Luca Telese

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Luca Telese

Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

La Repubblica di Hammamet

Craxiani ad Hammamet, come fascisti su Marte. Malinconici, simpatici, vagamente surreali. Si aggirano per gli albergoni fantasma di questo paese fantastico, in un tempo fuori stagione: strade deserte, tassisti fermi agli angoli delle strade,ovunque ritratti ritoccati del presidente Ben Alì che pare il figlio di stesso, i ragazzi ventenni delle boutique delle griffe contraffatte che inseguono disperati i clienti: "Ehi, italiano, anche io ero amico di Bettino! Entra a vedere le borse…".
È un luogo strano, un po’ Sherazade, un po’ Rimini: piove, e non si può nemmeno dire "governo ladro". La sera fa freddo. Craxiani fuori stagione, craxiani che per due giorni affollano gli hotel spopolati come in un impossibile ritorno al passato, che la sera ballano il liscio e guardano lo spettacolino del cabaret, rievocano gli anni ruggenti e le cronache dei comitati centrali seduti intorno ai divanetti, "ti ricordi i meriti e i bisogni"?
E al centro c’è Gianni De Michelis che scherza e fa battute, come se fosse tornata l’aria di baldoria degli anni Ottanta.
Se doveva partire da questo angolo fuori dal tempo di Tunisia, la celebrazione di un eroe riabilitato, se doveva essere accesa qui, la stella più importante di un nuovo Pantheon dell’Italia berlusconiana – da Craxi a Mangano – qualcosa non è andato come doveva. Perché questa tribù è una tribù senza figli, e persino i tre ministri del governo Berlusconi, "i tre ministri socialisti", si materializzano all’improvviso davanti alla tomba semplice e bianchissima del cimitero italiano, come se fossero paracadutati da un altro pianeta.
Non sono tre esecutori testamentari, ma tre Re magi: ecco Franco Frattini scortato da Tarak Ben Ammar, ecco Maurizio Sacconi, Renato Brunetta che si fa largo, solo un passo indietro. Il minuto di silenzio non si fa. Se questa doveva essere l’occasione per ribattezzare Craxi davanti all’opinione pubblica, l’operazione è riuscita meglio in Italia, dove è arrivata l’eco mediatica di un avvenimento che sul palcoscenico tunisino non c’è stato.
La cerimonia non ha avuto un suo momento di emozione, un centro, una occasione di riflessione. Nessun discorso, solo la conferenza stampa che con sagacia comunicativa Stefania organizza sulla lapide di suo padre, facendo trasportare i giornalisti alle nove del mattino.
"Non si fanno dichiarazioni nei cimiteri", dirà Bobo pochi minuti dopo. E ancora una volta i due fratelli si dividono sulla liturgia, sulla politica, sui simboli.
Il Craxi tratteggiato nel discorso di Stefania e nelle dichiarazioni dei tre ministri non è, e non può essere, un simbolo pacificato. "Lui e Garibaldi – racconta lei – sono due grandi italiani sepolti fuori dall’Italia". Solo che Garibaldi non riposa all’estero, ma a Caprera, e se non è un lapsus, l’associazione è indicativa. "La salma di Craxi – dice ancora la figlia calcando sulle parole – non potrà mai tornare in Italia".
Perché era la sua volontà, e per quel che è accaduto, aggiunge. Craxi diceva che quel piccolo cimitero gli piaceva perché era allegro. È vero: ci sono gli uccelli cantano e, a pochi metri, il rumore del mare. C’è un giovane tunisino che da anni cura la tomba, e gli porta i fiori.
La simbologia di Hammamet, è un contrappunto di note dolenti, di silenzi, di solitudine. Così come nel Craxi che Stefania racconta nei documentari della sua fondazione (uno dei quali proiettato venerdì sera in albergo, in un silenzio incredibile) non è un eroe spendibile politicamente, ma un uomo ammalato di malinconia e rabbia. Non ci sono venuti i rampanti ad Hammamet. Gli ex rampanti, piuttosto. Non ci sono i ragazzi di Forza Italia, ma gli ex ragazzi del Garofano. Non la Milano da bere, ma la Milano che è stata bevuta dalla storia.
E non ci sono nemmeno tutti i dirigenti del Psi che furono la spina dorsale della classe dirigente del Psi, non gli apostati: né Claudio Martelli, e né Ottaviano Del Turco. Bobo si ritaglia in suo spazio di riflessione con più discrezione, e due battute di sarcasmo micidiali.
I giornalisti gli riferiscono che Stefania, nel cimitero ha sentenziato: "L’internazionale socialista è morta". E lui: “Lo ha detto anche Giddens…Ma c’era Giddens, nel cimitero?". Forse si sarebbe potuto celebrare solennemente, questo decimo anniversario della morte. Ma allora ci sarebbero voluti un palco, degli oratori, un respiro capace di elevare Craxi da simbolo di vendetta a eredità politica.
Meno conte di Montecristo, più statista. Forse si sarebbe potuto invitare a parlare un suo ex compagno come Felipe González e qualche rappresentante solido della storia del socialismo italiano, magari Rino Formica, che pure si aggirava nei saloni dell’Hotel Mehari, 82 anni splendidamente portati. Invece, finché Stefania cercherà di fare di suo padre il precursore di Berlusconi, Craxi non potrà essere restituito nemmeno alla memoria del suo figlio maschio.
Non è un caso che Bobo (oggi schierato a sinistra) esalti il Craxi autonomista, dicendo che non sarebbe mai finito nel Pdl. E che invece Stefania ruggisca quasi con orgoglio: "Oggi le sue idee sono quelle che guidano il governo". A chiudere il cerchio oggi dovrebbe essere l’intervento di Berlusconi nella commemorazione al Senato. Ma se Craxi non riesce a pacificare tutti i socialisti della diaspora che si ritrovano a litigare in Tunisia, non può diventare un nuovo padre della patria. Qui ad Hammaet trovi militanti antichi come Antonio Febbraio, che si porta dietro una bandiera del Psi del 1946 (quella con il libro e la falce e martello che proprio Craxi cancellò), trovi uno come Pierluigi Polverari, ex deputato che colpito da avvisi di garanzia si rifugiò in Tunisia come il suo capo.
Trovi uno dei più famosi librai antiquari italiani, Giovanbattista Lombardozzi, che sospira: "Quelli del Psi erano, e sono, affaristi che pensano ai cazzi loro. Io sono qui perché mi piaceva lui. Un medico deve essere bravo quando opera, se ruba o meno, non conta nulla”. Poi, quando tutti corrono via con le valigie, e ti chiedi quale sia il senso di tutto, nella hall del Mehari incontri il sorriso e gli occhiali da intellettuale di Formica.
La capacità di ironia dell’ex ministro che inventò "i nani e le ballerine", è ancora quella folgorante di un tempo: "La cerimonia non funziona perché il morto non riposa. E il morto non sembrerebbe vivo, se i vivi che gli sono venuti intorno, oggi, non fossero in realtà tutti morti".

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6 risposte a “La Repubblica di Hammamet”

  1. Avatar marcos
    marcos

    Tra un po’ i nostri politicanti attuali ci diranno che Padre Pio prendeva le tangenti per costruire San Giovanni Rotondo

  2. Avatar vincenzo

    La lettera del Presidente Napolitano alla famiglia di Bettino Craxi, mi ha fatto riflettere e spero che si riveda il giudizio politico anche sul ventennio Mussoliniano.

    Anch’esso non viene ricordato come grande statista (per l’italia dell’epoca), grande innovatore (per l’italia dell’epoca), ma viene definito il grande assassino (in quell’epoca), il grande dittatore (in quell’epoca di dittature monarchiche).

    Poco importa del perchè sia nata la resistenza (nell’italia di quell’epoca), il giudizio sull’uomo che seppur non ha compiuto tutto quello che voleva fare (e meno male!), non puo essere accumunato alla sola deriva stragista e militare dell’europa dell’epoca.

    Disconoscendo le sue grandi capacità politiche per l’italia (di quell’epoca) distrutta dalla guerra monarchica e imperiale del 15/18, si fa di tutta un erba un fascio (nel duplice significato della parola).

    E’ tantomeno si può pensare che tutti quelli che (in quell’epoca) indossavano la divisa dei giovani balilla fossero consapevoli di quanto da lì a poco sarebbe disastrosamente accaduto.

    E’ allora, dobbiamo davvero dire e riconoscere che la guerra di liberazione e costituzione della Repubblica è stato il risultato di un errore storico, di un processo il cui unico imputato, ucciso ma mai processato, è stato il capo espiatorio di una classe politica che per oltre vent’anni si è beata dell’appartenenza ad un ceto il cui potere temporale era superiore a tutti gli altri interessi della popolazione?.

    La storia, che è sempre scritta dai vincitori, non può essere riscritta isolando parti o punti a dimostrazione che il comune sentire è il risultato di una coercizione di massa.

    La storia può e deve essere ampliata, ma non può mai essere cambiata.

    Il giudizio della storia, non passa solo attraverso i libri, ma anche nel comune sentire che dopo 18 anni resta vivido e reale perchè così era allora.

  3. Avatar marcos
    marcos

    Scusa Luca, ma in Tunisia non ci è andato anche il signor Letizia (padre di Noemi)? Sono rimasto che era l’autista di Craxi…

  4. Avatar luca v.
    luca v.

    Dai tempi del Cinghialone (cosi lo apostrofava Feltri sulle colonne dell’Indipendente), seppellito di monetine dalla gente inferocita, ne e’ passato di tempo ragazzi… Che la cricca dei berluscones voglia riabilitarlo per pruomuovere indirettamente l’aureola del loro ducetto, passi. Ma che gli uomini dell’ex Pci-Pds-Ds se elevino in coro a riabilitare Ali Baba’ degli anno Ottata e’ veramente una scena penosa. Prima c’era stato Fassino (il peggior segretario del Pci-Pds-Ds sino a quel momento, che poi verra’ surclassato dai successori, sempre in gara per strapparsi lo scettro del peggiore), con l’inconorazione del Cinghialone nel Pantheon del PD. Beh devo dire che non aveva tutti i torti, visto che nel PD ci hanno sguazzato galantuomini del calibro di Bassolino, Del Turco e centinaia di altri cacicchi inquisiti, per non parlare di Consorte e dei brasseurs d’affaires dell’effimero governicchio D’Alema, tutti degni eredi della miglior tradizione socialista arraffona. Poi e’ arrivato l’ebete Veltroni (peggio lui o Bersani, mah? una lotta tra titani), affermando solennemente che Craxi aveva visto giusto mentree Berlinguer avava invece la vista corta. Mah, anche qui, come dar torto al segretario-fagottaro? Ebbene si, Craxi aveva visto giusto, facendo ricco Berlusconi a suon di decreti illegali e facendone l’uomo piu’ ricco d’Italia, mentre l’ottuso Berlinguer che rimpiangeva la TV monocanale in bianco e nero simbolo dell’Italietta che fu non aveva davvero capito nulla. Ora e’ la volta del presidente mummificato (la sera lo tengono in congelatore?), tristemente noto per controfirmare qualsivoglia legge vergogna e oggi per piangere sulla sorte ingrata del fuggiasco plurimiliardario e pulricondannato. Alla faccia del rispetto delle leggi della Repubblica e delle patrie galere… Quanto al Craxi cosiddetto statista, nessuno che si ricordi che sotto il regno di Craxi e soci (il cosiddetto Caf) l’Italia moltiplico’ il debito pubblico lasciandoci in eredita’ il disastro che nessun governo sapra’ mai ripianare. Silenzio tombale, come nelle migliori leggi di Tremonti che cancellano i debiti degli evasori. Peccato non si possa fare altrettanto con quelli di una repubblica alla deriva…

  5. Avatar federico
    federico

    Rino Formica: un gigante del pensiero politico (nonostante il cognome). Davvero un bel pezzo, complimenti.

  6. Avatar raffaella fortunato

    Il degrado culturale, politico, etico di questo paese mi sconforta profondamente.
    Abbiamo buttato via il bambino con l’acqua sporca, le idee con le ideologie e i coglioni come me che attribuiscono ancora un senso alle parole, ai concetti, ai valori (propri e altrui) combattono ogni giorno la tentazione di arrendersi ad un individualissimo qualunquismo.
    Purtroppo dieci teste di buoni maestri alle mie spalle mi impediscono di abbandonarmi al mantra di strada (e di blogs..!) la politica fa tutta schifo, i giornalisti fanno tifo e nn analisi (sbagliando i congiuntivi peraltro) et coetera et coetera.
    Tutto é relativo…ci può stare che a qualcuno Formica appaia un “gigante del pensiero”……
    Invio un pensiero grato ad un italiano che ieri avrebbe festeggiato un compleanno importante, Paolo Borsellino.
    Invio un pensiero grato ad un politico la cui memoria non ha bisogno di essere riabilitata, Enrico Berlinguer
    Invio un pensiero grato ed affettuoso alla mia prima maestra di pensiero, una signora di Torino, che non gradirebbe di vedere pubblicizzato il suo nome.
    Giornata grigia, brutta per il Paese.

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