Luca Telese

Il sito web ufficiale del giornalista Luca Telese

Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

“Questo è il governo dell’odio “

“Quello che stiamo vedendo in questi giorni è il trionfo dell’Italia dell’odio. Politici che urlano nei talk-show, programmi in cui domina l’estetica dell’insulto, vene gonfie sul collo. Sembra un film di Fellini, pare Ginger & Fred. È un clima in cui Berlusconi pensa di poter vincere perché questa è la sua Italia. Berlusconi è nato con una campagna di odio, è stato il protagonista di una campagna di odio, continua a governare usando l’odio”. Guardi Walter Veltroni mentre dice queste cose e per un attimo resti interdetto. È sereno, rilassato, calmo: parla come se stesse scandagliando un fenomeno sociologico. E resti stupito anche perché in una stagione non lontana, l’ex leader del Pd è stato fautore di un tentativo di dialogo con l’avversario. Ma lui ti ferma subito, e ti spiega che le sue posizioni sono in continuità con quelle che ha da sempre. Poi parla del caso Santoro, delle intercettazioni e della corruzione con toni molto netti e chiari: “È un’emergenza nazionale. Per tutta la politica”. Se non è un cambio di linea è sicuramente un cambio di marcia, una messa a punto che farà discutere.
Mi scusi, onorevole Veltroni, sono stupito della forza con cui attacca il Cavaliere. Al confronto noi de Il Fatto sembriamo dei moderati…
Sono io stupito del suo stupore. Sono anni che cerco di contribuire a smontare le condizioni nelle quali si sono edificate tutte le vittorie di Berlusconi: le campagne di odio, l’immobilismo politico.
Cosa penserà Berlusconi leggendo le sue parole?
Non lo so e non mi interessa. Sul piano politico mi ha sempre considerato il suo più feroce nemico, fin dai tempi in cui ero responsabile emittenza del Pci.
Non resterà stupito?
Guardi che la bellezza della lotta politica risiede nell’assoluta nettezza dell’alternatività delle posizioni e nel condurre questo conflitto con lealtà e senza colpi bassi. Parole che sembrano marziane.
Ma nel 2008 non era lei che quando citava Berlusconi ricorreva alla perifrasi "il leader dello schieramento a me avverso" per non nominarlo?
Cercavo il modo di far uscire l’Italia dallo stremato confronto quindicennale tra berlusconismo e antiberlusconismo. Credo che tutti gli italiani non ne possano più di un Paese che sembra sempre sull’orlo di una crisi di nervi e al contempo non cambia mai e rimane immobile, ancorato al passato.
Allora gli italiani quell’occasione non l’hanno colta.
Lei dice? Il Pd ha preso il 34%. Non dimentichi mai che nessun partito riformista in Europa ha questa forza.
Lei continua a far arrabbiare Parisi, che la invitava a non sommare i decimali del 33,1%.
Parlo dei dati sul Senato, ma la polemica non ha senso. Tutti i risultati successivi del Pd sono di gran lunga inferiori, nelle ultime regionali la percentuale è del 25 e rotti. Credo sia innegabile riconoscere che quel dato delle politiche era importante.
Lei nel discorso delle dimissioni al Tempio di Adriano disse: presto rimpiangerete quella percentuale. Eppure era un dato di sconfitta.
Certo. Ma non c’era più una coalizione, e non per colpa nostra. Io lo consideravo, e lo considero tuttora, un ottimo punto di partenza per costruire il nuovo partito e la sfida per quella maggioranza riformista che questo Paese non ha purtroppo ancora conosciuto.
Torniamo all’Italia dell’odio. Il discorso di Berlusconi del 1994 era: ‘Questo è il paese che amo’. Quello di quest´anno ‘l’amore vince sempre sull´odio’.
Guardi, io sto ai fatti. Credo che non esista al mondo un leader politico che abbia pubblicamente dato dei ‘coglioni’ agli elettori avversari. Lui lo ha fatto. Ma è vero, l’odio per l’avversario, in questo paese, è un sentimento che pre-esiste a Berlusconi. Lui lo interpreta.
E cos’è questo sentimento per lei?
È qualcosa che va oltre lo spirito di competizione con l’avversario. Persino oltre l’inimicizia. È la maledizione dei guelfi e dei ghibellini, un sentimento che attraversa la storia. Che oggi oscura addirittura l’estetica della vittoria propria, in favore del piacere della sconfitta altrui. La mortificazione dell’altro, il suo annichilimento in quanto nemico.
Lei pensa di poter essere ancora il candidato premier che può traghettare la politica italiana fuori da questa storia?
Visto? Uno parla di un problema strutturale, e subito ecco che invece scatta inevitabile il toto-nomi.
Siamo così. Anche perché scegliere un leader è un modo per fare questo dibattito.
Lei pensa? Ma ci rendiamo conto di quello che sta accadendo? Viviamo la più grande crisi industriale dal dopoguerra. I negozi chiudono, le fabbriche licenziano, si discute addirittura se l’euro, la più grande conquista europea dal 1945 a oggi sopravviverà o meno a questa crisi. E noi discutiamo di cognomi.
Le lotte intestine a sinistra tuttora in corso sono il motivo per cui ancora oggi non si può discutere dei problemi.
Io ho l’impressione che il rapporto non sia di causa effetto ma che convivono le due debolezze. Quando parlai al Lingotto cercai di definire la piattaforma innovativa per il riformismo italiano. Per quanto riguarda le lotte intestine, le assicuro che le mie dimissioni, molto sofferte, cercavano proprio di salvare il Pd da questo antico vizio che ha portato a consumare 5 o 6 leadership nello stesso periodo in cui a destra sono rimaste le stesse.
Si è dimesso per la guerriglia dei suoi oppositori? Perché questo all’epoca non lo aveva detto.
Avrei dovuto restare in una situazione di conflitto permanente. Non volevo farlo, e credo che questo lo abbiano capito tutti. Ho privilegiato il Pd rispetto a me stesso.
Quel giorno disse che forse era più portato per i ruoli di leadership di coalizione che per quelli di partito. Non mi ha ancora detto se è vero che pensa ad un ticket con Vendola, o qualcosa di simile.
(Sorriso) Questa è un’altra straordinaria leggenda metropolitana.
Non è vero che sostiene Vendola?
Pensi, non ci siamo mai parlati da quando sono sceso in Puglia per sostenerlo nella campagna elettorale.
Tutto inventato, dunque?
Di sana pianta. Se chiama Nichi glielo confermerà lui stesso.
Vendola ha vinto perché ha messo in campo la speranza. Cosa manca alla sinistra di oggi per poterla evocare?
Anche io avevo parlato di speranze, nella mia campagna elettorale…
Non sia competitivo.
Si figuri, non è un fatto personale. La politica moderna ha bisogno di leadership calde che esprimano condivisione dei problemi della gente, capacità di decidere, visione. È quello con cui Obama ha conquistato l’America.
Abbiamo descritto l’Italia dell’odio. Ma come si costruisce l’altra?
Ho l’impressione che nella società italiana ci sia molto diffusa una domanda di senso. Allo smarrimento e all’insicurezza si può reagire con l’arroccamento e la paura oppure con una razionale speranza. C’è la domanda, insomma, ma manca l’offerta.
Lei, che è il grande filologo della tv su posizioni popperiane, del tipo ‘Cattiva maestra’?
Al contrario. Proprio perché ho amato la straordinaria televisione nazional popolare degli anni Sessanta e Settanta, posso criticare quella di oggi. Quella Rai fu un grandissimo esperimento gramsciano, se mi passa il termine, che insegnò agli italiani a scrivere, a parlare, a conoscere il dubbio e la ragione.
Mi faccia un esempio.
La tv che chiama Beniamino Placido e Indro Montanelli. Andrea Barbato, Enzo Biagi, Sergio Zavoli. O trasmissioni come Chi l’ha visto o quelle di Iacona. Un esempio della tv che non va oggi… La Rai l’Isola dei famosi non dovrebbe produrla. C’è già il privato, per quello.
E cosa dovrebbe fare?
Tornare a programmi che fanno leva su fantasia e spirito critico e che sostituiscono alla volgarità la profondità. Intendiamoci, non voglio la tv dell’accesso. Anche L’Altra domenica, per me è un grande esempio di intrattenimento intelligente.
Non possiamo non parlare di Santoro a questo punto.
Adesso che tutti lo attaccano e gli saltano addosso io, che in passato ho avuto idee molto diverse dalle sue, vorrei difenderlo.
In che modo?
Intanto perché la fine di Annozero è prima di tutto un danno per la Rai.
E poi?
Perché quel programma, con i suoi alti e bassi ha scritto pagine molto belle. Penso alle puntate sulla mafia.
Ma la scelta di trattare con Masi? È la bicamerale di Santoro?
Michele è un signor giornalista. Lui si rapporta con la sua azienda. Tratta una liquidazione, non fa una trattativa politica. Non solo…Quando si giudica un personaggio così si mette sul piatto una carriera, non un singolo gesto.
Ma Santoro è solo un giornalista? Non è anche un simbolo?
Tutti i grandi giornalisti, sono anche degli opinion leader, mandano un messaggio che va oltre l’informazione. Lui continuerà a farlo.
Perché non fate una mozione di sfiducia al governo Berlusconi?
Perché avrebbe un esito parlamentare scontato. È utile?
Intanto passa la legge-bavaglio sulle intercettazioni.
È un tentativo gravissimo. Che mette in discussione anche aspetti delicatissimi di libertà di informazione. Si rischia di limitare gravemente l’azione della magistratura. Contro la criminalità e la sempre più diffusa illegalità. Come dicono i magistrati, è un regalo alle mafie.
Il Pd si sta opponendo con sufficiente forza, per lei?
La nostra linea è chiara. Assoluta libertà per magistratura e forze dell’ordine di indagare, prevenire e reprimere i reati, anche con le intercettazioni.
E la stampa?
L’abbiamo detto nel programma elettorale del 2008 sottoscritto anche da Antonio Di Pietro. Ovviamente bisogna garantire diritti fondamentali come l’informazione, la riservatezza, la tutela delle persone. La magistratura deve poter indagare senza limiti ma il pubblico ministero deve essere responsabile della custodia degli atti e impedire l’uso strumentale delle intercettazioni. Con queste motivazioni ci opponiamo con gran forza al governo.
Mi dica la cosa che le sta più a cuore, oggi, politicamente parlando.
La precarietà nella quale vivono i ragazzi italiani. L’assenza di ogni sicurezza e fiducia nel futuro. Un partito riformatore riparte dai problemi veri.
Qual è in punto debole del governo?
L’estetica dell’immoblismo. Berlusconi promette miracoli dal 1994. Ma questo paese è sempre fermo, sempre lì.
Fermo a cosa?
Bloccato. Con l’eccezione dei diritti civili, l’Italia è rimasta inchiodata al 1969, quando le bombe di piazza Fontana cominciarono purtroppo a dimostrare quanto in questo Paese sia difficile ogni cambiamento politico.
Forse il Pd dovrà risolvere definitivamente la guerra fra dalemiani e veltroniani che avete sempre negato?
Primo. Abbiamo visioni politiche diverse, e io non l’ho mai negato. Secondo: è nato il Pd e questo obiettivamente è stata la realizzazione del disegno politico che Prodi ed io sostenemmo nel ‘96.
Ma se anche un pezzo di Pd finisce sotto inchiesta è possibile che nessun leader faccia una riflessione?
La legalità non è un problema di parte. ’Ndrangheta, camorra, mafia e corruzione, sono l’attacco alle fondamenta civili. Sono Il Problema.
La corruzione è un problema anche nel Pd?
A giudicare da quanto emerge sembra essere più forte in chi oggi ha il potere ma questo non può far venir meno la consapevolezza che la questione morale è la questione di oggi. Deve essere una discriminante. Per tutti.

Luca Telese


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7 risposte a ““Questo è il governo dell’odio “”

  1. Avatar Alex
    Alex

    Fanculo Il PD il futuro è il Movimento a 5 stelle….!!!

  2. Avatar giovanni
    giovanni

    con questi tipi la sinistra non vedrà mai l’alba. Solo buio pesto
    quante cose non vere ha detto Veltroni in poche righe. Ma non doveva essere in africa? o non lo vogliono nemmeno lì.

  3. Avatar Marco B.
    Marco B.

    @salsicciottodell’informazionefilopiddì(oggi dalla parte dell’INSIGNIFICANTE Uolter il PERDENTE – nella FAIDA INTERNA con D’Alema-Bersani – UellTrony .. l’intellettuale kennediano promesso sposo dell’Africa)alia Luca Telese.

    salsiccitto ma non sei ancora stanco di sminkiar kazzate con i “lidèr” del piddì(menoL)?! ma quanta fuffa ancora pensi di poter rifilare(a LORO nome)tra qui e il fatto Quotidiano?! E dai salsicciotto .. falla finita con questi PERDENTI e BI-CAMERATI al soldo del NANO(ti RICORDA qualcuno?!)da sempre … dai salsicciotto, oramai la sedia al quotidiano di Padellaro-Travaglio-Gomez te l’hanno data .. il programma TV su LA7-Telecom-Banche a AMICI degli AMICI di D’Alema ce l’hai pure .. che altro ti manca ad un “komunista” militante come te .. come dici?! Adesso che Santoro si stà liberando dagli IMPEGNI presi per la sua elezione all’europarlamento(il contratto in RAI)senti tirare una BRUTTA ARIA per uno come te .. beh, ti capisco .. si “dovesse” fare una scelta(editoriale)tra un Telese e un Santoro .. e beh, è DURA senza sponsors politici .. anche per un editore duro&puro(sempre che ne esistano).

    PS: salsicciotto fin tanto che scriverai per il Fatto Quotidiano, ti spiacerebbe fare qualche intervista magari ANKE ai signori del salotto buono di MEDIOBANCA, ai Benetton o al sig. De Benedetti .. magari domandando di Olivetti-Telecom o di SME, Autogrill e Societò Autostrade S.p.A. .. e perchè no di MEDIOBANCA e dei suoi rapporti nel caso del crack del Banco Ambrosiano di quel tale .. Roberto Calvi mi pare si chiamasse ..

  4. Avatar Marco B.
    Marco B.

    @giovanni

    .. eh già .. in Africa(IPSE DIXIT) .. poi alla fine ha preferito un loft a NY .. e tornare qui a rompere i maroni con i suoi vaneggiamenti da esperto di cinema … l’ennesimo Bertinotti .. cultura yankee SIONista. Mi sà che ce lo dovranno mandare i CITTADINI INFORMATI e con l’ELEMETTO prima o poi in Africa .. e chissà che non trovi un passaggio anche il salsicciottodell’informazione(alias Telese)prima o poi ..

  5. Avatar Armando
    Armando

    “La cultura del sospetto non è l’anticamera della verità. La cultura del sospetto è l’anticamera del komeinismo (Giovanni Falcone)”

  6. Avatar Armando
    Armando

    Gente come Falcone non ne nascerà più. Pazienza.
    Certo che suscita davvero rabbia e malinconia vederne usurpare il nome da comici da quattro soldi come Grillo e pseudo-giornalisti velleitari come Travaglio.

    Almeno, gentile Telese, lei è simpatico e non si prende troppo sul serio. Continui così: nonostante spesso non concordi con lei, la leggo sempre molto volentieri e apprezzo sempre di più la sua intelligenza e simpatia.

    P.S.: impagabile è stato per me ascoltare alla radio il suo duetto con Cruciani in diretta dal Salone del Libro di Torino. Siete una coppia STRATOSFERICA!!!

  7. Avatar Marco B.
    Marco B.

    @Armando

    sì .. Gianni e Pinotto .. e sappiamo TUTTI chi è Pinotto … vero sig. Armando?!

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