Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Lotta di classe su Facebook

Fra le tante cose che vi racconteranno di “The Social Network”, forse questa non c’è. Preparatevi ad essere informati che volerà in cima alle classifiche, che sbancherà ai botteghini, che diventerà oggetto di discussione sociologica, che sarà di certo una pellicola levatrice di un vivaio di giovani attori e di futuri talenti. Ma è molto più difficile che vi dicano quello che sorprendentemente è: non un docudrammetto su internet, ma un film sulla nuova “lotta di classe” tra ricchi e poveri. Sia chiaro: questo ingrediente era già ben presente, in filigrana, nell’avvincente libro del guru del giornalismo americano Ben Mezrich (pubblicato in Italia da Sperling & Kupfer) da cui è tratto: ma, se possibile, è stato ancora di più esaltato dall’avvincente lungometraggio di Brian Singer presentato ieri al festival di Roma con tutti i crismi dell’evento e trasposto sullo schermo con quella incredibile capacità che hanno gli americani di trasformare il passato prossimo in epopea, l’impresa personale in racconto quasi leggendario, di trasfigurare la realtà per costruire continue nuove parabole sul sogno americano. Eppure, a metà del film, quando si è completamente calati nell’intreccio della storia, quando la cinepresa entra dentro il club dei fighetti di Harward fa capolino uno striscione d’epoca: l’anno che c’è scritto sopra è “2002”. Nemmeno dieci anni fa.
Ma in questo decennio scarso, in America, è avvenuto un terremoto, il passaggio dall’era Bush a quella Obama. E forse, senza l’America di Obama questo film non sarebbe come è. Sia chiaro: non c’è nemmeno una battuta “sulla” politica, in tutto il copione, nemmeno un riferimento alla cronaca: ma per il resto “The social network” è un film incredibilmente politico. Il Mark Zuckemberg che vediamo sullo schermo straordinariamente interpretato da Jesse Eisenberg (nella realtà, oggi, Zuckemberg è appena trentenne) è tecnicamente un “Nerd”. Non partecipa alle riunioni del club del college, non ambisce ad entrarci, non ha parenti celebri nel suo araldo familiare, non è bello, non è cool, è stato lasciato dalla ragazza, non ha nemmeno 2000 dollari per aprire il dominio (che oggi vale 25 miliardi di dollari). Al contrario i suoi avversari, quelli che gli faranno causa cercando di rubargli la sua invenzione, i fratelli (gemelli) Winklevoss, sono l’esatto contrario: ricchi, famosi, belli, aspiranti campioni olimpionici, prepotenti quanto basta, ammanicati quanto basta, difesi dall’avocato di famiglia. Loro sono Wasp, Mark è ebreo.
Certo, se è vera (ed è vera) la frase di Balzac secondo cui “Dietro ogni fortuna si nasconde un grande crimine”, anche Mark non è alieno da ombre. Sul suo viso apparentemente angelico, oltre all’entusiasmo del nuovo pioniere, e all’ottimismo innato del genio creativo si alternano rabbia, moti di stizza, lampi di superbia, un certo modo candido che ha, quando suo malgrado decide di fregare gli amici. Ma tutto il “Social network” (che poi ovviamente è Facebook) e la sua invenzione, nel film di Singer (e nel libro di Mezrich) diventano figli di un’idea di riscatto: il social network viene teorizzato dal suo creatore come uno strumento democratico che rompe l’elitismo dei college americani, come una filosofia di vita anti-aristrocratica e web-populista. Anzi. Anche Sena Parker (il creatore di Napster), che entra come un deus ex machina nella storia, sostenendo Mark (persino contro il suo primo socio Eduardo) corrisponde a questo profilo ideologico di net-progressista: libero, anarchico, ribelle, nemico del mercato, e sostenitore del software libero. Andatevi a vedere “The social network”, sapendo che vi troverete avvinti da un montaggio serrato, avvincente, mozzafiato. Sapendo che a Il Foglio non è piaciuto (un punto a favore). E, soprattutto, che la lotta di classe da oggi si trasferisce sul web. Dal social network al net-socialism.

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22 risposte a “Lotta di classe su Facebook”

  1. Avatar kw
    kw

    Zuckenberg va scritto con la “n”. Poi c’è un errore di battitura: Sean Parker, non Sena. Un altro spunto di riflessione riguarda, invece, il tempo e il framing: http://www.danah.org/papers/essays/ClassDivisions.html

  2. Avatar margherita
    margherita

    caro Luca l’altra sera Piroso ha detto testualmente criticando il Fatto : alla scuola di giornalismo mi hanno insegnato. quale scuola di giornalismo ha frequentato ?

  3. Avatar Francesco
    Francesco

    Non toccatemi pure Piroso

  4. Avatar rita
    rita

    Ce ne fossero di Piroso, con tutti i suoi difetti ma, vivaddio, non fanatico e non scandalizzato dalle altrui posizioni.

  5. Avatar lupotto
    lupotto

    Caro Luca, detto in amicizia e con grande stima, hai toppato l’analisi.

    Tutta la vicenda si svolge ad Harvard (50.000 $ anno di sola retta universitaria) in un ambiente dove la stratificazione sociale è molto ridotta e tutta a partire dall’alto.
    Secondo me hai clamorosamente confuso lo scontro generazionale con la lotta di classe. Un errore applicare l’interpretazione marxista (non è un insulto :)) che nelle logiche dello splendido film USA proprio non ci azzecca.

    Ragazzi andatevi a vedere questo film. Il futuro che avanza inesorabile, rivoluzionario e arrogante.

    Ps. Ero in sala a Roma. Ok presentare l’attore ma l’intervistacon l’attore sui contenuti prima di vedere il film è stato atroce…l’avete messo in imbarazzo davanti al pubblico che non capiva di che stavate parlando. meno male che per caso ero a new york e me l’ero già visto quando è uscito.

  6. Avatar Maga Merlino
    Maga Merlino

    io sono Maga Merlino e mi faccio Antonio Bassolino!!!

  7. Avatar luca Telese
    luca Telese

    Caro Lupotto,
    meno male che ci sei tu…. scherzo. Ovviamente quella della “lotta di classe” è una provocazione. Ma se leggi il libro e vedi il film troverai questo leit-motiv quasi ossessivo. QUando eduardo litiga con Mark gli dice: “E’ perché sono stato ammesso nel club?”. Ovviamente non intendo la lotta di classe di Germinale o di Furore, ma quella dei non eletti contro gli eletti.

  8. Avatar tiziana
    tiziana

    e io mi faccio il ragazzino!

  9. Avatar vincenzo
    vincenzo

    Ciao Luca,

    Il regista e’ David Fincher non Bryan Singer

  10. Avatar Paolo Guido
    Paolo Guido

    ZuckeRberg, ça va sans dire.

  11. Avatar facci sognare
    facci sognare

    il governo è andato a puttane…lo ha detto Pierluigi Br sani!

  12. Avatar facci sognare
    facci sognare

    “Fini invest”nel futuro…lo ha detto Pierluigi Br sani!

  13. Avatar graziano
    graziano

    Può in una Repubblica fondata sul lavoro il figlio di 2 disoccupati andare all’università o ad Harvard quando ci sono famiglie in Italia che non hanno nemmeno i soldi per i quaderni di scuola ? Lasciamo stare la lotta di classe perchè quelli lottavano per il pane e i protagonisti della storia sui mal di testa da seghe mentali !

  14. Avatar facci sognare
    facci sognare

    è finito il tempo delle barzellette….lo ha detto Pierluigi Br sani!

  15. Avatar Tiziana
    Tiziana

    e io non vedo più in giro uomini veri..una volta ci avrebbero provato con me..ora invece solo i ragazzini hanno le palle di avvicinarsi e mettermi le dita in bocca e strapparmi le mutandine..e gli uomini dove sono? lasciano fare tutto ai loro figli questi finocchi?

  16. Avatar Maga Merlino
    Maga Merlino

    gli uomini veri ci sono ancora eccome! fatti Antonio Bassolino…te lo raccomanda Maga Merlino!

  17. Avatar Ilaria
    Ilaria

    le mie amiche che hanno provato con Genchi dicono che questo quio riesce a trovare pure il punto G!!!!

  18. Avatar marcos
    marcos

    Ma quando ci sarà un’altra Argentina?

  19. Avatar Nanni
    Nanni

    il paese è stanco di prese in giro…vuole essere preso un po in girotondino!

  20. Avatar facci sognare
    facci sognare

    il paese è sull’orlo del crepaccio appeso ad un Fini…lo ha detto Pierluigi Br sani!

  21. Avatar Fradetti
    Fradetti

    Forse c’è un elemento di lotta di classe, ma non si tratta di eletti o non eletti. Leggendo il libro si capisce molto di più l’appartenenza di Zuckenberg e Parker alla classe degli hacker e dei Winklevoss e di Saverin a quella dei “businessmen”.

    Il tratto in cui Parker spinge Zuckenberg a prendere per il culo i venture capitalists di sequoia è l’esempio più significativo, così come il fatto che accettino il finanziamento da “quelli di paypal” che a suo modo ha “hackerato” il mondo dei trasferimenti finanziari, così come Parker ha hackerato il mondo della musica e Zuckenberg ha hackerato il mondo delle relazioni sociali (parlo di hackerare nel senso buono del termine).

    La ricchezza e il successo interessano tanto agli hacker quanto ai businessmen (appena può zuckenberg vende parte delle azioni e si vanta scrivendo sul biglietto da visita “I’M CEO, BITCH”), è il modo di raggiungerla e viverla che cambia completamente: i Winklevoss si allenano giorno dopo giorno per il successo, Zuckenberg programma ubriaco davanti al suo pc.

    E nonostante questo batte tutti: eduardo si rivolge ai Winklevoss dicendo “I’m sorry. He screwed me like he screwed you”.

  22. Avatar persona
    persona

    ma dico… le sono stati pure segnalati degli errori, che cavolo aspetta a correggerli??

    per ben due volte ha scritto che il regista è Brian Singer, anzichè David Finch, ha scritto male il nome del fondatore di facebook, pure quello di un coofondatore di napster, ma il peggio è che ha alterato anche un po’ i fatti.

    non è vero che il personaggio di Mark (nel film) non ambiva ad entrare nei cosiddetti “final club”, ci teneva eccome!

    ma l’ha visto il film? o almeno, l’ha capito?

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