Ma chi c'è dietro questa nuova Destra di governo che sale i gradini del governo? Perché Berlusconi fa campagna acquisti nell'area neofascista? La notizia l'ha data alla sua maniera Francesco Storace: “Non trovate Nello Musumeci… Cercatelo a Palazzo Chigi!”. Eppure, l'immagine da cui bisogna partire per provare a capire, è un fotogramma dell'assemblea costituente della Destra, primavera del 2008. Il clima è festoso. Due gli ospiti d'onore: la prima, Donna Assunta Almirante, è da sempre la madrina del Msi prima e di An poi, la custode testamentaria del marito Giorgio. Il secondo, per quanto possa sembrare strano, è Silvio Berlusconi in persona. Nel gran finale, il presidente del Consiglio si appoggia il braccio sul petto con la mano sul cuore e, nella posa del giuramento sacrale, si mette incredibilmente a canticchiare il ritornello di una canzone molto orecchiabile che viene diffusa dagli organizzatori: “Il domani appartiè…. il domani appartiè…. il domani appartiene a noooòi!!!”. Tutti sono stupiti, a partire dai militanti del nuovo partito politico.
Infatti, è curioso che il premier finga di conoscere la canzone, o addirittura la conosca, malgrado la sua fama di chansonnier. Si tratta infatti di uno degli inni più famosi del rock identitario nato dai campi Hobbit della Nuova Destra degli anni Settanta. “Il Domani appartiene a noi” è forse il titolo più noto di un gruppo padovano – molto celebre nell'ambiente underground e non solo – che si chiama la Compagnia dell'Anello. Ed è modulato sulle note di un inno che, nel film Cabaret con Liza Minnelli, è cantato con coinvolgente entusiasmo da un giovane SS. Ebbene, quell'incredibile cortocircuito – il presidente del più grande partito liberale che si mette la mano sul petto intonando un inno identitario fascistissimo degli anni Settanta – era il fotogramma di un incontro che allora pareva ineffabile, e invece non ebbe luogo. Nel 2007 nacque il Pdl – infatti – An chiese e ottenne un veto all'apparentamento con la nuova formazione, Francesco Storace e la sua fiaccola dovettero correre da soli, presentando come candidata premier Daniela Santanchè.
In realtà il partito, come raccontò in seguito la futura sottosegretaria “era nato proprio per allearsi con Berlusconi!”. Anzi, per dirla meglio era nato con l'incoraggiamento di Berlusconi, che volendo sempre eccedere in tutto, sognava un partito fascistissimo (e alleato), all'ala destra della sua coalizione, che sottraesse voti all'odiato Fini togliendogli lo zoccolo duro della militanza nera. La Santanchè, pur molto vicina al premier, guidò una campagna infuocata dicendo: “Non la darò mai a Berlusconi!” e suscitando scalpore con un pronunciamento (per lei che era co-proprietaria del locale) quasi choc: “Sono meglio i ragazzi di Casa Pound che i clienti del Billionaire!”. Poi cambiò passo. Passate le elezioni propose la confluenza nel Pdl, attaccata ferocemente da Storace che ripeteva la sua fiera intransigenza anti-Cavaliere: “I nostri ideali non sono in vendita!”. E ancora: “Non si vende un'intera storia Italiana per diventare ministro degli esteri, noi non chiederemo mai a Silvio Berlusconi posti o poltrone, purché lui non ci chieda di rinunciare a noi stessi”. Si sa che le idee cambiano, in politica, e adesso Storace si è riavvicinato al Cavaliere, diventando il più feroce fustigatore di Gianfranco Fini. Infatti, ora che il leader di Futuro e libertà (ri)diventa un concorrente elettorale, la Destra viene scongelata da Berlusconi e – probabilmente – innalzata al rango di governo, con l'ascesa nel ruolo di viceministro di Nello Musumeci, autonomista siciliano con cuore e radici ipermissine. Musumeci però – giornalista, ex presidente della Provincia, 4000 preferenze (il più votato nell'isola) e il 5% ai tempi della sfida Cuffaro-Borsellino – è solo uno dei volti di un partito che in una breve vita, sotto la guida dell'impetuoso Storace, ha già conosciuto un incredibile turnover di storie e di personaggi. Per dire: alla Destra, in vista delle elezioni aderirono sia il Fronte sociale nazionale di Adriano Tilgher che Fiamma di Luca Romagnoli. Quest’ultimo era il leader che aveva sostituito Pino Rauti alla guida del partito nato dalla scissione del 1994, e che era incappato in una polemica incredibile per aver negato l'esistenza del genocidio degli ebrei. Memorabile l'affermazione: “L'Olocausto? Non sono sicuro che sia mai esistito”. Un infortunio? Macché. Intervistato da Corrado Formigli a Controcorrente, su Sky, faceva il bis: "Se le camere a gas sono mai esisti-te? Francamente non ho nessun mezzo per poter affermare o negare”. Splendido esempio di revisionismo da bar.
D'altra parte, alle Politiche del 2006, lo stesso Romagnoli aveva partecipato, anche prima dell'alleanza con Storace, al comizio di piazza del Popolo portando le sue bandiere nere al fianco di quelle di Forza Italia. Le storie dei partitini extraparlamentari di Destra sono complicate: alle Politiche e alle Regionali, all'alleanza con Storace e Buontempo avevano preso parte proprio i fascio-futuristi di Casa Pound. Un movimento che gravita intorno ai centri sociali di destra, che si riconosce nella leadership di Gianluca Iannone, detto “Boccia”. In quella campagna elettorale, i ragazzi di Casa Pound fecero discutere i media con un manifesto choc: “Sostieni la squadraccia del cuore”, corredato da una foto di una camionetta di squadristi del ventennio. E poi con una carovana con tanto di auto d'epoca, megafono a tromba e lancio di volantini da parte del senatore Stefano Morselli – camerata puro e duro bolognese indossatore non pentito di camicie nere. Ridurre tutto questo a folklore sarebbe un errore madornale. L'area neofascista, malgrado scissioni e litigi “Vale da sempre e la stima qui è di Ignazio La Russa – non meno di un uno e mezzo per cento di voti”. In due occasioni (Alessandra Mussolini con Alternativa sociale, lo stesso Romagnoli con il suo Fiamma è riuscita ad eleggere un eurodeputato. Ecco perché in vista delle elezioni – soprattutto se Fini va al centro con Pier Ferdinando Casini – Berlusconi vuole recuperare a tutti i costi quell'area in oscillazione fra uno e tre punti che potrebbe far vincere lo scarno asse tra Lega e Pdl. Da professionista del marketing il Cavaliere non ha mai smesso di presidiare quell'area con segnali politici intermittenti. Ad esempio la famosa intervista allo Spectator in cui spiegava che Mussolini aveva “mandato in vacanza al confino gli oppositori”. Poi presentandosi in camicia nera alla festa di Atreju, solo un mese fa facendo il bis nella stessa sede, con una barzelletta sul ritorno di Hitler amenamente filo-nazista: “Führer, ti rivogliamo fra noi! E Lui: ‘Ma questa volta vi voglio cattivi!’”. Per ora sono tornati gli uomini della fiaccola. Cattivissimi di certo, almeno con Fini.
Luca Telese
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