Luca Telese

Il sito web ufficiale del giornalista Luca Telese

Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

La Prima Linea e lo sguardo della Mezzogiorno

In fondo è tutto nello sguardo algido di Giovanna Mezzogiorno. Se dopo il suicidio di Nadia Blefari, avete voglia di provare a decrittare la morale segreta dei terroristi, di squarciare le cortine di fumo, di enigma e di oblio, che continuano ad avvolgere gli anni di piombo, per provare a recuperare un altro frammento di verità, andate al cinema a vedere “La Prima linea”. Il film che Renato De Maria ha tratto da “Miccia corta” di Sergio Segio (uno dei più tormentati testi memoriali scritti da un ex terrorista) sarà nelle sale dal 20 novembre e viene presentato alla stampa, a Roma, questa settimana: ma chi scrive ha avuto la fortuna di vederlo in anteprima (è stato proiettato al Festival di Toronto), poco più di un mese fa, e in queste ore vive uno strano cortocircuito di immagini fra passato e presente, fra realtà e rappresentazione. Dove la cronaca esaurisce la sua pista, il racconto cinematografico offre nuove tracce e nuove possibili chiavi di interpretazione.   
Passato & presente. Certo, il film, ritmato dall’ipnotica colonna sonora di Max Richter (Eurooscar con Valzer con Bashir), racconta l’ultima disperata impresa degli epigoni di Prima linea, fra il dicembre del 1980 e il gennaio del 1981: l’evasione (riuscita) organizzata da Sergio Segio, uno dei leader del più spietato gruppo armato italiano (secondo solo alle Brigate rosse per fatti di sangue) per far fuggire dal carcere la sua compagna di allora: Susanna Ronconi. La Blefari, invece, appartiene all’ultima folle generazione di brigatisti, quella che in Italia ha continuato a sparare e a progettare omicidi fino alla fine degli anni Novanta. Ma se per caso andrete a vedere “La Prima linea” scoprirete una magistrale interpretazione di Giovanna Mezzogiorno, che si cala nei panni della Ronconi  e riesce a parlare non solo di lei, ma di tutte le terroriste, di tutti i fanatismi, di tutti i giovani bruciati dalla stagione delle utopie avvelenate. Devo confessare che sono corso a vedere il film combattuto fra la curiosità e un pregiudizio (negativo). Non ero convinto fino in fondo dei due libri scritti da Segio, e dalla linea narrativa di Miccia corta, tutta centrata sull’azione, sul racconto di un attentato vittorioso. Non ero contento dell’ennesima storia narrata “dalla parte” dei terroristi, assumendo le loro memorie come palinsesto per ricostruire la storia, partendo sempre dal punto di vista dei carnefici e mai da quello delle vittime. E’ uno dei tanti paradossi italiani il fatto che il sequestro Moro ci sia stato raccontato dai carcerieri dell’ex presidente della Dc, e che uno dei film più importanti di questi anni, Buongiorno notte, pur essendo un capolavoro cinematografico sia sostanzialmente modellato su Il prigioniero, l’autobiografia (terribilmente) autoindulgente di Annalaura Braghetti. Quella in cui Prospero Gallinari cura amorevolmente i canarini e i brigatisti (poverini) vogliono tutti salvare la vita di Moro. Quando a scrivere sono  gli ex della lotta armata (e chi sposa la loro ricostruzione) i terroristi diventano sempre ragazzoni generosi e magari un po’ pasticcioni, sognatori in buona fede, gente che si è abbandonata solo a qualche eccesso di troppo, e si è prontamente ravveduto: è la piaga del revisionismo filo-brigatista. Ovviamente non era così, e non è così. In questi film e in questi libri (ad esempio quelli di Renato Curcio e di Mario Moretti) il tono è l’amarcord, la morale è tendenzialmente assolutoria. Persino una grande invenzione di regia di Bellocchio (il sogno della carceriera  che immagina la liberazione di Moro) diventa una trasfigurazione falsificata della realtà. L’incantevole sorriso di Maya Sansa, in Buongiorno notte, ci rassicura e ci riempie di comprensione, ma non ci aiuta a spiegare l’assurdità del terrore, la ferocia rivoluzionaria di un pugno di ragazzi che con le P38 in mano andò a fare strage nelle piazze, l’istinto suicida di una ragazza che si impicca in carcere nel 2009 e che sotto processo spiega: “Avrei voluto torturare Marco Biagi”. Nella sala di Toronto, per la prima volta, il pubblico ha assistito al ribaltamento di questo schema. E a dare il segno a Miccia corta è davvero lo sguardo algido di Giovanna Mezzogiorno, quello che per la prima volta trova una misura credibile della realtà, e respinge i due stereotipi falsi del cinema italiano: quello del terrorista umanissimo, e quello dell’automa fanatico ed omicida (ad esempio la Sonia Bergamasco de “La Meglio gioventù”).  De Maria ricostruire la misura giusta dalla prima sequenza. Immagina un interrogatorio-monologico di Segio-Scamarcio, ripercorre la tragedia delle stragi col repertorio e poi immagina una storia che si svolge con unità di tempo, di luogo e  azione il giorno dell’evasione. Il sapore giusto lo fornisce la fotografia: grigia, crepuscolare, senza speranza, la colonna sonora, dolente e suggestiva.
Discesa agli inferi.Pochi sapienti flashback inquadrano i personaggi. E poi tutto il senso dell’evasione viene rovesciato. Non una trionfalistica azione di guerra, ma una lenta e inesorabile discesa agli inferi. Il film di De Maria è bello proprio perché “tradisce” il libro di Segio e nella sequenza dell’omicidio del giudice Alessandrini mette lo spettatore dalla parte del magistrato  e non del killer.  Non una liberazione, ma un precipizio. Scamarcio-Segio questo stato d’animo lo racconta benissimo: “Avevamo scambiato il tramonto con l’alba”. Oppure: “Non sogno mai che vinciamo. E’ tutto sbagliato, capovolto”. E anche, in uno dei dialoghi più drammatici, quello fra il protagonista e un amico del movimento che non lo ha seguito: “Siete la Prima linea di un esercito che non c’è. Adesso tutti parlano di voi come dei matti”.
Bondi & gli altri. Il film, oggetto di polemiche preventive da parte del ministro Sandro Bondi (che minaccia di revocargli il finanziamento) è stato già attaccato da alcuni parenti delle vittime che però, al pari del ministro non hanno visto il film. Ebbene, chi lo andrà a vedere scoprirà un poema dolente e triste che rifiuta qualsiasi apologia della lotta armata. C’è un solo errore storico: quello di considerare l’omicidio Alessandrini “solo” come una spietata azione militare (fu invece il più folle e ideologico dei delitti: colpire il buion magistrato perchè rafforzava lo Stato). Ma, su tutto, dominano l’espressione anaffettiva di Scamarcio e la meravigliosa maschera della Mezzogiorno: la sua Ronconi è crudele, ma non è disumana. E’ assassina, ma non sterotipata. E’ irriducibile ma non è disperata. Ama, con grande passione: ma ama le cose sbagliate. Se volete capire qualcosa dell’enigma degli anni di piombo andate a vedere il film di De Maria, e lo sguardo della Mezzogiorno nella scena in cui rifiuta la resa dalla lotta armata con un bacio. Non è la risposta. Ma l’emozione spiazzante che bisogna provare per arrivarci. Di fronte al vero enigma identitario della storia italiana, non è poco.

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32 risposte a “La Prima Linea e lo sguardo della Mezzogiorno”

  1. Avatar tinuccia
    tinuccia

    Mi e’ venuta voglia di andarlo a vedere. Belle le ultime frasi. Forse perche’ ogni tentativo di avvicinarsi al chiarimento “dell’enigma identitario italiano ” mi sembra una condizione essenziale per lasciarci alle spalle la confusione che impera intorno a noi. Senza alcuna intenzione di indossare una penna rossa ma la frase ‘la resa dalla lotta armata’ cosa vuol dire?

  2. Avatar Mario Giardini

    Non una trionfalistica azione di guerra, ma una lenta e inesorabile discesa agli inferi. Il film di De Maria è bello proprio perché “tradisce” il libro di Segio e nella sequenza dell’omicidio del giudice Alessandrini mette lo spettatore dalla parte del magistrato e non del killer. Non una liberazione, ma un precipizio. Scamarcio-Segio questo stato d’animo lo racconta benissimo: “Avevamo scambiato il tramonto con l’alba”. Oppure: “Non sogno mai che vinciamo. E’ tutto sbagliato, capovolto”. E anche, in uno dei dialoghi più drammatici, quello fra il protagonista e un amico del movimento che non lo ha seguito: “Siete la Prima linea di un esercito che non c’è. Adesso tutti parlano di voi come dei matti”.

    Quindi il presentimento della sconfitta rivela, o è, la “morale segreta dei terroristi”? Da quel che ricordo, non mi pare che i terroristi di destra o sinistra avessero della sconfitta “militare” la percezione ch’essa fosse “el blason del alma bien nacida”.

  3. Avatar Mauro
    Mauro

    Va tutto bene.
    Ma i film sui terroristi non si fanno, punto e basta.
    Per quanto oggettivi, umanizzano dei mostri.
    Anch’io sono molto incazzato ma non ho mai sparato a nessuno.

  4. Avatar Luca Telese
    Luca Telese

    Caro Mauro,
    mi pare una poszione un po’ strana. Allora anche i film sull’olocausto umanizzano i nazisti?

  5. Avatar Mauro
    Mauro

    Caro Luca,
    la tua mi sembra una provocazione dialettica.
    Non li ho visti tutti e non li ricordo nei dettagli ma i film sull’olocausto mi pare siano serviti a rinforzare negli occhi e nelle menti di chi li vede gli aspetti tragici e pazzeschi di una ideologia mostruosa.
    Un film sull’olocausto tratto da un libro di un gerarca nazista non sarebbe stato prodotto da nessuno.
    Mi pare che la confusione la stia facendo tu.
    Io leggo il tuo Cuori Neri ma non leggo i libri dei brigatisti rossi e nemmeno di quelli neri.
    E non mi rispondere che così mi taglio fuori dalla comprensione.
    Ho 57 anni, sono stato nel movimento studentesco e in Avanguardia Operaia ma quando ho visto che l’aria stava cambiando me ne sono andato.
    E non ho bisogno di leggere un libro di Segio.
    Per me, silenzio assoluto.

  6. Avatar Mario Giardini

    Trovo che il terrorismo nostrano fu allo stesso tempo demenziale e patetico. Demenziale perché i protagonisti avevano un bagaglio culturale che avrebbe loro permesso, al più, di prendere il treno locale per Civitavecchia. Patetico, perché in tragico ritardo sulla realtà storica e sociale non solo dell’Italia, ma del mondo intero, come i fatti dell’89 avrebbero, di li a poco, dimostrato. I rossi cianciavano di un “popolo” che esisteva solo nei loro proclami di borghesi convertiti alla rivoluzione. I neri di uno Stato garante di Ordine e Destini immancabili che mai esistette e che mai potrà esistere. Entrambi, rossi e neri, furiosamente convinti, chissà perché, di avere titolo per trasformarsi in Ingegneri Sociali, la cui alta missione era quella di costruire una società dove ciascuno era libero di vivere, agire e pensare solo, e solo se, in accordo col Verbo ufficiale.

    La piccineria di quel mondo intelletuale, delle motivazioni che giustificavano la violenza, e la vigliaccheria delle imprese compiute (hanno quasi sempre sparato alle spalle) è perfettamente esemplificata dal modo in cui protagonisti ricordano quei tempi e si propongono a chi terrorista non fu.

    Autoassoluzione generale: scusateci, abbiamo provato a migliorare questo paese, forse i metodi non erano giusti ma le intenzioni erano onorevoli. Un gioco non riuscito, pazienza. Invece fu un tentativo, assai miserabile, di presa del potere da parte di rivoluzionari di periferia.

    Quello che c’è da fare, secondo me, è seppellire nell’oblio i protagonisti. E, nei libri di storia, trattare la cosa, quando sarà il caso di menzionarli, con una nota a piè di pagina in corpo 6.

  7. Avatar Mauro
    Mauro

    Mario, il mio accordo con te è assoluto e totale.

  8. Avatar federico
    federico

    Evidentemente è passato che nn passa, che fa paura (quanto il presente). Altrimenti non mi spiego questo livore (lo capisco nelle vittime, che conosco personalmente, negli altri faccio fatica, è un mio limite). Mauro conserva l’aggressività e la presunzione di tanti tra i quali hanno militato nella sinistra extraparlamentare negli anni Settanta. Pensa di poter dire cosa è giusto oggi censurare (con il silenzio: ma quello che va bene x lui nn è detto che sia valido per tutti) e cosa invece si può dire. Il silenzio nn ci aiuta a capire cosa è successo in quegli anni in cui lo Stato ha rischiato di essere travolto da gruppi e gruppetti di migliaia (migliaia) di persone, a destra come a sinistra, dimostrando di essere ancora molto fragile. Non erano pendolari che a malapena riuscivano a prendere un treno locale x Civitavecchia, come dice Mario. Era gente, addestrata e finanziata, che ha sequestrato, ferito e assassinato centinaia tra giornalisti, magistrati, sindacalisti, avvocati, operai, poliziotti, uomini politici, militanti di opposta fazione, passanti, padri di famiglia. Mario dice che queste persone nn meritano che una citazione in nota (corpo 6), ma le ferite storiche e politiche non si rimarginano così: si alimentano. Luca Telese vorrebbe film (e libri) dalla parte delle vittime: ce ne sono, e lo sai. Il tema è uscire dalla dialettica vittima/carnefice. Oggi, dopo tutti questi anni, è possibile. Perché questa non è una storia scritta una volta per tutte, questa è una storia in divenire, “oggi” che emerge una verità importante: piazza Fontana non fu la perdita dell’innocenza per la sinistra italiana mentre affiorano altre piste interpretative, quantomeno rispetto al “terrorismo rosso”. E non è certo con il silenzio – imposto da persone indignate nn sa bene perché o da ministri della cultura che minacciano di togliere,a posteriori, i finanziamenti, – che si comprende quello che è successo. Non è con il silenzio che si può interpretare la realtà odierna, perché i fatti eversivi, certo non rivoluzionari, di quegli anni (durati fino a oggi), servono a interpretare anche il presente, la nostra storia odierna, l’immagine di uno Stato perennemente sotto assedio (a volte veramente, come per le mafie, a volte a livello immaginario, come per gli immigrati), che conserva una parvenza di organicità, ma che, proprio in quegli anni, ha dimostrato di non essere ancora maturo.

  9. Avatar Mauro
    Mauro

    Ho letto il post di federico.
    A parte il fatto che io sono una vittima e, quindi, sarei a posto perchè lui mi capisce (che culo eh che ho avuto?) devo, però, aggiungere che, del suo post (mio limite, senza dubbio) io ci ho capito un beato cazzonulla.
    Poi si può discutere per tutta la vita con tutti i distinguo che voglimo e avremo tutti sempre ragione ma che cosa è successo in quegli anni è molto semplice, visto oggi (ovviamente il mio scrivere è terribilmente schematico ma questo è un blog e non un saggio).
    C’era un’atmosfera di sinistra pre rivoluzionaria che girava nelle scuole.
    I ragazzi erano quasi tutti schierati a sinistra.
    La sinistra faceva comodo questa situazione perchè i giovani stavano diventando elettori.
    La sinistra ufficiale non ha capito i rischi che questa scelta comportava (ricordate le firme sotto il manifestro che, implicitamente, accusava il commissario Calabresi dell’assassinio di Pinelli… tutti eravamo convinti che fosse andata così!).
    Poi inziarono i primi morti e qualcuno si innamorò dell’idea che la rivoluzine fosse alle porte.
    Poi la situazione scappò di mano a tutti perchè nesuno fu in grado di proporre un’altrenativa credibile a quei ragazzi.
    Il tutto, appunto, in un paese nel quale l’ignoranza è l’unica costante evidente e palmare.
    Basti dire che, nel 2010 risulta ancora credibile un primo ministro che si porta a letto un’imbucata alle sue feste (e fin qui, nulla di male), le insegna come masturbarsi (ancora nulla di male) e, poi, nega di averla conosciuta (e qui, tutto di male).

  10. Avatar federico
    federico

    @ mauro. Capisco il livore delle vittime, nn capisco quelli che chiamano i terroristi (o i nazisti) “mostri”: sono esseri umani e non è de-umanizzandoli che si può cercare di comprenderli x contrastarli (spero che almeno questo sia chiaro). E poi non capisco cosa c’entrino le escort di Berlusconi…capirei se avessi parlato del suo ministro alla cultura, ma il nesso tra gli anni di piombo e gli anni delle mutande pazze mi sfugge. Ma sono sicuro che esista (questo nesso).

  11. Avatar Luca Telese
    Luca Telese

    Ho scrittok, credo, una cosa semplice. Si può fare cinema, arte, letteratura, su qualsiasi cosa. Il prolbema è come la sia fa. cSecondo me la prima linea è un film che fa buon cinema sugli anni di piombo. E che, per la prima volta, fvrose, negli ultimi anni, traccia un quadro disincantato, antiapologetico e veritiero del tirste crepuscolo dei terroristi di fronte allla loro sconfitta politica. Mi pare chiaro, no?

  12. Avatar Mario Giardini

    Non ho commentato il film, non avendolo visto. Ho espresso un giudizio, mio, sul e sui protagonisti del terrorismo. Sul loro livello intellettuale, che trovo miserabile. Sulla loro vigliaccheria (sparavano quasi sempre alle spalle, a gente disarmata. Ricorderete, immagino, i gruppi “di fuoco”, composti da più persone, contro, ripeto, una sola, sempre o quasi disarmata). E sullo spazio che meriterebbero, sempre a mio giudizio, il terrorismo, ma soprattutto i terroristi, nei futuri libri di storia. Io, ripeto, li relegherei in una nota a fondo pagina. Non credo meritino molto di più.

    Non capisco come si possa dedurre, da questo mio convincimento, che abbiamo, che ho, “paura” di questo passato.

    Livore? Forse quello che proverei di fronte a qualsiasi assassino. O forse no, un pochino di più. Personalmente, trovo più “onorevole” (mi si passi il paradosso di definire onorevole un omicidio) uccidere per rapinare una banca che uccidere in nome di una ideologia politica che si pretende imporre, con la forza, al resto dei cittadini.

    Per il resto, sono perfettamente d’accordo con Luca: si può fare cinema, arte più in generale, su qualsiasi argomento. Ci mancherebbe altro. Il risultato può essere buono, o cattivo. Non sono le “tesi” dei protagonisti di un film ciò che conta, alla fine, per un giudizio sul film, ma come esse vengono raccontate e proposte.

  13. Avatar Mauro
    Mauro

    Un mio parente è stato ucciso da un gruppo di Prima Linea.
    Se un film su Prima Linea venisse scritto, che so, da Telese, o da qualche altro giornalista, mi ferirebbe il ricordo ma, probabilmente, andrei a vederlo.
    Se, invece, il film è tratto da un libro scritto da uno dei responsabili principali di P.L. (peraltro già abbondantemente aiutato dai cattolici che, in questo paese, salvano tutti), a me la cosa fa un pochino schifo.
    Posso?

  14. Avatar Luca Telese
    Luca Telese

    Sei liberissimo, Mauro, figurarsi. Però il film è stato sceneggiato da Petraglia, Cotroneo e Signorile, senza l’intervento di Segio. Una delle clausole per il fianziamento ministeriale, credo, era che Segio non percepisse compensi.
    Luca

  15. Avatar Daniela
    Daniela

    Io andrò a vederlo, e non trovo ne scandaloso ne riprovevole che il film abbia come punto di vista quello del terrorista.

  16. Avatar Un ragazzo che ancora non era nato
    Un ragazzo che ancora non era nato

    Salve a tutti. Commenti interessanti, ma è facile parlare col senno di poi. Mi spiace Mauro per le questioni personali con Prima Linea, ma anche AO di cui hai fatto parte non era composta da “angeli”, anche se meno estremista delle contemporanee Lotta continua, Potere operaio, Brigate rosse. Ma la storia non va letta col senno di poi, la storia va vissuta o interpretata. Bisognerebbe trovarcisi in quel contesto per vedere che scelta sarebbe stata presa, come ci saremmo comportati. Esempio folgorante è la strage di piazza fontana e l’omicidio di Pinelli. Matasse difficili da sbrogliare dopo 40 anni, figuriamoci allora, mentre incombeva la minaccia di un colpo di stato a destra. E non dimentichiamoci che quella generazioe era figlia dei partigiani, degli antifascisti, aveva patito i dolori del fascismo. Per questo erano tutti di sinistra, affascinati dal giovane e bello comunismo.Questa è la storia con i suoi corsi e ricorsi storici. I terroristi non sono da lodare, anzi tutt’altro, ma è giusto fare un distinguo. Ce ne sono alcuni che non hanno mai sparato!! E non è cosa da poco per l’epoca. E poi avete sentito le affermazioni di Andreotti sul muro di Berlino. E quello era, anzi è tutt’ora uno dei più grandi politici italiani e voleva far schiattare quei poveretti nella DDR. Beh il governo Cossiga-Moro-Andreotti non sappiamo un po tutti com’è stato e certi contrattacchi dall’altra parte se li potevano aspettare.

    Un ragazzo che ancora non era nato

  17. Avatar Angelo
    Angelo

    ciao a tutti!
    …i terroristi, tutti senza esclusione, ci e mi fanno schifo e su questo siamo tutti d’accordo; però se non si accetta di rivivere certi passaggi della nostra storia il rischio non è l’oblio, ma la ripetizione. Il cinema può offrire una grande e coinvolgente chiave di lettura, può stimolare ad informarsi tanti che non conoscono quello che successe, oppure può scadere nel perdonismo o peggio ancora nell’immedesimazione assolutoria con chi ha sbagliato. In entrambi i casi ci sarebbe comunque qualcosa di positivo, e cioè si potrebbe aprire un dibattito.
    Quindi non resta che una cosa da fare… andare a vedere il film e, solo dopo, giudicare e scannarsi

  18. Avatar Paolo Boggi
    Paolo Boggi

    Succederà qualcosa su questo ulteriore inciucio ad personam,che il Sultano si accinge a varare. ? Ci sarà forse un impeto di dignità in questo paese che della dignità non conosce neanche il significato.? Credo che assisteremo a manifestazioni di giubilo, osannanti le grandi virtù del miglior presidente del consiglio. Alla stampa rimane solo un compito, quello di indicare un luogo dove scappare a tutti quelli che proprio non ce la fanno più a vivere in questo clima. Paolo Boggi.

  19. Avatar Mario Giardini

    Caro Paolo, dato l’argomento del post di Luca, e le risposte al medesimo, non crede di avere ecceduto con il lambrusco?

  20. Avatar Mario Ferrandi
    Mario Ferrandi

    @Mauro: a me interesserebbe capire come TU sei passato da una organizzazione comunista rivoluzionaria che certo non sparava alle scorte dei presidenti della DC, fracassava i crani di ragazzini indifesi come Ramelli come le chiavi inglesi, a questo barocco e improbabile stupore per il fatto che qualcuno parli di una generazione che quel tentativo rivoluzionario lo ha promosso fino in fondo. Tu hai 57 anni, io 54, ero di Potere Operaio. Ma il fatto è che parliamo dello stesso abbaglio epocale e dello stesso laboratorio politico.Su quel treno improbabile per Civitavecchia ci sei anche tu, evidentemente ci sei salito con già in tasca il biglietto di prima classe per qualche treno giusto. Noi no, avevamo creduto davvero solo a quello di andata
    Ho sparato anch’io, ma non alle spalle, non ho mai pensato di presentare il conto del terrorismo di stato atlantico di quegli anni a un adolescente o di usare la ‘violenza proletaria’ per prendere la testa di un corteo a danno di un’organizzazione concorrente nello stesso campo.

  21. Avatar Mauro
    Mauro

    Mario Ferrandi Coniglio?
    A parte ciò, con franchezza, non ho capito completamente il tuo post.
    Del treno per Civitavecchia non ne so nulla, e tantomeno di biglietti di prima classe…
    Intanto io non ho mai sparato, e non sono nemmeno mai stato vicino ad uno che sparava.
    Nelle riunioni in cui partecipavo io erano quelle di massa, così come le manifestazioni.
    Nessuno dei miei amici ha mai sprangato nessuno.
    E io non sono mai stato sprangato.
    Io ne sono uscito, nel 1971, molto prima che accadessero i fatti che tu hai citato (da Ramelli in poi, per capirci).

  22. Avatar Mario Giardini

    xMario Ferrandi

    “…a questo barocco e improbabile stupore per il fatto che qualcuno parli di una generazione che quel tentativo rivoluzionario lo ha promosso fino in fondo…”

    “Su quel treno improbabile per Civitavecchia ci sei anche tu, evidentemente ci sei salito con già in tasca il biglietto di prima classe per qualche treno giusto. Noi no, avevamo creduto davvero solo a quello di andata”

    Poiché se ho capito bene ci si riferisce alla mia metafora, vorrei dire che:

    a) questo linguaggio conferma appieno la mia tesi: il bagaglio culuturale ecc ecc
    b) “tentativo rivoluzionario promosso fino in fondo”…certo, fino all’uccisione a sangue freddo, sparando alle spalle, in tanti contro pochi…ma che coraggiosi, nelle “promozioni”…chissà, ci fosse stato il telemarketing, avreste delegato?

    Sant’iddio: ma guardatevi allo specchio e arrossite, se ne siete capaci. Una volta i rivoluzionari, fallita la rivoluzione, ci rimettevano la pelle e non stavano a rompere i coglioni, da reduci, con questa prosa da locale per Civitavecchia. Clarification: quel locale aveva solo la terza classe.

  23. Avatar Franca
    Franca

    In effetti, la aberrante frase “tentativo rivoluzionario promosso fino in fondo” è agghiacciante.
    Peraltro, girando in internet mi pare che anche il figlio del signor Ferrandi stia seguendo le orme grandiose del padre.
    Speriamo non ci faccia anche lui la morale tra una ventina d’anni.

  24. Avatar Marco B.
    Marco B.

    @salsicciotto dell’informazione preconfezzionata(‘de sinistra’ del piddì)

    “Chi scrive non è tra i detrattori aprioristici di Sandro Bondi. Ma da stasera ci vorrebbe entrare nel club. Perché in un paese civile non si può passare dal MinCul-Pop al Minculbond”.
    Luca Telese

    ammazza che skifo che fai salsicciotto .. questa tua idea del Min Cul Bond .. è a dir poco aberrante e rasenta l’abominio!! Tutti sanno del MinCulPop dell’epoca fascista, ma su certi “gusti” sessuali de “voiartri de sinistra” sui trans e i kuli in generale .. il solo pensiero di un ipotetico Min Cul Bond .. fà ghiacciare il sangue nelle vene!! Ok che il “soma poeta” berlusconide è un ex dirigente(meglio conosciuto al tempo come Padre Bondi o Don AbBondio)del PCI della sezione di Lucca .. ma hai voglia a esser nostalgici e iconosclasti sulle figure retoriche e i diritti civili delle persone .. da qui a farne di LUI una icona da inkularella GAY .. quasi fosse un/una Natalie di servizio al partito/ideologia .. kompagno/a Bond, James Bond .. di professione Min Cul Bond!!

    PS:salsicciotto hai poi deciso quando lasciare il posto(al Fatto Quotidiano)a qualche giornalista(vero)invece di occuparti di inkularelle e babbominkiate della propaganda politica?! Vorrei potermi abbonare al giornale on line prima che chiuda causa “gossip giornalistico” .. non vorrai essere la causa di tanto male ..

  25. Avatar Antonio
    Antonio

    Marco B. è un poveraccio…

  26. Avatar Magic
    Magic

    Come vanno le vendite del fatto?

  27. Avatar marcos
    marcos

    X MARCO B. MA I GIORNALISTI VERI CHI SONO??? Quelli che nascondono la richiesta di arresto per Cosentino (Minzolini e Tg 5)??? Quelli che pagano un PUPO per farlo apparire il ragazzo di Noemi Letizia (Belpietro, Signorini, Feltri e la sua corte) per farla sembrare una ragazza felice e per far capire che le storie di Berlusconi con lei sono tutte inventate??? Oppure Renato Farina, radiato dall’albo per aver preso soldi in cambio di “documenti scottanti” in suo possesso perchè era una spia??? O più in generale quelli che, grazie ai servizi segreti (dello Stato e quindi di Berlusconi), hanno in mano carte che se le avessero pubblicate un giornale non del Premieri si sarebbe gridato al Golpe??? Vogliamo andare avanti??? Ma lei da quanti secoli si è coricato??? Ma è possibile che la stampa di REGIME sia buona solo in Italia??? A me risulta che in ogni parte del mondo è disprezzata, non capisco perchè debbano essere osannati i SERVI dei giornaletti e delle Tv italianidiote???
    All’opposizione dico una cosa. Occhio per occhio e dente per dente: LA RIFORMA DELLA GIUSTIAZIA? Fatela pure ma quando il signor B non ci sarà più, o sarà all’opposizione, oppure farà solo il nonno, dite pure che farete una controriforma a quella in atto e allo stesso tempo (inventatevi una legge, una più una meno) fate capire che le colpe dei padri ricadranno sui figli e sulle aziende. Nel senso che tutto rientri alla normalità e che questi anni siano vissuti solo come incubo.

  28. Avatar L'89

    ot
    22 euro.
    costa ancora troppo, luca.

    u’
    l’89

  29. Avatar Claudio
    Claudio

    Ieri sera ho visto il film, mi è piaciuto in quanto fa rivivere una pagina tragica del nostro paese e la liberazione finale di alcune terroriste viene vissuta come inutilità e fallimento dei terroristi stessi.
    In quanto ai finanziamenti, non mi sembra che il sig. Biondi e compagni di merende si siano scandalizzati per la montagna di soldi dati a chi ha realizzato il film su Barbarossa voluto dai leghisti.

  30. Avatar Paolo
    Paolo

    Salve a tutti, io il film l’ho visto, ben due volte ma perchè vi ho preso parte attiva come tecnico quindi il mio doppio interesse è giustificabile dal mio ego di vedere le scene come appaiono sul grande schermo, e devo dire che mi è anche piaciuto….
    Sapevo fin dal principio come sarebbero andate le cose e non perchè sono un genio ,ma perchè, credo o per lo meno immagino, di conoscere il nostro bel paese pieno di mille contraddizioni. Sapevo delle critiche che piovevano da ogni direzione mentre trascorrevo le nottate sul set, dei patrocini dati e poi ritirati ma vedevo l’impegno della regia, della produzione e di tutti i partecipanti a far si che il film non fosse, nonostante il bell’aspetto dei due attori protagonisti, un elogio agli anni di piombo, una storia d’amore romanzata di due belli e dannati, un film d’azione spettacolarizzato stile americano.. lo sapevo perchè lo vedevo e perchè avevo letto la sceneggiatura… ho anche letto il libro di Segio per pura curiosità e devo dire che, avendo messo insieme tutti gli elementi (il film, il libro, la sceneggiatura) tutte le critiche sui finanziamenti statali, tra le altre cose rifiutati dal signor Occhipinti dopo la miriade di polemiche, mi sono sembrati inutili fiumi di inchiostro e di parole….
    Purtroppo la storia raccontata nel film fa parte della storia del nostro paese e per me, che ero troppo piccolo per conoscerla in quel periodo, la visione del film ha iniziato a colmare una lacuna che i ritagli di giornale, le informazioni sul web o gli altri scarsi, numericamente parlando, film non erano riusciti a riempire….
    Poi, catalanamente aggiungo, che ognuno è libero di vedere e non vedere quello che vuole ma ahimè la nostra odierna società è anche frutto di quello che la gente vede o che ci fanno vedere…
    Paolo

  31. Avatar Nicola Peis

    Il film è molto didascalico ed è evidente la paura di travalicare i limiti della sceneggiatura. Sicuramente influenzato dalle critiche per la maggior parte pretestuose che ne hanno preceduto l’uscita. Manca poi lo sfondo e l’atmosfera degli anni 70.
    In tutto questo però ha grande rilevanza l’incompetenza e la poca “cultura” dell’attuale dicastero.
    Ne parlo anche sul nostro blog.
    http://www.fbassociati.it/2009/12/14/la-prima-linea-e-il-cinema-italiano/

  32. Avatar Renata

    Ho letto con interesse sia la recensione di Luca sia i commenti: nonostante abbia vissuto quel periodo(ho 60 anni) ho dovuto documentarmi sugli anni di piombo per un motivo semplicissimo: non facevo parte di nessun gruppo politico. La maggioranza delle persone di allora non puntavano alla “presa del potere”, ma vivevano i loro impegni quotidiani nella scuola, nel lavoro e nella famiglia. Quello che manca nei libri e nei film su quel periodo è proprio questo:l’impegno onesto e quotidiano di tante “brave persone”, silenzioso (perchè non faceva notizia) e faticoso perchè magari si scontrava con i fanatici o altri presuntuosi. Ecco, il libro di Calabresi e quello, interessantissimo, “Sedie vuote”, mi hanno aperto gli occhi rispetto a quelli degli assassini.
    Vedrò il film Prima Linea, sapendo che i “protagonisti” erano rapinatori e assassini per “prendere il potere”, finalità che si evince dal libro di >Segio, che non a caso tra le sue “imprese” sceglie di raccontare quella “nobile” dell’evasione, rammaricandosi per la morte accidentale del passante.
    Ecco, a un giovane di oggi direi: molte (forse tutte)le persone uccise svolgevano il loro lavoro seriamente e avrebbero promosso quelle riforrme di cui l’Italia aveva bisogno e invece…Ma quella loro storia non solo non la conosciamo perchè nessuno ci fa un film (non sono ancora riuscita a trovare il film fatto su Guido Rossa!boicottato?), ma addirittura si disprezza il loro/ “nostro” punto di vista, come se le persone “normali”, che non puntano allla presa del potere fossero/fossimo dei poveri qualunquisti. Da sempre si può scegliere da che parte stare e non è che si debba scegliere lo Stato semplicemente così com’è, ci si può impegnare per migliorarlo col proprio lavoro e il proprio impegno (sociale o politico).

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