Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Bocchino: il premier parla come le Br

Un autocrate, epuratore, e paraterrorista. Un partito in crisi di identità, dove “rotolano le teste”. Nemmeno Beppe Grillo – che con lui notoriamente non è tenero – aveva mai dato a Silvio Berlusconi del “brigatista”. Ieri lo ha fatto, sia pure indirettamente, il più noto dei “ribelli finiani”, Italo Bocchino : “Berlusconi – ha spiegato il presidente dimissionario in una pirotecnica esternazione ieri a Montecitorio – commette un grave errore che è quello di colpire il dissenso, e ha deciso di chiedere la mia testa per educarne cento”.
Da Curcio a Palazzo Chigi. Ovvero: una parafrasi quasi pedissequa del tristemente noto slogan “Colpirne uno per educarne cento” di origine maoista, che fece la sua comparsa ai tempi del sequestro Macchiarini, su un cartellone messo in mano all’ostaggio, e firmato con la stella a cinque punte nel lontano 1972. Erano le Brigate rosse prima maniera, di Renato Curcio, Mara Cagol e Alberto Franceschini. Basterebbe questo accostamento choccante per dare l’idea del clima che si respirava ieri in un Pdl dilaniato dalla guerra civile.
Epurazioni e tele-purghe. Le dichiarazioni di Bocchino non si sono limitate a questa feroce stoccata, ma hanno demolito – se mai dopo l’auditorium della Conciliazione ce ne fosse stato bisogno – l’immagine già logora del partito dell’Amore irenico, unanime e concorde serrato intorno al suo leader. Nelle parole di uno degli uomini più vicini a Fini, il Pdl appare piuttosto come una monarchia teocratica in cui ogni idea diversa è perseguitata e repressa con toni da crociata. L’ex vicecapogruppo ha rivelato – dandogli il crisma dell’ufficialità – dei retroscena che i giornali avevano ipotizzato (senza conferme) sui tentativi censori del premier che aveva provato ad ordinare al leader dei “dissidenti” di non andare a Ballarò. E ha aggiunto: "Non esiste un solo partito nel mondo occidentale dove possa accadere quello che è accaduto nel Pdl. Di più: “Noi – spiega Bocchino – non abbiamo nessuna idea di dar vita a divisioni o scissioni nel partito, combattiamo una battaglia all’interno. Possono toglierci tutti i posti di responsabilità che abbiamo, ma continueremo a combattere questa battaglia dall’interno”. Poi una stoccata velenosa: “Sono moltissimi i parlamentari che ci danno ragione non potendolo dire pubblicamente, sono moltissimi gli elettori che ritengono che serva un centrodestra più democratico, plurale e di stampo europeo”.
Quindi la rivelazione che fa imbufalire Berlusconi sulle pressioni subìte: “Contestiamo il centralismo carismatico di un leaderche decide durante una puntata di Ballarò, che una testa deve cadere perché non gradisce ciò che sta accadendo”. E ancora: “C’è stata una direttiva di Berlusconi, nel corso della puntata che chiedeva la mia testa: dato che noi facciamo politica per passione e non per le poltrone e non perché chiamati un giorno in azienda a dare un contributo per offrire agli italiani un prodotto diverso da quello che si offriva precedentemente, siamo in condizioni di portare avanti un progetto politico al di là dei ruoli di responsabilità”. Insomma, una piccola bomba atomica. E bastava il colpo d’occhio, ieri, nel cortile di Montecitorio, per avere un’immagine plastica della situazione. Quattro finiani che si aggiravano fra il Transatlantico e il giardino, e quattro cronisti per ogni finiano, compreso il “transfugo” Amedeo Laboccetta, che si impennava di orgoglio: “Io non ho tradito nessuno. Se non ci fosse più Bocchino, io tornerei subito al fianco di Fini”.
La tristezza di Briguglio. E si potrebbe proseguire con il gettonatissimo Carmelo Briguglio, molto vicino al vicepresidente dimissionario, che spiega: “Io credo che queste dimissioni non siano un danno per Fini, come crede qualche sconsiderato. Ma che siano una ferita per tutto il Pdl”. Certo, le voci si inseguono. C’è chi dice che è stato Fini a premere per le dimissioni definitive di Bocchino. Chi aggiunge che i finiani sono divisi fra loro (vero). Ma tutto questo, e la reale unanimità della pattuglia ribelle, ha meno importanza rispetto al danno di immagine del partito lacerato.
Azzurri in contropiede. Poi arriva la contraerea del Cavaliere: “Quello su Bocchino è un dibattito surreale!”, spiega Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera. “Sarebbe il caso che Bocchino la smettesse di incendiare il clima”, aggiunge un’azzurra tostissima come Iole Santelli. “Sono le esternazioni continue e opache che hanno portato alle sue dimissioni”, tuona un altro azzurro, Mario Valducci. Capire Gianfranco. Quanto al premier, in una cena con i senatori a Palazzo Grazioli, vestiva i panni dell’amante deluso: “Non capisco perché se Gianfranco aveva cose da dire non le ha dette nel partito oppure a me personalmente invece di arrivare a questa situazione!”. Giochi delle parti, effetti ottici, parole che si inseguono e si avvitano nell’aria angusta del Palazzo.
L’ironia di Giovanardi. Ma intanto la frittata è fatta. Due giorni fa, il governo sotto con 95 assenti. Ieri è stato di nuovo sconfitto, in un voto in Commissione. E la battuta micidiale di un sottosegretario non sospetto di eresia come Carlo Giovanardi: “Ho detto a Berlusconi: Silvio, abbiamo mandato i nostri ragazzi a combattere in Afghanistan per dare il voto agli afghani, come facciamo a negarlo nel Pdl?”. Segnali, scricchiolii. Non sono gli oppositori interni, ma i grandi assenteisti azzurri a rendere fragile e traballante una maggioranza che pareva blindata. Sorride amaro un altro dei vietcong finiani, Enzo Raisi: “Essendo uno di quei tre che è stato indicato nella lista di proscrizione, come la definisco, posso solo dire che il primo è caduto, vediamo gli altri due quanto resistono…”. A Montecitorio già si sussurra che il prossimo obiettivo è Giulia Bongiorno, finiana e presidente della commissione Giustizia. La prima della lista, si sarebbe detto negli anni di piombo. E come si ripete nei capannelli di deputati di questo Pd che implode su se stesso.

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2 risposte a “Bocchino: il premier parla come le Br”

  1. Avatar dino
    dino

    E’ strano che solo orail giornale di Feltri scopre che la suocera di Fini e la moglie di Bocchino hanno stipulato dei contratti milionari con la RAI perchè non le hanno pubblicate prima: Sarei curisoso di avere l’elenco completo dei beeficiari di contratti milionari con la RAI di altri deputati o Senatori: Forza Feltri aspettiamo tutti con ansia quesro elenco, caso contrario sei reticente e colluso.

  2. Avatar Marina
    Marina

    Luca,ho visto il video della redazione al Festival di Perugia,è proprio vero,non sanno nemmeno scandire bene le parole!Vedi Bersani ad Anno Zero ieri sera.Ma poi cos’è “Siamo fuori come i balconi”?Era un’espressione sfigata già nel 1990!Con tutta la simpatia che posso provare per l’uomo…ma questi hanno mai visto dei ragazzi?Almeno sotto i trenta,intendo…non c’è niente di più caricaturale ed urticante del giovanilismo verbale.Certo,nel mare magnum delle incapacità…
    Un saluto

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