Che sensazione strana arrampicarsi sulla collina di Atreju nell’anno del grande terremoto politico. Sensazione strana perché la festa che fu di Azione Giovani, e che oggi è organizzata dalla Giovine Italia è la fotografia esatta di un rito di passaggio incerto tra vecchio e nuovo, tra due ere geologiche del centrodestra.
Nel 2008, la stessa collina tolkeniana – costruita sulle rovine dell’antica Roma – fu il teatro dello scontro più duro tra i due leader del centrodestra: Gianfranco Fini parlò da quel palco del “Valore dell’antifascismo” di fronte a una platea di giovani choccati e allibiti. Sembrava un momento difficile, era l’inizio del terremoto. Silvio Berlusconi – non per caso – intervenne il giorno dopo, in una mise davvero insolita (per lui): niente doppiopetto Caraceni, camicia nera, e lungo discorso sul “valore dell’anticomunismo”. A ben vedere, la grande sfida era iniziata proprio quella sera, ma non tutti lo avevano capito. E c’era stato anche un grande cortocircuito fra mondi. Le azzurrine in minigonna e borsetta che tiravano i bigliettini con il numero di telefono al premier. E le militanti toste di Ag – una in particolare, Carolina Varchi – che gli facevano domande vere. Quest’anno quale delle due razze di militanti prevarrà? Mistero. E quindi che strana sensazione arrampicarsi su quella colina – scoprendo le mille trovate goliardiche della scenografia – mentre si abbatte la pioggia di un temporale estivo, mentre Gianfranco Fini ha rifiutato l’invito a una festa che l’ha visto sempre protagonista, e – per giunta – il discorso di inaugurazione spetta a Fabrizio Cicchitto.
Il primo gioco suggerito dalla festa è quello della toponomastica alternativa. Sul primo viale c’è una lapide con scritto: “Via le mani dal voto in Lombardia”, poi c’è il “Viale della grande ammucchiata da Bersani a Pippo Baudo”, la curiosa“Piazza la cimice, signor Magistrato”, il divertente “Corso d’Italiano per Di Pietro” e l’incredibile “Via Dos dalla Regione Lazio”: Che poi va letta così: viados dalla Regione Lazio. Capito? Se resti fermo per qualche istante, in un qualsiasi angolo del parco, affacciato proprio davanti al Colosseo, vedi subito sfrecciare alla velocità di Speedy Gonzales una ragazza in jeans e camicetta. Ma se la guardi meglio ti accorgi che è Giorgia Meloni, che di-smette la divisa da ministra per calarsi in quella da “militante”. Quando riesci a intercettarla, la Meloni si arresta proprio davanti alla lapide di “Piazza sovranità popolare”. Cos’è – le chiedi – un pronunciamento per il voto anticipato? e lei, sorrisone: “Volendo sì!”.
Dopodiché, se la interroghi sul Secolo d’Italia, che l’ha perfidamente definita la “leader dei giovani di Forza Italia” il sorriso subito scompare, assieme a qualunque preoccupazione diplomatica:“Sono incazzatissima. Ma non per me. Per tutti quelli che sono qui,perché credono in qualcosa, nella politica, nella passione, nella loro storia,e si vedono scippati e irrisi. Il fatto è che io sono la leader di migliaia di giovani, e loro lo sanno benissimo”. Il Secolo ha anche tirato fuori la meravigliosa provocazione della canzone pro-Resistenza di De Gregori che è diventata una delle colonne sonore della festa. Una frecciata a Fini? Un posizionamento revisionista? Macché:“Ci piaceva la canzone – taglia corto la Meloni – punto. Solo in questo Paese si fa dietrologia su tutto”. Particolare curioso: uno degli “eroi” onorati con un poster è Gianfranco Paglia, ex parà rimasto senza gambe in missione. Ma anche deputato del Pdl, oggi passato tra i finiani. La Meloni allarga le braccia : “E che c’entra? Per noi resta un eroe, verrà anche a consegnare un premio. Poi in che gruppo sta non ce ne frega nulla”.
In realtà , le vere provocazioni che potrebbero far discutere sono nella mostra che è stata appena montata: i 150 anni dell’Unità d’Italia raccontati attraverso le immagini dei giovani ribelli da non dimenticare. C’è qualche sorpresa. Ad esempio una foto in bianco e nero con l’immagine del marzo 1968 e una rivalutazione choc: “Non destra e sinistra, ma tutti insieme”. Che sia un modo per contendere l’egemonia alle provocazioni culturali di Futuro e libertà? Subito dopo, però, il cartellone che dovrebbe far discutere di più. È una foto del 1993: “Arrendetevi siete circondati”. La didascalia recita: “Cortei studenteschi e manifestazioni di piazza invocano una rivoluzione dolce, un rinnovamento della politica, capace di tirar fuori l’Italia dalle sacche della Prima Repubblica”. Però a voler ricordare l’episodio la rivoluzione non era proprio “dolcissima”. Quel giorno, infatti, alcuni militanti del Fronte della Gioventù circondarono Montecitorio con una maglietta che recitava proprio quello slogan: “Arrendetevi siete circondati”. Ma una biglia volò contro la porta dell’ingresso, un vetro satinato andò in frantumi, ci furono provvedimenti disciplinari contro i deputati missini – tra cui Teodoro Buontempo – che avevano partecipato alla manifestazione. Ci sarà un assalto anche per defenestrare Gianfranco Fini? Certo, bisognerebbe chiederlo alla Meloni, ma Speedy Gonzales è già volata via: “Ho l’ufficio di presidenza”. Sì, è vero c’è una sensazione strana ad Atreju quest’anno. Centinaia di ragazzi, dibattiti assai intriganti, ma si avverte che tutto è sospeso fino a domenica, fino al discorso di Silvio Berlusconi. Sarà la prima risposta pubblica alla manifestazione di Fini a Mirabello. E non è poco. La collina che fu di Fini, sarà il teatro del regicidio di Fini. E solo un gioco di simboli – è vero – ma i simboli in politica sono tutto.
Luca Telese
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