Ci sono quattro buste appena aperte, ma adesso arriva il freddo. Forse non gliene frega nulla a nessuno, in questo paese, perché gli operai della Vinyls di Porto Torres, volontariamente autoreclusi nell’isola dell’Asinara, non praticano il Bunga Bunga, ma casomai lo subiscono, per il gioco delle trattative e delle beffe realizzato sulla loro pelle. Adesso arriva il freddo, l’inverno, che si abbatte gelido sulle colline brulle dell’Asinara e la protesta dopo 246 giorni di stenti può diventare persino drammatica, ed è appesa al filo di un’asta che si chiude questa settimana. Oggi si toccano 246 giorni di occupazione delle celle della diramazione carceraria di Formelli. In questa lunga stagione di stenti sull’isola si sono celebrati compleanni di bambini, un primo maggio di musica e di festa, svariate dirette televisive. Si sono visti succedere, nella terra vista dall’isola – cioè l’Italia – tre presunti ministri dello Sviluppo economico. Tutti sanno che Claudio Scajola si è dimesso travolto dallo scandalo della casa “a sua insaputa”, non tutti ricordano che quella mattina aveva un appuntamento al ministero in cui avrebbe dovuto “risolvere” la vertenza e favorire l’acquisto da parte di una ditta araba, la Ramco, l’unica che fino a quel momento avesse fatto un’offerta di acquisto seria. Ma quel giorno Scajola non prese mai parte a quell’incontro, l’Eni tenne alto il prezzo delle sue materie prime (che sono il punto decisivo di questa trattativa), la Ramco fece un passo indietro e scomparve. Poi è stata la volta del ministro ad interim, Silvio Berlusconi. Mesi di limbo in cui nulla è accaduto e nulla è stato fatto. Adesso tocca a Paolo Romani, che non ha ancora ritenuto opportuno fare passi ufficiali su questa vicenda.
La Sardegna è sempre più il luogo simbolo della rabbia: pastori in rivolta, industrie dimesse e poi loro, l’Isola dei Cassintegrati, raggiunti nei giorni scorsi persino da una delegazione che è partita in barca dall’Australia per conoscere la loro esperienza. Adesso però ci sono quattro buste sul tavolo negoziale: i commissari straordinari che hanno il compito di gestire l’azienda nel periodo di crisi le hanno aperte lunedì scorso. Quattro offerte che, come in un gioco di scatole cinesi, potrebbero rappresentare altrettanti offerenti. C’è un ditta svizzera dietro cui – come scrive sul sito degli operai della Vinyls Michele Azzu – “potrebbe celarsi la stessa Ramco”. Delle quattro, questa è l’unica che si propone di acquistare tutti gli impianti, sia quelli di Porto Torres che quelli di Porto Marghera e di Ravenna. Poi c’è una ditta di Varese che vuole acquisire solo quelli di Ravenna e poi c’è una società croata con una pessima fama, la Dioki, che ambisce solo a quelli del Veneto. In ballo, nei tre stabilimenti ci sono 370 operai. E secondo i sindacalisti che hanno seguito la trattativa persino dietro la società di Varese potrebbe nascondersi un altro protagonista industriale di primo piano, i francesi della “Arkema”. Non è un retroscena da poco, se fosse vero, perché quest’anno le quotazioni di mercato del Pvc sono salite e le quote di produzione abbandonate dall’Italia sono state coperte da Francia, Spagna e Germania. Forse questa trattativa nasconde un “Risiko” più complesso di quanto appaia in superficie e una strana forma di “desistenza” industriale che verrebbe meno se la chimica italiana riaprisse i battenti.
Sta di fatto che adesso arriva il freddo gelido dell’inverno sardo, nuvole nere cariche di pioggia si affacciano sul mare. E mantenere l’occupazione della Torre Aragonese (che dura da dieci mesi) e il presidio nell’isola (da otto) può diventare persino rischioso per l’incolumità degli operai. C’è chi, come Andrea Spanu, si è fatto crescere la barba lunga, chi ogni tanto torna a terra come Tino Tellini. Tra i cassintegrati si sono persino create dinamiche da reality, sono usciti due diversi libri (quello di Tino Tellini e quello di Silvia Sanna) ci sono state lezioni magistrali all’università, litigi e amori.
C’è di nuovo che questa volta l’Eni, per bocca di Leonardo Bellodi, l’amministratore delegato della Syndial (la società del gruppo che segue la trattativa) ha espresso la volontà di “venire incontro al compratore”. Come? Praticando prezzi di favore sul dicloroetano, materia fondamentale per il ciclo del Pvc sviluppato dalla Vinyls. Pietro Marongiu, il “tiranno dell’isola”, decano degli operai sardi, ripete: “Anche se arrivasse la glaciazione resteremo nell’isola. Qualcuno ha detto che siamo in vacanza e non vede l’ora che ce ne andiamo, ma noi abbiamo una sola certezza: ce ne andremo solo quando la trattativa sarà, in un modo o nell’altro risolta”. Ci sono quattro buste, arriva il freddo, e altri sette giorni di attesa da passare. Al contrario dei reality televisivi, qui il dramma è vero.
Luca Telese
Rispondi