Il guaio è che lui si diverte. C'è chi accusa la sua trasmissione di essere un tritacarne mediatico, un ring dove inevitabilmente si finisce a insulti. Luca Telese non arretra di un millimetro: «E' vero, con gli ospiti sono "equiferoce". Ma la tele-rissa fa schifo quando è artefatta. Io cerco il momento-verità, quello in cui salta la facciata. E questo accade quando si arriva al cuore dei problemi».
Il guastafeste dei talk-show nostrani torna domani mercoledì 3 marzo in prima serata sugli schermi di La7 con la nuova edizione di "Tetris". La formula è quella collaudata della scorsa stagione: due ore di trasmissione che incastrano l'alto e il basso, la politica e lo spettacolo, il volto noto e il perfetto sconosciuto. Quando il dibattito in studio arranca, entrano in scena linguaggi meno convenzionali. Vale tutto: fumetti, videoclip, parodie dei film con i personaggi dell'attualità, filmati presi da YouTube.
Ma "Tetris" fa informazione o satira?
«Entrambe le cose. La distinzione tra politica e spettacolo è stata abolita nel 1994 da un signore che si chiama Silvio Berlusconi. Il muro è caduto».
Ci risiamo. Di nuovo tutta colpa del Cavaliere?
«No, anche la sinistra si è adeguata candidando un plotone di mezzibusti. Dalle mitiche Frattocchie siamo passati alla scuola di Saxa Rubra. E la vicenda di Marrazzo insegna che a volte va a finire male. Oggi l'unica chiave per raccontare la realtà italiana è il surreale. Per questo nel programma c'è una giuria che valuta gli ospiti».
Insomma, siamo al casting del potere?
«L'idea è nata quasi per gioco. La sorpresa è stata scoprire che politici apparentemente spensierati sono andati a lamentarsi dai giurati per non essere stati votati».
Fuori i nomi
«E' successo con tanti, mi vengono in mente la Santanchè e Velardi. Solo Borghezio disse che la Lega se ne fregava dei giudizi tipicamente borghesi».
In questo marasma dove si colloca l'uomo della strada?
«L'intenzione è quella di riproporre i personaggi del genio italico. Come l'inventore dei “Gormiti” (mostriciattoli di plastica per bambini, ndr.). Oppure Mario, il mitico meccanico di Berlinguer. Nella passata edizione i picchi di share li abbiamo fatti con loro».
Ma anche la rissa, in termini di ascolti, paga.
«Certo. La differenza è che negli show vaselinati e patinati il momento di scontro è pro forma, per il resto ci si annoia. Io cerco le contrapposizioni forti ma a “Tetris” la drammaturgia del conflitto è salvifica perché è vera».
Il conduttore non dovrebbe essere "super partes"?
«Io detesto la tv della finta imparzialità. A “Porta a Porta” emerge chiaramente da che parte sta Vespa anche se non lo dichiara. Io preferisco dire qual è il mio punto di vista. Floris mi sta simpatico ma è così garbatamente di centro-sinistra che la trasmissione è prevedibile. Anche gli ospiti sono sempre gli stessi. E' una televisione che spesso ha come obiettivo la rappresentazione del potere».
Non salva neanche Sanotoro?
«Ad "Annozero" è diverso perché il conflitto è sempre trasparente e leggibile. E Michele sa creare una drammaturgia intensa».
Come valuta l'uso della fiction?
«Non ho nulla in contrario ma io preferisco il fumetto. Può sembrare paradossale ma è più realistico».
E crea meno polemiche…
«Questo non è vero. Ricordo che l'anno scorso mandammo in onda un disegno che raffigurava la scuola quadri delle veline di Berlusconi. Finiva con il Cavaliere che arringava le ragazze con una promessa solenne: "Vi porto in Europa". Capezzone mi chiamò e chiese una smentita del fumetto. Pura follia…».
Qual è il suo approccio con l'ospite?
«Cerco di essere severo con tutti. Io mi chiedo: "Perchè bisogna offrire indulgenza e garantismo agli inquisiti di sinistra ed essere spietati con Cosentino"?».
Ce lo dica lei.
«Infatti così non funziona. E' uno scandalo che Cosentino resti un uomo di governo ma è altrettanto scandaloso che Del Bono non volesse dimettersi. I politici di centro-sinistra vanno trattati con la stessa inflessibilità che si usa per l'altra sponda».
Gabriele Martini – lastampa.it
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