Da un certo giorno in avanti, Casini – con la sua straordinaria capacità mediatica – ha iniziato a dettare le sue condizioni, regione per regione, e il Pd si è svenato per accettarle. Dove non c’era certezza di vittoria (o candidati a lui non graditi), Casini si è schierato a destra. Mica male per uno che solo il 12 dicembre dichiarava a La Stampa “Serve un fronte unico di tutte le opposizioni”. La realtà è che l’ex presidente della Camera è antropologicamente uno dei politici più moderni e insieme antichi che sia stato partorito dalla Seconda Repubblica. Antico per anagrafe. Se vai alla caccia del primo ritaglio di giornale che lo cita devi affondare nella notte dei tempi. In un articolo de Il manifesto del 7 febbraio del 1976, a un tratto c’è un inciso, in una lingua arcaica: “Segnali di vita, il movimento giovanile Dc ha iniziato a darne quando Zaccagnini ha sostituito una commissione di adulti, con una composta da Casini, picoleo (Sic!): ma come fa un giovane ad essere seguace di Piccoli?”. (Interrogativo ancora oggi attuale). Il Corriere della Sera, stesso giorno, racconta un epico scontro in commissione Statuto, dopo la detronizzazione del vecchio gruppo dirigente: “Ridateci Pizza!” gridano gli uni. “Provocatori!” risponde impermalito (sic!) Casini”. Era l’inizio di una lunga marcia.
La prima intervista importante di Pier, a Il Giorno: “In politica non esistono né il bianco né il nero” (7 ottobre 1989). Non gli si può rimproverare di aver cambiato idee. La sua storia è nota: figlio di un professore di Greco e di Latino, a 25 anni consigliere comunale. A 27 deputato. Nella balena bianca si iscrive alla corrente di Toni Bisaglia fino alla sua morte: “Poi i miei amici scelsero De Mita, e io preferii andare controcorrente. E scelsi Forlani”. Fin da allora incarna l’animo più eclettico, mutante, e quindi modernissimo della Dc. Il 25 gennaio del 1990 conquista un titolo: “In futuro è possibile un governo con i Verdi”. Allora era scandalo, oggi è la politica pop. Fa il portavoce di Forlani, con grinta. Agnelli sfotte il suo leader: “Come mai gli capita sempre di essere frainteso dai giornali e a me no?”. Risponde Casini: “Veramente a Forlani, che non possiede altri giornali, capita di essere male interpretato da Il Popolo”. Pier acquista forza, peso. Nel 1991 incrocia le lame nientemeno che con Pippo Baudo, reo di aver criticato il suo uso di De Gasperi alla conferenza di organizzaizone Dc: “Baudo fa la primadonna: vuole forse fare il segretario?” (Ma, tra i due, l’obiettivo l’avrebbe raggiunto solo lui). Il 12 dicembre del 1993, Casini traccia la sua via di uscita dalla crisi Dc: “Il nostro motto deve essere solo uno: mai con la sinistra”. Nel 1994, fonda l’Udc. Un anno dopo Virman Cusenza riferisce, su Il Giornale: “Berlusconi mi disse: ‘Vuoi fare il segretario di Forza Italia? L’era del partito è finita, voi ex dc mi riorganizzate un po’ meglio le cose”. Ma Pier non molla. E’ un leader sempre più pop. In quell’anno escono su Eva tremila le sue famose foto di nudo con gi attributi (notevoli) al vento: “Sono vecchie”, commenta. Come fa a saperlo? gli chiedono: “Dall’ultima volta che mi hanno fotografato nudo non mi sono più tolto il costume”. Non è vero, ma è la risposta giusta. Ma incredibilmente (altri tempi) lo bacchetta persino (la prima) moglie, Roberta Lubich. L’intervista, memorabile, è di Barbara Palombelli: “Pier ha sbagliato. Se vuoi fare il politico – dice lei – il costume te lo devi cambiare al chiuso”. Invece aveva ragione lui, malgrado il titolo: “Casini ci mostra il popò e altro”: Era un consolidamento di popolarità. E l’incontro che aveva fatto nascere la scintilla? Anche quello a suo modo emblematico, nel racconto della bella Roberta: “Era fine agosto, eravamo in una cena a Cortina. Io dissi: ‘Voto Dc perché credo che abbia garantito libertà a tutti’. Lui mi corse incontro e disse: ‘Com’è che ti chiami esattamente?’”. E la bufera di affittopoli? Nessuno lo ricorda, ma mentre D’Alema cambia casa, Pier la passa indenne. Su Il Giornale nel 1995, titolone: “Ha una casa Ina da 160 mq2 in affitto vicino a piazza Quadrata”. Lui imperturbabile: “Andarmene? Non ci penso nemmeno. Ho saputo che la casa era libera, ho fatto domanda, l’ho avuta”. Frasi memorabili sulla politica: “La Dc è morta, i democristiani non moriranno mai” (lui ne è la prova). E anche: “In politica i matrimoni sconfinano nella monotonia. I fidanzamenti sono più appassionanti”. Ecco, basterebbe che lo sapesse anche Bersani.
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