Santoro-Garimba: scontro a distanza con convitato di pietra (cioè Masi). In una sola giornata un tourbillon incredibile: botta, risposta, battute feroci, stoccate, e colpo di scena e finale sulle rovine di quel che resta del servizio pubblico con il presidente che dice una cosa e il direttore generale un’altra. A fine serata, continua fino a tardi il valzer dei dirigenti della Rai: il presidente dell’azienda spiega che vuole Santoro in onda, il conduttore, dice di essere pronto a ricominciare a settembre. Il direttore generale – invece – conclude che non sarà così. Un bel pasticcio.
Botti a viale Mazzini
Tutto comincia con una conferenza stampa (a dir poco pirotecnica) di Santoro a viale Mazzini. “Il presidente della Rai dica chiaramente – esordisce il conduttore – se mi vuole in Rai oppure no!”. Mentre Santoro pone questa domanda, Garimberti si trova (non è una battuta) in aereo, irraggiungibile anche al cellulare. Nel pomeriggio però atterra e risponde, fra l’altro vagamente stizzito: “Sei una risorsa per la Rai, Michele, e quel cerino che hai acceso e che tu ora non vuoi più e che ti spaventa tanto, me lo prendo volentieri io e ci metto la faccia, come ho sempre fatto e sempre farò nella mia vita professionale. Quindi – osserva Garimberti – per la risposta secca che mi chiedi mi approprio del tuo slogan: ‘Adesso Annozero può cominciare’”. Risposta soddisfacente? A sorpresa, per Santoro è sì: “Le chiacchiere – conclude – stanno a zero. Anzi ad Annozero. Spenga pure il cerino e accenda la tv. Torniamo a settembre”. Lieto fine? Macché. Non siamo in un paese normale, non raccontiamo un’azienda normale, né una trattativa normale. Siamo in Italia, si parla di Annozero, nulla è scontato. E infatti il direttore generale ci mette la sua con un comunicato da azzeccagarbugli in cui spiega che non intende mollare: “Ho proposto il 18 maggio scorso – dice Masi nella sua ricostruzione – un accordo con Santoro ampiamente e autenticamente consensuale i cui termini sono stati approvati sostanzialmente all’unanimità, salvo due astensioni, dal Cda. Continuo ad attenermi al mandato ricevuto e ad implementare le delibere consiliari approvate”.
Soldi? Li porto io alla Rai
Nella conferenza stampa, Santoro aveva avuto buon gioco a celebrare i propri successi: “Il nostro programma è risultato 12 volte primo, 15 volte secondo, e 4 volte terzo negli ascolti della prima serata… Secondo i miei calcoli – aggiungeva il conduttore – RaiDue con Annozero ottiene un punto d’ascolto in più che senza, 50 milioni di euro di pubblicità”. Secondo Liofredi, invece, “Annozero incide dello 0,30 di ascolto in più”. Come è possibile? Semplice, Santoro conta solo il periodo in cui il suo programma è in onda, il direttore di rete, invece, spalma l’apporto di Annozero su tutto l’anno. Ma la sostanza non cambia: “Posso dire con soddisfazione – spiega Santoro – che soldi dalla Rai non ne ho mai presi. Casomai ne ho portati, ottenendo come ingaggio una parte”. È un fiume in piena, Santoro, chiede trasparenza su tutti gli ingaggi: “Apprezzo che il Fatto abbia chiesto di pubblicare tutti gli stipendi. Il mio è noto, ma gli altri? Ricordo che una sentenza dell’Authority spiega che non si tratta di dati sensibili per la privacy”.
Veti e proposte
Ecco perché, allo stato attuale, è difficile fare pronostici di qualsiasi tipo. Gli elementi da tenere in conto: in questa ennesima prova di forza sul piatto della bilancia Santoro mette la sentenza della magistratura che lo reintegra in servizio nei palinsesti. L’azienda, invece, risponde con un ricorso: se lo vincesse Santoro potrebbe essere cancellato da RaiDue. L’accordo aveva il pregio, per entrambi, di disinnescare questo doppio ordigno. Ecco perché nel suo discorso Santoro ieri aveva prospettato, in alternativa al muro contro muro, una nuova mediazione: “Sono disposto a restituire alla Rai la sua libertà editoriale. Se troviamo un accordo, nella prossima stagione, a marzo 2010, potrei rinunciare allo scudo della sentenza”. E perché non lo fa ora? Chiede una collega de L’Unità, Natalia Lombardo. Risposta affettuosa e brusca: “No, cara mia, te lo scordi! Adesso è così e basta. E non ce l’ho con te, ma parlo a suocera, perché nuora intenda”. Per non parlare del sarcasmo su Paragone: “Capisco che anche lui abbia contributo al sorpasso di Mediaset con i suoi seicentomila telespettatori…”. E poi, feroce: “Prima l’avete fatto cagare sulla moquette – dice Santoro a Liofredi – poi lo avete ripreso”. Per non dire dell’autoironia sul destino dei “perseguitati” in Rai: “Se prima eravamo in 10 a ballare l’alligalli, adesso siamo in 9, domani. Se i finiani alzassero la testa…”.
Dittatura dei format. Ma il cuore del discorso di Santoro va oltre la diatriba del contratto sì-o-no. Ricostruisce i suoi 21 anni di carriera, racconta che Samarcanda “Non aveva limiti di budget ed era il programma meno caro”, spiega che oggi è oggetto di “mobbing”, perché non può nemmeno pagare un gettone per un ospite. Una guerra che accomuna tutti i “non organici” dell’azienda: “Sembra – dice – che anche la Dandini ora sia diventata un pericoloso eversore… Ma se levo la Dandini e metto Minoli ho distrutto RaiTre”. Cosa vuol dire Santoro? “RaiTre – aggiunge – ha sempre avuto un ruolo di compensazione, è la rete che ha avuto il compito di rappresentare le minoranze… Adesso – attacca il conduttore di Annozero – tutto diventa un’unica marmellata, e il risultato è quello di farci assomigliare a Mediaset”. E ancora: “Solo quelli che vendono i format alla Rai, in questi anni, hanno avuto la possibilità di sperimentare… Ma in queste sperimentazioni era già scritto un limite legato alla committenza. Perché quello che il compratore non vuole, il venditore non lo mette nemmeno sul piatto”. Applauso: buona parte dei dipendenti di viale Mazzini sono alla conferenza stampa.
Meraviglioso lo scambio di battute fra Liofredi e il grintoso collega di Adige News: “Io e Santoro – azzarda il direttore di RaiDue – siamo due precari…”. E il giornalista: “Eh no… Perché Santoro va in onda per una sentenza, lei per una nomina politica”. Nino Rizzo Nervo prende la parola e dice una cosa politicamente rilevante: “Se Garimberti dice sì alla richiesta di Santoro non servirà nemmeno un voto del Consiglio di amministrazione della Rai”. Ma Garimberti precisa: “il presidente non ha aziendalmente il potere di prendere da solo decisioni che riguardano Annozero”. La manfrina prosegue, ma Santoro ha deciso.
Botti a viale Mazzini
Tutto comincia con una conferenza stampa (a dir poco pirotecnica) di Santoro a viale Mazzini. “Il presidente della Rai dica chiaramente – esordisce il conduttore – se mi vuole in Rai oppure no!”. Mentre Santoro pone questa domanda, Garimberti si trova (non è una battuta) in aereo, irraggiungibile anche al cellulare. Nel pomeriggio però atterra e risponde, fra l’altro vagamente stizzito: “Sei una risorsa per la Rai, Michele, e quel cerino che hai acceso e che tu ora non vuoi più e che ti spaventa tanto, me lo prendo volentieri io e ci metto la faccia, come ho sempre fatto e sempre farò nella mia vita professionale. Quindi – osserva Garimberti – per la risposta secca che mi chiedi mi approprio del tuo slogan: ‘Adesso Annozero può cominciare’”. Risposta soddisfacente? A sorpresa, per Santoro è sì: “Le chiacchiere – conclude – stanno a zero. Anzi ad Annozero. Spenga pure il cerino e accenda la tv. Torniamo a settembre”. Lieto fine? Macché. Non siamo in un paese normale, non raccontiamo un’azienda normale, né una trattativa normale. Siamo in Italia, si parla di Annozero, nulla è scontato. E infatti il direttore generale ci mette la sua con un comunicato da azzeccagarbugli in cui spiega che non intende mollare: “Ho proposto il 18 maggio scorso – dice Masi nella sua ricostruzione – un accordo con Santoro ampiamente e autenticamente consensuale i cui termini sono stati approvati sostanzialmente all’unanimità, salvo due astensioni, dal Cda. Continuo ad attenermi al mandato ricevuto e ad implementare le delibere consiliari approvate”.
Soldi? Li porto io alla Rai
Nella conferenza stampa, Santoro aveva avuto buon gioco a celebrare i propri successi: “Il nostro programma è risultato 12 volte primo, 15 volte secondo, e 4 volte terzo negli ascolti della prima serata… Secondo i miei calcoli – aggiungeva il conduttore – RaiDue con Annozero ottiene un punto d’ascolto in più che senza, 50 milioni di euro di pubblicità”. Secondo Liofredi, invece, “Annozero incide dello 0,30 di ascolto in più”. Come è possibile? Semplice, Santoro conta solo il periodo in cui il suo programma è in onda, il direttore di rete, invece, spalma l’apporto di Annozero su tutto l’anno. Ma la sostanza non cambia: “Posso dire con soddisfazione – spiega Santoro – che soldi dalla Rai non ne ho mai presi. Casomai ne ho portati, ottenendo come ingaggio una parte”. È un fiume in piena, Santoro, chiede trasparenza su tutti gli ingaggi: “Apprezzo che il Fatto abbia chiesto di pubblicare tutti gli stipendi. Il mio è noto, ma gli altri? Ricordo che una sentenza dell’Authority spiega che non si tratta di dati sensibili per la privacy”.
Veti e proposte
Ecco perché, allo stato attuale, è difficile fare pronostici di qualsiasi tipo. Gli elementi da tenere in conto: in questa ennesima prova di forza sul piatto della bilancia Santoro mette la sentenza della magistratura che lo reintegra in servizio nei palinsesti. L’azienda, invece, risponde con un ricorso: se lo vincesse Santoro potrebbe essere cancellato da RaiDue. L’accordo aveva il pregio, per entrambi, di disinnescare questo doppio ordigno. Ecco perché nel suo discorso Santoro ieri aveva prospettato, in alternativa al muro contro muro, una nuova mediazione: “Sono disposto a restituire alla Rai la sua libertà editoriale. Se troviamo un accordo, nella prossima stagione, a marzo 2010, potrei rinunciare allo scudo della sentenza”. E perché non lo fa ora? Chiede una collega de L’Unità, Natalia Lombardo. Risposta affettuosa e brusca: “No, cara mia, te lo scordi! Adesso è così e basta. E non ce l’ho con te, ma parlo a suocera, perché nuora intenda”. Per non parlare del sarcasmo su Paragone: “Capisco che anche lui abbia contributo al sorpasso di Mediaset con i suoi seicentomila telespettatori…”. E poi, feroce: “Prima l’avete fatto cagare sulla moquette – dice Santoro a Liofredi – poi lo avete ripreso”. Per non dire dell’autoironia sul destino dei “perseguitati” in Rai: “Se prima eravamo in 10 a ballare l’alligalli, adesso siamo in 9, domani. Se i finiani alzassero la testa…”.
Dittatura dei format. Ma il cuore del discorso di Santoro va oltre la diatriba del contratto sì-o-no. Ricostruisce i suoi 21 anni di carriera, racconta che Samarcanda “Non aveva limiti di budget ed era il programma meno caro”, spiega che oggi è oggetto di “mobbing”, perché non può nemmeno pagare un gettone per un ospite. Una guerra che accomuna tutti i “non organici” dell’azienda: “Sembra – dice – che anche la Dandini ora sia diventata un pericoloso eversore… Ma se levo la Dandini e metto Minoli ho distrutto RaiTre”. Cosa vuol dire Santoro? “RaiTre – aggiunge – ha sempre avuto un ruolo di compensazione, è la rete che ha avuto il compito di rappresentare le minoranze… Adesso – attacca il conduttore di Annozero – tutto diventa un’unica marmellata, e il risultato è quello di farci assomigliare a Mediaset”. E ancora: “Solo quelli che vendono i format alla Rai, in questi anni, hanno avuto la possibilità di sperimentare… Ma in queste sperimentazioni era già scritto un limite legato alla committenza. Perché quello che il compratore non vuole, il venditore non lo mette nemmeno sul piatto”. Applauso: buona parte dei dipendenti di viale Mazzini sono alla conferenza stampa.
Meraviglioso lo scambio di battute fra Liofredi e il grintoso collega di Adige News: “Io e Santoro – azzarda il direttore di RaiDue – siamo due precari…”. E il giornalista: “Eh no… Perché Santoro va in onda per una sentenza, lei per una nomina politica”. Nino Rizzo Nervo prende la parola e dice una cosa politicamente rilevante: “Se Garimberti dice sì alla richiesta di Santoro non servirà nemmeno un voto del Consiglio di amministrazione della Rai”. Ma Garimberti precisa: “il presidente non ha aziendalmente il potere di prendere da solo decisioni che riguardano Annozero”. La manfrina prosegue, ma Santoro ha deciso.
di Luca Telese
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