Femmine-lubrificanti. Dall’ultima inchiesta a luci rosse quella sulla protezione civile, alla prima della nuova era, quella sul festino del deputato Cosimo Mele con due prostitute, dalle inchieste di Vallettopoli uno e due, con il catalogo delle madamine squadernato al telefono fra Agostino Saccà e Berlusconi, al sistema Tarantini, protesi-commesse-e-mignotte, sempre lì si torna: al desiderio di carne che deve essere appagato dal committente imprenditore, all’ideologia della femmina che conforta il maschio, che decora, che intrattiene, che lubrifica le trattative, e che diventa un gadget insostituibile per procacciare appalti o favori.
Macchine ai figli. Quanto è tenera (si fa per dire) la telefonata del dottor Anemome che chiede a un suo collaboratore, Roberto Molinelli di comprare una Bmw X5 per Filippo Balducci, figlio di Angelo, il presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici: “Ho visto sto’ preventivo… 71mila euro, una botta che non finisce più…”. E quanta cura ci mette, ancora una volta lui, l’intraprendente Anenome, quando parla con Simone Rossetti, suo cugino, ma anche gestore del circolo Salaria sport village della festa organizzata per Bertolaso: “A che ora è?”. E il buon Rossetti: “Io direi per le 20.00… Così ci organizziamo: un po’ di frutta prima,… champagne…. frutta… un po’ di colori fuori”. E’ tutto in famiglia, ma – anche – è tutto per la famiglia. Quando si individua il potente da blandire lo si prende in carico, possibilmente, con tutto il suo nucleo familiare. Trovare lavoro a figli ed amici, trovare la Mercedes per il capobranco, la 500 rossa per le piccole compere della moglie, e l’assunzione per il figlio pirla, perchè no? C’è qualcosa di grottesco nelle strategie di difesa approntate alla bell’e meglio. Macché prostituzione, macché escort – ci dicono i velinari del Palazzo – solo sedute di messaggi e qualche equivoco. Che teneri.
Bancomat, amanti & spot. Solo simpatici gesti di attenzione da parte di amici. E allora ecco che a Bologna Milko Divani, l’imprenditore che lavora con la Regione, e che salva la sua ditta in crisi, mette un bancomat simpaticamente a disposizione dell’amante del vicepresidente Del Bono. Soldi, donne e motori. Ecco che tutte le storie, anche le più piccole, arrivano sempre a una minuscola partita di giro in cui qualcuno di questi tre magici ingredienti fa cortorcircuito. Nell’intercettazione tra Berlusconi e Agostino Saccà, per dire… Berlusconi: «Con la Elena Russo non c’era più niente da fare, non c’è modo…». Saccà: “No, c’è un progetto interessante, adesso io la chiamo…». Berlusconi, quasi speranzoso: «Le puoi fare una chiamata? La Elena Russo…». Saccà: «Sì, sì, sì». Ecco, dici, è solo una piccola segnalazione. Solo che poi Elena Russo te la ritrovi in televisione. In uno spot. Pagato dalla presidenza del Consiglio (ovvero da noi) ed è ovviamente, uno spot sulla soluzione dell’emergenza rifiuti a Napoli. Elena Russo che fa lo spot per celebrare “l’eroe” Bertolaso.
Sex fiction & Tarantini. E’ una partita di giro permanente, quella tra le veline e il palazzo, in cui dal massaggio al provino, tutto si fonde in un unico gorgo. Tarantini, sull’orlo della bancarotta, prende una villa al fianco della Certosa, la riempie di escort, presunte “ragazze immagine”, aspiranti papi-girl, ed ecco che l’azienda rifiorisce. Si è scritto chilometri di inchiostro su Patrizia D’Addario e ci si è già (quasi) dimenticati di Barbara Montereale. Che prende il gettone da mille euro da Tarantini. E che prende la busta con cinquemila (forse di più) euro da Papi-Silvio. Qui l’equazione diventa complessa: se sono un imprenditore che metto una escort nel letto di un potente, io la sto facendo prostituire o no? No, perché? Gli ho solo fatto un favoretto. E se io sono un potente che mette un bustone pieno di soldi nelle mani di una ragazza con cui ho passato la notte, di cui dico di ignorare che fa la prostituta, la sto pagando o le sto facendo “un regalino?”. Mannò, è solo un gesto galante. Almeno Vittorio Sgarbi, quando parla di questi nuovi tempi lo teorizza: “Bisogna avere il massimo rispetto per le donne che si fanno pagare per fare un pompino! Sono delle professioniste! Che differenza c’è con una che ci fa pagare per un massaggio!!!”. Ecco, appunto. E intanto tutti emulano il capo, il Cavaliere del Cialis, non solo la destra, ma anche la sinistra, non solo Bondi che lascia la moglie per una nuova compagna (con tanto di ex inviperita che scrive un libro sul ministro Toscani che succhia i capezzoli) ma anche il presidente di regione che si infila nel tugurio dei trans con l’auto di stato.
“Porcelle & ripassatine”. Adesso dicono, come per minimizzare: “E’ sempre stato così, solo che prima non si scriveva”. Solo che adesso ci sono le intercettazioni per cui le chiacchiere sulle “belle porcelle”, sulle “ragazze smart”, sulle “ripassatine” e sule “megafeste” organizzate nei buchi di palinsesto tra una missione umanitaria e l’altra, restano nero su bianco (ancora per poco, se si fanno le sospirate riforme della giustizia) . Invece, non è mai stato così. Siamo già caduti in basso, ma mai così in basso. E’ difficile immaginare un imprenditore che infila una vergine nel lettone di Andreotti, è impensabile immaginare Pietro Nenni o persino Giovanni Goria assediati da qualche ruffiano che propone “macchinette” e “seratine” a loro e ai loro familiari. Il potere si è fatto più fragile, più vulnerabile alle lusinghe dei procacciatori. Ed è terribilmente allupato. Nessuno potrà dimenticare l’intervista con cui l’onorevole Cesa, dopo il party con coca e prostitute di Cosimo Mele invocava il “ricongiungimento familiare” (a spese nostre) per i deputati fuori sede. Non è sempre stato così, non è mai stato così. E non ci prenderete per stanchezza. Se non riuscite a vivere senza troie, perlomeno, pagatevele da voi.
Luca Telese
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