Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Puglia, la battaglia delle primarie

Si inseguono dalla mattina alla sera, da una capo all’altro della Puglia, fino a notte fonda, città dopo città. Domenica si vota per le primarie, mancano solo quattro giorni, in mezzo si combatte una battaglia senza quartiere. Si inseguono a Taranto, a Brindisi, a Lecce. Ma con una strana anomalia. Gli sfidanti sono due, i contendenti sono tre. Da un lato Nichi Vendola, governatore uscente. Dall’altro Francesco Boccia, ma soprattutto Massimo D’Alema, il suo grande sponsor, che ha trasferito il suo quartier generale a Bari, e si è messo ventre a terra a combattere. E’ una strana campagna elettorale, questa, fatta di coltellate e di veleni, di affetti che si virano nel rancore, di passioni mediterranee e umori neri. Per dire. A Taranto, quando è arrivato il candidato romano del Pd, Il Corriere del giorno – il principale giornale della città – ha chiesto una intervista a Boccia. L’ex segretario di Enrico Letta ha detto che non poteva andare per gli impegni della giornata. E in redazione si è presentato D’Alema. Una paginata di faccia a faccia pugnace, alla sua maniera, e poi la battuta sarcastica che è diventata il tormentone della sua campagna: “Dobbiamo difendere Vendola da se stesso”. Il giorno dopo, nella stessa redazione, sulla stessa sedia si siede Nichi Vendola e risponde con un’altra battuta: “Lo ringrazio molto. Ma non ne ho bisogno. Non sono mica il soldato Ryan…”. Dici Puglia, ed è come squadernare una cerniera di cardini su cui possono girare in un senso o nell’altro un alfabeto di progetti, di modelli di governo: risanamento ambientale, energie rinnovabili, gestione pubblica delle risorse a partire dall’acquedotto, che Vendola vuole in mano alla regione, e Boccia affidato (nella gestione) anche ai privati. La Puglia dieci anni fa era il laboratorio del centrodestra. La Bari che aveva adottato Bettino Craxi e la sua canottiera madida era diventata – dopo mani pulite – la capitale di Pinuccio Tatarella. E poi la culla di Raffaele Fitto, un bastione elettorale di Forza Italia e di uno dei pupilli di Silvio Berlusconi. Poi c’era stato il cortocircuito: le primarie del 2005. Il candidato designato era proprio Boccia. E il suo avversario, quella volta era stato Vendola. Boccia partiva con l’80% dei partiti dietro di lui, Vendola con il 20%. Vendola ribaltò ogni pronostico e vinse sia le primarie, sia le elezioni. Oggi lo schieramento dei partiti è invariato. Ma un sondaggio di La Repubblica Bari assegna percentuali incredibili e ribaltate: 20% Boccia, 80% Vendola. Possibile? Il primo a frenare è proprio il governatore uscente: “A livello di pubblica opinione lo spero. Ma so che sarà dura quando domenica scenderanno in campo tutti gli apparati”. Certo, la presenza di D’Alema in Puglia si sente: “Boccia ha dieci anni meno di Vendola – dice il lider maximo – è ora del ricambio generazionale”. E di nuovo Vendola colpo su colpo: “Sì, è vero, sono più anziano di Francesco. Però D’Alema si dimentica che lui ha 12 anni più di me. Non sarà il caso che per dare il buon esempio, il rinnovamento generazionale lo cominci da lui?”. E ancora: “Boccia – dice D’Alema – è il candidato di un progetto di governo. Nichi è uno solo”. Nella redazione del Corriere del giorno, la direttrice, Luisa Campatelli chiede: “E lei, di chi è candidato, Vendola?”. Sorriso: “Io sono il candidato del Pd, visto che al congresso tutte e tre le mozioni mi indicavano in questo ruolo”. Fino all’ultimo D’Alema e Boccia erano contro le primarie. Poi, all’ultimo momento, quando è tramontata la candidatura di Emiliano hanno dovuto accettarle. Adesso chi perde è morto. E poi, su tutto c’è il sistema Tarantini, che ha impresso la sua impronta sulla politica pugliese, e che proietta la sua ombra anche su queste elezioni. Un sistema bipartisan che teneva nella sua pancia le escort di Palazzo Grazioli, e quelle che si intrattenevano con i politici locali. Anche con quelli di centrosinistra: nell’inchiesta finisce per primo l’assessore alla sanità, Tedesco. E poi il vicepresidente della regione (dalemiano di ferro) Sandro Frisullo e un pugno di assessori. Quando dalle indagini salta fuori che riceveva delle escort di Tarantini, Vendola lo dimissiona dalla mattina alla sera e decapita la giunta. “Non mi ha nemmeno voluto ascoltare!”, si lamenta Frisullo dalla colonne della Gazzetta del mezzogiorno. Mentre qualcuno – come l’Italia dei valori – critica Vendola da sinistra: “Ci vorrebbe più coraggio”. Lui risponde: “La mia bussola è la questione morale. Ma non avevo intuito che il sistema fosse così radicato”. Due giorni fa si diffonde la notizia che anche Vendola sarebbe indagato per “peculato”. La sua colpa? Aver chiesto notizie a Tedesco del professor Logroscino, un luminare di Harward che non era riuscito a vendere un concorso: Lo hai fermato tu?”. Ma quale peculato ci può essere, se quella che veniva considerata una “raccomandazione” non era andata a buon fine? Vendola su questo è tranchant: “Dovrebbero darmi una medaglia per essermi preoccupato che tornasse in Puglia. E’ un luminare, tutte le associazioni dei malati lo stimavano. E infatti ha vinto un concorso subito dopo ed è tornato lo stesso”. La procura smentisce dicendo che “Non esiste nessuna iscrizione suscettibile di comunicazione”. Ma ieri, l’ultimo colpo si abbatte sul fornte anti-Vendola. Escono dei verbali secretati da cui risulta che Frisullo da Tarantini avrebbe avuto anche soldi. Il dalemiano si difende: “A quanto pare sono verbali secretati solo per gli accusati”. Ecco perché, la guerra civile che ha sconquassato il Pd pugliese non si spiega se non si parte dall’inchiesta, e dalle sue conseguenze. Vendola ha considerato le dimissioni di Frisullo un rafforzamento della sua giunta e un atto dovuto. D’Alema un affronto personale e un errore politico: la sua battaglia all’ex governatore nasce lì. In mezzo alla faida ci si infila l’Udc di Casini, che dice: “Siamo pronti ad entrare nella coalizione se si tolgono di mezzo i candidati no-global”. Senti il proconsole dello scudocrociato, Angiolo Sansa, e lui ti dice, scuotendo il capo: “Io Vendola non lo capisco. Se faceva un passo indietro decideva tutto lui”. Il governatore pensa l’esatto contrario: “Quando questa estate il mio nome era associato alla cocaina e alle prostitute ho detto a mia madre: Meno male che papà è morto”. Però non ha mollato nemmeno un millimetro. Adesso i tre contendenti si rincorrono per la Puglia di giorno e di notte. Ancora una volta il voto in Puglia emetterà un verdetto di vittoria, e una sentenza sulla politica nazionale. Se vince Vendola, muore il dalemismo.

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7 risposte a “Puglia, la battaglia delle primarie”

  1. Avatar FrancescoSabatelli
    FrancescoSabatelli

    Se muore il dalemismo, qui in Puglia muoiono tanti “dalemini”, gente assolutamente incapace anche di gestire il più piccolo dei condomini, che invece ha reposnabilità di governo, segretrie provinciali e regionali e nomine parlamentari a gogo.
    Perciò, sia da elettore di Sinistra che da cittadino pugliese (ed italiano) non posso che augurarmi che vinca il rivoluzionario gentile, e che Dalema ormeggi la sua barca a vela in Sardegna piuttosto che sulla costa salentina.
    PS. caro Telese, complimenti per la chiarezza dell’ articolo, soprattutto tenendo conto della scomoda posizione in cui l’ hai redatto in quel di Brindisi.
    fS

  2. Avatar raffaella fortunato

    I care, we can, they win
    D’Alema e i dalemiani hanno fatto un gran casino, ma se Vendola vince le primarie il caasino investirà l’intero PD. A chi tifa per questo va bene, a me, elettore di sinistra del centrosinistra, fa schifo una competizione interna giocata così rozzamente.
    In quanto a Vendola ammesso che abbia un consenso di opinione pubblica come quello del 2005 e riesca a vincere le primarie, non lo vedo riconfermato.
    E vai coi Fitto boys!!!
    Tavazziani for ever

  3. Avatar FrancescoSabatelli
    FrancescoSabatelli

    Il fautore del tafazzismo, anche questa volta mi sembra D’ Alema, e tutto la sua “posse” pugliese.
    Certo mantenere il controllo della regione sarà difficile, ma se c’è una possibilità di vincere questa si fonda sulla riconferma di Nichita il rosso.
    fS

  4. Avatar luca v.
    luca v.

    Complimenti per il bellissimo articolo. Un breve commento: al ducetto D’Alema, educato a Mosca, cosa volete che importi delle primarie, della democrazia, dei desideri della gente? Vuole solo il potere e, da politico fallito qual e’ (fallito come segretario di partito, come presidente del consiglio che ha affossato il governo Prodi, e poi in declino verticale come sponsor di mancati scalatori di banche e come mancato ministro degli esteri europeo) si avventa sugli ossi spolpati che gli restano come un cane ringhioso di quelli che si vedono nel terzo mondo a spartirsi gli avanzi di popolazioni denutrite. Quindi eccolo al Copasir con la benedizione di Berlusconi e nel tentativo disperato di riprendersi la Puglia.
    Quando si scrivera’ la storia del berlusconismo (speriamo che duri meno del precedente ventennio), sicuramente una medaglia ad honorem andra’ consegnata a D’Alema, uomo-simbolo di cecita’ politica, dell’affarismo piu’ bieco, del parvenu che si e’ fatto la barca a spese dei contibuenti, dell’ossessione del potere, dello sputtanamento autolesionista della sedicente sinistra (il morettiano “di’ qualcosa di sinistra” resta scolpito negli annali del cinema italiano), dell’autoperpetuazione della nomenklatura moscovita.
    Sinche’ all’opposizione c’e’ ancora gente come lui che conta, trama, ordina e complotta, Berlusconi puo’ dormire sonni tranquilli. Se Vendola ce la facesse (auguri), non cambierebbe molto. L’ennesima battaglia persa, per un dinosauro cosa volete che conti?

  5. Avatar luca v.
    luca v.

    Passato alla storia per la congiura di palazzo che lo porto’ a capo dell’unica merchant bank in cui non si parla inglese, D’Alema e’ costituzionalmente, ideologicamente, epidermicamente allergico alle procedure che regolano la democrazia. Il disarcionamento di Prodi non e’ l’unico precedente. Forse pochi ricordano che anni fa il PDS organizzo’ le primarie per decidere chi tra Veltroni e D’Alema dovesse diventare segretario di partito (dopo che lo stesso D’Alema, insaziabile cannibale, aveva affossato il povero Occhetto). Visto come sarebbero poi andate le cose, se gli eredi del PCI avessero avuto un minimo di lungimiranza, avrebbero mandato a casa a pedate nel sedere entrambi i contendenti (chi fu il peggiore? ai posteri l’ardua sentenza). Ma il centralismo democratico rese l’operazione impossibile e i due ronzini di razza si contesero la leadership nelle sezioni del partito. Stravinse Veltroni. Ma D’Alema se ne fece un baffo. Nel comitato centrale dei dinsauri sopravvissuti alla caduta del Muro ribalto’ il verdetto popolare e si autonomino’ segretario. Fallimentare, ovviamente, come per il resto della sua carriera politica. Ma chi se ne importa? Al marinaretto di Gallipoli non importa vincere le elezioni (il PCI, il Pds, i Ds sono stati fondati per perderle), ma tenere stretto nelle mani il timone del potere per veleggiare nella storia, da skipper provetto quale si immagina di essere

  6. Avatar marcos
    marcos

    Ma perchè in Italia si fa ancora politica???

  7. Avatar Ciao D'alema

    vendola ha vinto, ma temo che Baffino resterà…

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