nuvola di cronisti che li assedia. C’è Fini che ascolta, silenzioso. E Berlusconi che ha un tono concitato, sembra che si stia giustificando: “…Incensurata, capisci?…. maggiorenne….”. Silvio e Gianfranco, davanti al’altare della Patria, parlando di Ruby, di Nadia di donne, di minorenni, di fedine penali. Il sessuoberlusconismo diventa così un affare di Stato, un accessorio da Cerimoniale, un rito abusivo. Ma non c’è grandezza nè dramma – sulla scena – in questo dialogo para-istituzionale, in questa mattina di splendido sole romano. Non c’ è consenso da parte di Fini, che ascolta stupefatto: se c’è qualcosa di epico, persino in questo fraseggio istituzionale, non serve Omero, per cantare le nuove gesta. Tutt’al più Alvaro Vitali.
E dire che era il grande giorno. Il giorno della direzione. Quello del dialogo a distanza. Berlusconi apre la direzione del Pdl a Borgo Pio, i finiani stanno con l’orecchio al muro, mentre preparano le valigie per Perugia. E dire che doveva essere il grande giorno, quello di una magioranza che si ritrova, con un novo slancio: “Ci aspettavamo un abito nuovo – sintetizza caustico – Adolfo Urso – lui non ha fatto altro che mettere una toppa in un vestito vecchio”. Lui, SIlvio Berlusconi, ovviamente.
Parole che senti ripetere in fotocopia da tutti gli altri uomini di Futuro e Libertà: delusi, freddi, esplicitamente critici. A 24 ore dalla grande kermesse di Perugia, nel silenzio del leader, i finiani sono davvero gelidi con Berlusconi. Le sue “aperture” della direzione di ieri, il riconoscimento che il movimento del presidente della Camera è la “Terza gamba”, vengono rispedite al mittente. Flavia Perina, alle sette di sera, sta chiudendo la prima pagina de Il Secolo, mentre c’è in corso una riunione di redazione infuocata, e i garanti della fondazione incaricata di gestire il ricco patrimonio di An continuano a lesinare il soldi che dovrebbero salvare il quotidiano: “Ma cosa c’è di nuovo? Nulla. Siamo tornati – dice la Perina scuotendo il capo – alle cose dette due mesi fa, il giorno della fiducia”.
A pochi metri dalla redazione, sempre in via della Scrofa (nella sede che fu di An) impegnato in lunghissime riunioni per la gestione del patrimonio e il futuro del giornale del partito c’è anche Enzo Raisi, il grande organizzatore di Futuro e Libertà. “Temo – dice – che con i nostri ex compagni di partito dovremo arrivare ad una separazione del patrimonio…. Nessuno di loro dice parole chiave per la salvezza del quotidiano”. E le parole di Berlusconi, invece? Raisi emette un sospiro di sconforto: “Ha fatto un discorso incredibile…. Ma come? Noi stiamo mettendo in piedi un pensatoio, cerchiamo di volare alto per dare risposte ai problemi degli italiani…. E lui che fa? Ripete la fotocopia del discorso della fiducia, dice che tutto va benissimo. E intanto quello che ci chiede di votare in parlamento sono norme ad personam sulla giustizia e decreti restrittivi sulle intercettazioni…. No, non ci siamo, non va bene”. Gli chiedi se Futuro e libertà si prepari ad uscire dal governo: “Quello che faremo lo dirà Fini”: Ancora Urso: “Davvero, è un’occasione persa. Ma non per noi, per l’Italia”. E quindi? “Quindi domenica FIni non si infilerà nelle beghe della politichetta, cercherà di volare alto”.
Ma forse c’è anche un’altra verità. Berlusconi non aveva nessuna intenzione di dialogare. Tant’è vero che il nome di Fini viene cancellato dalla storia del Pdl. Novello Trotsky. O meglio. Forse non aveva nessuna speranza di poter recuperare: “Va bene, faccio come dite – aveva detto ai suoi luogotenenti la sera prima – ma sappiate che a questa cosa non ci credo”. Ovvero: Berlusconi non credeva all’ipotesi di “un patto di legislatura” con Fini, quello che gli stavano proponendo i suoi ministri: “Fini un accordo non lo vuole”.
Certo, dentro Futuro e Libertà ci sono anche le colombe. Ad esempio il capogruppo al Senato Pasquale Viespoli secondo cui nelle parole del presidente del Consiglio “c’è qualche elemento da “non trascurare” come, appunto il patto di legislatura e il nuovo assetto del centrodestra”. Oppure il “moderato” Silvano Moffa: “Alla fine il premier ha dato risposte alle questioni poste da Fli sul rilancio dell’azione riformatrice del governo”. Enigmatico, invece, Roberto Menia: “E’ inutile parlare ora: bisognerà aspettare Perugia per aver l’unica interpretazione autentica del pensiero di Fini”. E’ un gioco delle parti? E’ una dialettica autentica? La verità è nelle parole di Menia. Tutto questo è solo il contesto in cui Fini decide. Ed ecco perché ieri, quando prende la parola ad Otto e Mezzo, ospite di Lilli Gruber, Fabrizio Cicchitto – capogruppo alla Camera del Pdl – si arrabbia: ““Ho sentito oggi opinioni da Fli contrastanti tra loro che danno il senso di una doppia visione tra i finiani”. E cosa vuol dire Umberto Bossi, leader della Lega Nord, quando conversando con i cronisti a Montecitorio spezza una lancia – apparentemente – in favore del presidente della Camera? ‘”Fini se ti da’la parola, la mantiene”. E poi: “Non ho consigliato a Berlusconi di mollare Fini, gli ho detto di prendere i voti”.
Che strana giornata. Il “patto di legislatura” del premier che finisce nel cestino appena dopo essere stato enunciato, chiacchiere sulle minorenni nella giornata delle Forze armate, segnali di fumo e fumatge nere, alleati che giocano per se, Bossi che vuole correre verso il voto, Fini che vuole continuare a fare la fronda, Berlusconi che ha bisogno dello scudo, e dei decreti anti-intercettazioni per dribblare le insidie delle minorenni. Al termine della giornata arriva la stroncatura del presodente della Camera, in un indiscreto riferito dalle agenzie: “L’intervento di Berlusconi è deludente e senza prospettiva”. Parole che Fabrizio Alfano, il portavoce d Fini smentisce, almano ufficialmente. Ma che forse, a ben vedere, sono state pensate dopo quello sfogo sulle minorenni.
Luca Telese
Rispondi