Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

“Fini se ne doveva andare”

La storia è stata evocata più volte, in questi giorni, dopo il faccia a faccia feroce di via della Conciliazione. Ma se c’è una che può raccontare cosa accadde veramente quando Giorgio Almirante nel 1976 fu 'tradito' dagli scissionisti di Democrazia Nazionale, quella è lei. Donna Assunta Almirante ricorda tutto, e ha assistito "sconcertata" allo spettacolo della divisione dentro il Pdl: con una punta di disagio, se non di disgusto. Così lo dice senza giri di parole: "Un leader come Gianfranco Fini non si può far dire 'vattene' da nessuno, se non altro perché è il presidente della Camera. Non può nemmeno duellare sotto il palco con il dito puntato contro il capo del suo partito. E allora sa cosa dovrebbe dire? 'Me ne vado da solo'". Insomma, mentre tutti si spendono per portare messaggi di riappacificazione, nell’ora in cui i pontieri sono al lavoro, ancora una volta Donna Assunta va controcorrente: "Parliamoci chiaro. Il Pdl non andava fatto".
Quindi lei pensa che la responsabilità di quel che accade sia di Fini?
Qui non è la singola persona. Un intero gruppo dirigente ha deciso di abbandonare la casa del padre. E non ha ottenuto di costruirne una nuova, ma si trova ospite in casa d’altri. Purtroppo l’avevo detto.
Non è questo che lei voleva per la destra…
Mi dica lei, chi ci ha guadagnato!.
Fini ha voluto questo passaggio.
Per carità. Ha sbagliato. Ma ancora di più quelli che lo consigliavano, lo riverivano e oggi lo scaricano.
Lei con chi sta?
Io non sto con nessuno dai tempi di Fiuggi. Però non rinuncio a fare la coscienza critica. E non scordo.
Che cosa non scorda?
Dei tempi recenti? L’intervento di Menia: unico fra tutti nell’ultimo congresso di An disse a Fini: resterai un generale senza esercito! Così è stato.
Ce l’ha con i colonnelli…
Ancora con questi colonnelli? Io li ho sempre considerati soldati di fanteria. Non ho visto molti comportamenti nobili.
Anche suo marito fu abbandonato dai colonnelli dell’epoca, ai tempi di Democrazia Nazionale…
Ma non scherziamo! Se ne andarono in 25 parlamentari, convinti di fare sfracelli, alle elezioni Giorgio, dopo aver battuto l’Italia palmo a palmo portò a casa 30 eletti!.
Ci furono asprezze anche allora?
Se ci furono? Giorgio gli disse: "Voi andate a fare la ruota di scorta della Dc". Non era solo uno slogan azzeccato, era proprio vero. Per di più forarono, eh, eh…
Molti dicono: gli ex di An sono grati a Berlusconi perché li ha "sdoganati"…
Ma che sdoganati e sdoganati! Il Msi prese il 30% a Roma con la Fiamma, Fini il 47%, la Mussolini a Napoli il 43%… E’ una parola detta a sproposito.
In che senso?
Lo sdoganamento è la rottura delle assi nelle botti. Quando il fattore mi dice che ce n’è una 'sdoganata' c’è una rogna, mica una gioia…
Ma lei questo conflitto tra Berlusconi e Fini come lo vede?
E’ inutile girarci intorno: sono due identità di-ver-se! Ma quanto ci vuole a capirlo?.
Quindi non possono stare insieme?
Ha visto quel furbone di Bossi? Lui la sua casetta della Lega se l’è tenuta. Fa l’alleato, ma non ha bisogno di ospitalità da nessuno.
Dicono che al nord la destra ha votato Lega…
Guardi, io i missini li conosco bene: avranno tanti difetti, ma si sentono italiani!.
La preoccupa il secessionismo?
Adesso sento dire che Garibaldi è un mascalzone, che Mameli era un ladro…ma chi sono i pazzi, che vogliono due Italie e due Sicilie?
Lei non ci crede?
Senta, il Nord io lo conosco bene: è molto progredito ma non è civile. Il Sud è il contrario. Buonsenso impone che l’Italia resti unita.
Dopo il duello Fini-Berlusconi si è detto: anche nel Msi si faceva a sediate…
No.
Come ‘no’?
Sì, è vero, c’erano correnti, c’erano scontri – anche duri – ma nessuno si è mai permesso di insultare Giorgio.
Lui perdonava chi se ne andava?
Ah no, quello no! Ricordo il povero Roberti, uno degli scissionisti. Diceva di essersi pentito…
Che fece?
Mio marito era sul letto di morte, mi disse: "Posso inginocchiarmi di fronte a lui?".
E lei rispose sì?
Ma scherza? Gli dissi: "Già ci sono poche speranze, se poi ti vede gli viene un infarto".
Quando ha visto l’ultima volta Berlusconi?
A un pranzo per la Polverini. E’ stato cortese e squisito, come sempre.
E Fini?
Anche lui l’ho visto da poco. Affettuoso, Spiritoso. Ma qui il problema non è una scelta tra simpatie personali.
Quale, allora?
Che nel Pdl litigano, chiacchierano, e non hanno fatto nulla, nulla! Non governano.
Ad esempio?
Il Ponte sullo stretto. Ancora ne parlano? Ma lo facciano! E rimettano a posto la Salerno-Reggio Calabria!
Cos’ha Berlusconi che Fini non ha?
Il primo si tira dietro la gente. Gianfranco invece è un freddo.
Una soluzione c’è?
Un leader non può essere mortificato in quella maniera. Fossi al suo posto me ne sarei andato da me.

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Una risposta a ““Fini se ne doveva andare””

  1. Avatar pasquino
    pasquino

    C’ha ragione la vedova Almirante. Fini ormai deve uscire dal PDL se vuole “risorgere” politicamente. Nel PDL ci sono almeno un paio di nomi che l’hanno sostuito nel novero dei delfini di Silvio, senza escludere che se al Nord va avanti così la prossima poltrona di primo ministro potrebbe accaparrarsela un leghita “moderato” (provocazione ma non troppo). Già oggi i primi scontri in aula; già si chiede la testa degli irriducibili finiani e si lavora per sgretolare i ranghi della neocorrente e Silvio in questo è un maestro. Il tempo è a favore di Berlusconi. Se Fini non agisce subito rischia di perdere i suoi fedeli vassalli che come i vecchi “colonnelli” o soldati, come li ha definiti donna Assunta, prima o poi lo abbandoneranno per qualche prebenda. Meglio la poltrona che la trincea ….

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