di Bruno Vespa*
Cari ragazzi, imparate il mestiere. Il plastico è un’arte, non un gioco. Il plastico è una cattedrale mistica nella televisione del dolore e dell’odore, è la testa d’ariete con cui io sfondo il muro degli ascolti, è la riproduzione dell’innominabile, è un rapporto postmoderno con Dio. Io con il plastico e le lacrime mi cucino Alessio Vinci. Le vostre accuse sono moralistiche, stupide, arcaiche. Le lacrime, il sentimento, i pianti dei familiari, i delitti, sono la celebrazione della vita.
Gli ascolti di Porta a Porta producono soldi e potere: solo un fesso direbbe che non gli fanno piacere, io ne godo. E siete pure cattivi osservatori: per godere di più mi sfrego le mani. Cari praticanti che non siete altro: io sono la libertà, Santoro è la faziosità. Io sono il pupillo di Masi, il grande ciambellano del governo, lui è un piccolo Masaniello dell’etere. Quando fui chiuso io, nessuno sparse nemmeno una lacrimuccia – bastardi infami! – quando lui fa la solita manfrina, tutti sono lì, a stracciarsi le vesti. E nessuno riesce mai a chiudergli Annozero. Ecco, mi piacerebbe che questo plastico contribuisse a estromettere Santoro dalla televisione. Cari apprendisti pubblicisti, il potere è un esercizio difficile, una scienza esatta. Voi non amate il potere, perché siete ignoranti, rozzi, brutali. Voi non amate gli ascolti, perché siete dei poveracci perdenti, gente che guarda Parla con me della Dandini e Articolo 3 della Busi: siete nicchie di pubblico in via di estinzione. Voi non amate le lacrime, quindi siete miscredenti. Cari precari dell’informazione: il sangue, gli assassini, gli stupratori, la paura sono la benzina che fa correre il mondo. E adesso scusatemi: non posso più perdere tempo con voi, ho gente a cena.
(*testo raccolto per deduzione da Lutel)
Rispondi