Sì, dev'essere vero: noi del Il Fatto siamo in guerra con i nazisti come Wiesenthal, e assetati di sangue e sterminio come uno squadrone della morte a caccia di criminali di guerra o di tardivi difensori del verbo berlusconiano. Ovviamente la satira è satira: ci si può discutere per anni, non ci si troverà mai d'accordo sulla sua essenza, che è fatta di sensibilità e di punti di vista. Ma ci ha regalato una qualche soddisfazione vedere che i palati notoriamente delicatissimi di Vittorio Feltri e Alessandro Sallusti (anime candide sempre inclini al dilemma di coscienza) si sono turbati per il video (auto) ironico che il nostro giornale ha presentato – con altrettanto dichiarata ironia – nella serata di gala al festival del giornalismo di Perugia. “Fattisti senza gloria”, ha titolato Valdo Gamberutti, autore su nostro mandato di questo spassoso montaggio sulle orme dei "Bastardi senza gloria" di Tarantino, a cui ha rubato – a sua volta parodiandola – l'ambientazione, i personaggi le sequenze.
Certo: nella clip c'erano raffiche di mitra, esecuzioni, detonazioni, sangue e persino omicidi. E si regalava al nostro direttore le spoglie assai gratificanti di Brad Pitt a "Littorio" Feltri la parte dell'ufficiale del Reich che si vanta di dare la caccia agli ebrei. E allora il Giornale si è chiesto: perbacco, ma non c'è troppa violenza in questo accostamento? E' legittimo fare satira paragonando Berlusconi ad Adolf Hitler (loro dicono – nientemeno – che gli assomiglia di più chi scrive, che carini). E sottointendono che la risposta sia no. Subito dopo il Giornale si chiede, forse rivelando una piccola coda di paglia: che cosa avrebbe detto il Fatto se a fare quella satira fossimo stati noi? Se avessimo immaginato un Kill Bill in cui Berlusconi cava un occhio alla Gabanelli, o un Pulp fiction in cui La Russa usa il rasoio per seviziare Gad Lerner?
Ora, la cosa divertente è che probabilmente non avremmo detto nulla. Poi la prima risposta da dare è banale: a noi è venuto in mente e a loro no, quindi non c'è controprova. La seconda risposta è più articolata: fare una parodia su una parodia, è diverso che farla sulla realtà. Ovvero: bisognerebbe spiegare che se io prendo l'immagine de “Il grande dittatore” di Chaplin che fa il verso ad Hitler e la accosto a quella qualcuno, non è la stessa cosa – dovrebbe essere ovvio, ma per il nostro collega Marco Zucchetti, autore dell'articolo, evidentemente non lo è – che accomunarla a quella del vero Adolf Hitler. I nazisti dell'Illinois dei Blues Brothers sono un simbolo non sono un documento: sono una trasfigurazione, non possono essere un'ingiuria. E infine, dettaglio ancora più importante: la violenza di Tarantino è una violenza metafisica, splatter, esagerata. Sarebbe come se si accusasse di istigazione al linciaggio qualcuno che mima i cazzotti di Bud Spencer. Ma l'ultima risposta, ovviamente, è quella decisiva. Il Fatto usa consapevolmente la lingua della satira e dichiarandolo quando lo fa – al punto da aver varato un supplemento satirico – mentre questo governo, e il suo premier, e buona parte della politica italiana (e anche la stampa di centrodestra) troppo spesso ricorrono alla satira involontaria. Noi possiamo scherzare perché abbiamo chiaro quale sia il confine. Loro faticano perché spesso lo oltrepassano senza volerlo.
Noi prendiamo l'eccesso di Tarantino e ci scherziamo sopra, loro prendono l'eccesso di Bondi e Cicchitto e si trovano costretti a prenderlo sul serio. Noi quando Berlusconi definisce i magistrati “antropologicamente diversi” sappiamo che purtroppo non è satira, loro quando trascrivono queste parole sanno che purtroppo non possono corredarle con una pernacchia. Non è una differenza da poco. Tant'è vero che quando il centrodestra ha cercato dei testimonial nel settore ha fatto ricorso al Bagaglino. La satira è così: l'unico parametro serio è il buono o il cattivo gusto, ma avere sempre chiaro il confine. Oggi, sul giornale, c'era una vera foto di Brad Pitt corredata da una didascalia che spiega più di tutti questa confusione: "Nella foto: Antonio Padellaro nei panni di Brad Pitt". "Bisogna dirlo al club delle mie fan, ha commentato Antonio. Bisogna avvisare i colleghi del Giornale che non lo prendano sul serio.
Luca Telese
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