“Io credo che sia l’ora di trarre una conclusione seria e grave: si apre oggi nella politica italiana una nuova questione morale, che tocca anche il Pd. Un minuto dopo le primarie, il 25 ottobre, dovremo riunirci e aprire una riflessione”. Il caso Marrazzo, per Rosy Bindi è la spia di un malessere della politica. E quindi dovrebbe diventare anche un punto di svolta: il momento in cui si inverte la marcia.
Onorevole Bindi, che cosa pensa di questa storia?
“I problemi giudiziari che si sono aperti rappresentano fatti isolati, per fortuna, ma devono farci riflettere severamente. Anche noi siamo attraversati dalla debolezza che la politica di oggi vive. Corriamo il rischio che le gente ci dica: ecco, siete tutti uguali, tra di voi non ci sono differenze. Ecco perché bisogna tornare a un profilo alto”.
Cosa significa esattamente?
“Dopo anni in cui molti si sono fatti incantare dal pensiero debole, dalla banalizzazione dei ruoli e delle carriere, o si torna al valore morale della politica, oppure subiremo il degrado al pari degli altri”.
Teorizza il primato della politica?
“È molto più semplice: se la politica non ha consenso, non è autorevole e non esprime dignità non ha la forza di indirizzare i processi: li subisce, e le ingiustizie aumentano”.
Marrazzo ha sbagliato…
“Mi ha colpito il fatto che abbia mentito. Per debolezza, certo. Ma non doveva. Mi colpisce che si sia esposto ad un ricatto così grave e lo abbia subito. Mi colpisce soprattutto l’idea della doppia vita: mi spinge a riflettere sulla solitudine in cui vivono molti che fanno politica anche al massimo livello”.
Davvero un leader può essere solo?
“Oh sì. Penso che il leaderismo e la proliferazione dei ruoli monocratici hanno reso i politici più soli, più esposti”.
Perché?
“Intanto perché bruciano le tappe. Nei vecchi manuali di pedagogia si parla di formazione e solidità del carattere. In politica questa è una condizione necessaria. Se non ce l’hai crolli, perché il peso è terrificante”.
E poi?
“Nella prima repubblica un leader era espressione di una comunità che lo passava al vaglio. Oggi, spesso, arrivi paracadutato da un altro mondo, senza riferimenti. E la politica è un mondo che ti svuota”.
Perché?
“È una vita in cui arrivi in un posto e già devi ripartire, in cui passi il tempo a parlare, e sei costretto a tirare fuori tutto quello che hai. O che non hai. Ci sono giorni in cui ti senti solo perché nessuno può condividere questo ritmo”.
Lei sente di aver rinunciato a molto?
(Le scappa un sorriso amaro). “Uno rinuncia quasi a tutto. Sono riuscita, non so come, a mantenere qualche spazio privato, familiare, qualche spiraglio spirituale. Ma non mi nascondo che è un impegno totalizzante. Chi ci arriva tardi può venirne scosso”.
Che fa, tesse l’elogio del professionismo politico?
“Per carità: sono la prima a dire che ci dobbiamo aprire alla società. Ma quel che è accaduto è la prova che non si può neanche improvvisare”.
È difficile tenere insieme le due cose…
“Posso citare Fanfani? Quando arrivava un ragazzo e gli diceva: ‘voglio fare politica’, lui rispondeva: ‘Prima trovati una lavoro, poi torna’”.
I politici oggi sono meglio o peggio del paese?
“Ogni società ha i politici che si merita. Ma proprio per questo chi fa politica deve avere l’ambizione di essere un po’ meglio del mondo che rappresenta”.
Lei esprime una condanna morale?
“No, ho grande comprensione, anche per Marrazzo: la sua lettera è dignitosissima”.
Però si autosospende e non si dimette. La destra dice che è una presa in giro.
(sorride) “Ah sì? Strano. A me andrebbe benissimo se Berlusconi si autosospendesse”.
In molti dicono: il Pd ha fatto la morale a Berlusconi però ha scheletri nell’armadio.
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra è una massima non funziona in questo caso: domandare correttezza e rigore è un diritto, non una gara di virtuosismo. E poi il caso Berlusconi non è paragonabile a nessun altro. Marrazzo ha ammesso e si è dimesso, in due giorni. Berlusconi non solo non si è dimesso, ma non ha ammesso”.
La preoccupata che a Castellamare un iscritto del Pd sia ucciso da un altro iscritto?
“Subito dopo le primarie dobbiamo riunirci e guardarci negli occhi su tutti questi problemi. Uno dei punti su cui discutere è lo stato del partito al Sud”.
I dirigenti minimizzano.
“Sfoglio i giornali di oggi e vedo: la moglie di Mastella al confino. La moglie di Abelli in carcere, e la moglie di Marrazzo che fugge per difendere i suoi figli. Queste immagini, raccontano la crisi che viviamo?”.
Gad Lerner dice che se lei si fosse candidata alla segreteria del Pd sarebbe stata sicuramente eletta.
“Lo ringrazio, ma sarei stata solo un terzo incomodo. Le due candidature erano già delineate. E Bersani ha il profilo giusto per costruire non solo l’opposizione, ma anche l’alternativa a Berlusconi”.
Bersani viene dal Pci.
“È il leader più innovativo. È giusto che il segretario del Pd venga anche da lì. Altrimenti sarebbe come fare l’Europa senza la Germania”.
E’ soddisfatta del confronto tra i candidati?
“Per nulla. Marino ha attaccato D’Alema, ed è il direttore scientifico di Italianieruropei! Dario ha usato toni populisti e demagogici. E poi la nomina di Tuadì: anche un bambino capisce che l’ha scelto solo perché è di colore. Dopo Obama nessuno può pensare che fare un vice basti per essere anti-discriminatoria”.
Luca Telese
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