Luca Telese

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Luca Telese

Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Quando Mike voleva commemorare “il Settantasette”

   (ANSA) – ROMA, 8 SET – E’ morto Mike Bongiorno. La notizia si  e’ appresa da una fonte a Montecarlo, dove il decano dei  presentatori tv e’ scomparso la notte scorsa. Secondo quanto si  e’ appreso, Bongiorno sarebbe stato colto da un’infarto nella  sua casa del principato.  (ANSA).      BSA 08-SET-09 14:11

***

Un giorno, mentre parlavamo di altro, buttò lì la cosa, come se lo desse per scontato: “Sai, adesso dobbiamo celebrare il trentennale del settantasette”. Rimasi per un attimo spiazzato, convinto di non aver capito bene. Mi riusciva difficile pensare che Mike Bongiorno potesse solo evocare l’anno chiave degli anni di piombo, che avesse addirittura un qualche interesse a celebrarlo. Gli chiesi: “Ma che dici Mike? Tu che c’entri?”. Per un attimo quasi si arrabbiò: “Ma come che c’entro! E’ li che è cominciato tutto, mica nel settantotto, come pensano molti, e nemmeno nell’ottanta Io sono stato il primo!”. Continuavo a non capire, e lui proseguiva: “Mi ha chiamato pure Berlusconi, anche lui è d’accordo”. Berlusconi, d’accordo sul settantasette? E lui: “E certo, chi mi doveva chiamare? E lui che mi ha assunto!”.

Capii solo il quel momento che Mike Bongiorno non mi stava parlando dell’anno dei movimenti, ma di quello in cui lui era passato alla nascente Fininvest. E la ricorrenza da commemorare, per lui, non erano i fatti di Lama alla Sapienza o gli indiani metropolitani, ma una fatidica cena, quella nel ristorante “44”, che aveva suggellato l’incontro. A quel punto i ricordi di Mike si infilavano in una sequenza di memoria blindata e per lui indimenticabile, come se corressero sui binari di una ferrovia, un racconto ripetuto molte volte: era a cena con un imprenditore di cui allora non sapeva molto, lui era già Mike Bongiorno (l’uomo più famoso d’Italia), ma pur sempre un dipendente Rai, e con la sua busta paga, per nulla generosa. Così Berlusconi l’aveva guardato, aveva sorriso e gli aveva detto: “Parliamo di soldi. Io avrei pensato a seicento…”». Seicento cosa? Avevo chiesto lui, interrompendolo. E Mike: «Bravo! è quello che gli avevo domandato io: ‘Seicento che?’». E lui? «“Ma milioni, ovviamente!”». A quel punto Mike era quasi svenuto per l’emozione: «Ero così incredulo che gli avevo chiesto ancora: “Oddio, e per quanti anni di contratto?”. L’uomo di Mediaset stranamente non aveva capito che a Mike la cifra sembrava enorme, e già lo corteggiava: «Ma devi immaginare che sono solo per un solo anno, ovvio. Poi però potrai arrotondare con le televendite e con gli sponsor”».

In questo dialogo, a bene vedere, c’era già tutta l’essenza dei due personaggi. Nel 2007 Mike, mentre mi raccontava questa storia era sinceramente dispiaciuto che il locale non esistesse più. Ne avrebbe voluto fare un piccolo museo, così come aveva fatto della sua casa-palazzo-ufficio trasfigurata in mausoleo, in cui le pareti dei corridoi e delle stanze erano letteralmente tappezzate di cimeli, gadget, pupazzi, reperti degli anni cinquanta e sessanta: tutti con il volto, il logo, persino la caricatura del più celebre presentatore della tv italiana. Non posso certo dire di aver avuto un rapporto di confidenza con Mike Bongiorno, però mi sembra di averlo conosciuto bene, benissimo, nell’anno in cui con imprevedibile generosità e orgoglio regale, accettò di collaborare con il gruppo di Tetris per la seconda serie del nostro programma. Il contatto lo aveva propiziato il nostro produttore, Lorenzo Mieli, che cercava insieme alla moglie di Mike, Daniela, di mettere su un progetto a cui il presentatore teneva moltissimo, quello di un canale satellitare. Così, una volta ogni quindici giorni io Lorenzo e un altro autore del nostro programma, Valdo Gamberutti, salivamo a Milano per registrare le domande dei Quiz politici a casa sua. Nelle prime puntate di Tetris – mi diverto ancora rivedendole – lo annunciavo così: “In mondovisione dalla cucina di Mike Bongiorno….”. E lui appariva davvero nella sua cucina. Più tardi ci convinse a passare al salone, che considerava più appropriato. Fu, in qualche modo un’esperienza indimenticabile.

Ricordo un giorno in cui Mike – non so dove fosse – mi passò a prendere in centro con un autista, ma a bordo di una nuova Panda, quasi fiammante. Salii in macchina, eravamo diretti a Cologno, ero stupito di quel contrasto fra l’autista il mito, e l’utilitaria. Lui sospirò: “Me l’ha regalata l’avvocato”. Agnelli era scomparso da due anni e così gli chiesi conto di quel sospiro: “Ancora commosso per la scomparsa?”. E lui, con quella inconfondibile schiettezza che avrei imparato a conoscere: “Ma non dire fesserie! Mi aveva regalato la macchina, mi hanno chiamato per darmela, nel frattempo è morto, e così ho dovuto persino pagarla. Una follia!”. Ecco, Bongiorno ti spiazzava perché ti accorgevi che il personaggio tirato fuori dalla partnership con Fiorello non era una finzione drammaturgica, ma era proprio la quintessenza di Mike. Ovvero: capace di slanci di generosità e grandi taccagnerie, di momenti verità commoventi, genialmente autoreferenziale, incontenibile, capace di vette di professionismo inarrivabile.

Un giorno, per dire, andammo a casa sua a registrare i quiz che sarebbero dovuti servire per una puntata in cui avevamo ospite Paola Binetti. Le domande paradossali di Mike nascevano da un lavoro della nostra redazione, ma poi lui le rileggeva meticolosamente, e, ovviamente, le adattava al suo stile. Talvolta ci suggeriva dei quesiti a cui noi magari non avevamo pensato. Non c’erano mai stati problemi tranne quel pomeriggio, in cui visionando questa domanda (“Gli omosessuali sono a), persone normali b) dei malati…”) esplose in un gesto di rabbia furibonda: “Nooooh! Mike Bongiorno non può dire simili schifezze!”. Un attimo dopo il foglio era stato coriandolizzato e tirato sulla faccia del povero ed esterrefatto Valdo. Si era alzato ed era corso in balcone. Cosa lo aveva fatto arrabbiare? Ce lo chiedevamo, indecisi se andar via. Lui era tornato dopo pochi minuti come se fosse un altro. Affettuoso, bonario, rilassato: “Ne avete un’altra copia?”: Aveva letto tutto davanti alla telecamera, e poi ci aveva spiegato: “Voi non sapete quanti bambini mi scrivono! Io mi preoccupo per loro. Io devo essere anche quel Mike Bongiorno lì”. E noi: “Ma queste domande non sono offensive per i bambini. Sono nel tuo stile, dell’unico uomo che può chiedere le cose scomode senza essere volgare”. Ovviamente Mike mangiò la foglia e disse con un sorriso dei suoi: “Ehhhh siete dei bei filoni, voi…. La verità è che qualunque fesseria scriviate, se lo dico io, pesa più di una sentenza”.

Aveva ragione lui e, come sempre accade in tv, la prova ci arrivò in un baleno. Il giorno dopo quelle domande, lette da Mike, portarono la Binetti, (che istintivamente avrebbe preferito sfumare) a una risposta pericolosamente netta: “L’omosessualità è una malattia”. Accadde un putiferio, già in studio, con Grillini che gridava, i blog furono tempestati di messaggi furibondi, La Repubblica ci fece una mezza paginata. Al telefono Mike sogghignava divertito: “Ma benedetti ragazzi! Che cosa vi avevo detto? Siete un po’ ingenui, fidatevi del vecchio Mike….”.

Un altro giorno, accadde una di quelle cose che ti vorresti sparare. Registrammo mezz’ora, poi aprimmo la telecamera, e si scoprì che la cassetta era smagnetizzata. Lui ebbe un altro attacco di ira nera: “Ma insomma, siete dei dilettanti! Volete costringere Mike Bongiorno a rifare dei ciak? Ma stiamo impazzendo?”. Di nuovo , con velocità sorprendente, se ne andò e tornò, quasi serafico. Un altro uomo: “Che dite, ci prendiamo una bella Coca Cola?”. Quel pomeriggio, sempre nella famosa cucina, ci parlò della rivalità con Pippo Baudo: “E’ lui che ha un caratteraccio e la prende male, non avete idea. Ha un caratteraccio, non è mica un bonaccione come me”. E poi, mandandoci in estasi, parlò persino del celebre saggio di Umberto Eco: “Daaaiii… Tutti a dire che è uno scritto geniale, ma la verità è che è diventato famoso dandomi del fesso…. E’ che sono troppo buono perchè avrei potuto persino querelarlo. Ma Eco è una persona squisita, come si fa?”. Puntata dopo puntata, intanto la magia di Mike bucava il video, creava paradossi, rendeva possibile discutere di qualsiasi tema, se a fare le domande era lui. E lui, soddisfattissimo quando vedeva i politici arrancare di fronte ad A o B distillava perle come questa: “In Italia il quiz è stato uno strumento di progresso. E io ho potuto diventare l’uomo del quiz perchè in questo ero americano”.

Un’altra volta andammo a registrare nel suo studio a Cologno. Era felice come una Pasqua, e ripeteva: “Faccio ancora il 14 per cento di share, e mi fanno registrare otto puntate insieme, un ventenne stramazzerebbe”. La sera dopo, rivedendo le domande nel programma, Mike mi parve splendido. Lui invece era furibondo: “Ma ti sei reso conto che vi ho dato il tappeto musicale originale del mio programma e quasi non si sentiva? Avete rovinato tutto. Imbecilli!”. Ci rimasi male. Ma la volta dopo il volume del “tappeto” del quiz quasi sovrastava le parole. Ancora una volta non si sbagliava: c’era la stessa differenza che poteva esistere fra una messa recitata in una chiesetta desolata, o da un sacerdote accompagnato da un coro gospel. Aveva ragione lui, maledizione, e lo capivo solo in quel momento. Il quiz di Mike era liturgia. L’essenza della televisione è anche liturgia.

Ma poi Mike aveva nel sangue un’altra cosa molto meno poetica. Che per lui era un vero oggetto di culto, e non solo un’occasione di guadagno. In una intervista mi disse: “Senta, non amo quelli che fanno le anime belle, a me dell’avventura non me ne fregava nulla…. Accettai l’offerta di Berlusconi perché solo un matto avrebbe potuto rifiutarla. E poi perché lui aveva avuto l’intuizione geniale che avrebbe cambiato tutto, e quel giorno me lo disse chiaramente: la pubblicità». E se provavi a obiettare che esisteva già si arrabbiava di nuovo…«Ma va làaaa! Fino ad allora si andava a letto con Carosello, si giravano gli sketch e il nome del prodotto andava solo in coda. La pubblicità era un appannaggio di pochi, grandi gruppi, il simbolo di un’Italia austera e allergica ai consumi, in cui si vendeva poco e male». Quindi, ancora una volta Mike identificava la modernità della rivoluzione commerciale con se stesso: “Pensi che i primi tempi arrivavano gli inserzionisti, e dicevano che erano perplessi del fatto che io parlassi in trasmissione del prodotto! Volevano messaggini scritti, sceneggiati, convenzionali, separati dal quiz. Io invece non leggevo nulla, ne parlavo alla mia maniera». Qui Mike andava in estasi: «Capisci? Fu un terremoto! Pensi che uno dei nostri primi sponsor, Rovagnati, scoprì che ogni volta che andavo in onda, il giorno dopo le massaie assaltavano i supermercati per comprare i suoi prosciutti. Hanno costruito i loro stabilimenti con i nostri spot!». Poi si toglieva un sassolino: «Rovagnati si è comportato da ingrato, nemmeno un prosciutto, mi manda! Ma intanto – proseguiva – noi avevamo creato un mercato, il mercato produceva fatturato, e il fatturato creava nuova pubblicità. Glielo ho detto, era una vera ri-vo-lu-zio-ne. Presto lo diranno anche gli storici». A casa e nel camerino dove eravamo andati a trovarlo, Mike esibiva come una icona sacrale la foto di lui e di Berlusconi alla serata di presentazione de la Cinq. Mike mi aveva fatto notare il gioco delle dediche: la prima scritta, sulla foto, recitava: “Come eravamo belli”». Però subito dopo Berlusconi aveva cancellato e aggiunto: “Come siamo belli”. Allora Mike sospirava: “C’è tutto lui. Io e Silvio siamo amici veri, è il padrino di mio figlio».

Bisogna capire questo legame, per rendersi conto di cosa fu, per Bongiorno, perdere in un colpo solo la televisione e il rapporto con Berlusconi. A La Zanzara, su Radio 24, solo pochi mesi, fa, rispose alle domande che gli facevo su quel rapporto con disincanto sorprendente: “Pensa, non mi rispondeva più al telefono! Mi hanno pensionato senza nemmeno dirmi ciao. Roba da pazzi!”. Andare a Sky, per Mike, voleva dire tornare alla tv che gli era stata sottratta, per l’ultima rivincita della sua vita: quella a cui teneva di più. Le agenzie ci hanno raccontato che il suo cuore non ha retto. Ma forse, l’unica cosa che uno come lui non poteva reggere, era la lontananza dal piccolo schermo. Mike, nel bene o nel male, era la storia della televisione, era la storia della pubblicità, la filosofia del quiz era l’anima dell’Italia nazionalpopolare del boom che adesso diventava quasi colta, nel tempo dei reality. Ma il problema è che un ministro del culto non poteva essere strappato dal suo tempio catodico, senza rischiare di perdere la sua sovrumana invulnerabilità.

Luca


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23 risposte a “Quando Mike voleva commemorare “il Settantasette””

  1. Avatar Cocozza
    Cocozza

    ..un po’ vecchiotta..questa intervista

  2. Avatar Graziano
    Graziano

    Non avevo letto questa intervista (non leggo il Giornale).
    E’, pur se vecchia di due anni, interessante anche se non aggiunge molto a quello che già si sapeva.
    Ma c’è un particolare, invece, molto preciso, che va ripreso e ragionato.
    E’ lo stipendio di Mike all’epoca.
    Mike guadagnava 26 milioni lordi e Berlusconi gliene offrì 600, lo stipendio molitplicato per 23.
    Lo stipendio di Mike alla Rai era interessante, non esorbitante, ma era pur sempre uno stipendio 5 o 6 volte più grande di quello di un impiegato che guadagnava benino dell’epoca (io facevo il venditore e guadagnavo sui 3 milioni lordi, mia moglie insegnava e guadagnava sui 2,5 milioni).
    Berlusconi ruppe tutti gli schemi e fece il primo grande danno “visibile” della sua vita.
    Cambiò il paradigma delle cose e scatenò tutto l’ambaradan del quale, ancora oggi, paghiamo le conseguenze.
    Non mi posso dilungare ma vi scrivo una sola conseguenza che spiegherà tutte le altre: una donna normale, mediamente spigliata, che non sa l’inglese, per esempio, come Simona Ventura, che guadagna come 700 o 800 operai.
    La stessa cosa l’ha fatta con i calciatori, poi con i deputati, poi con gli schiavetti, poi con le escort.
    Salvo, poi, decidere, vedi caso Kakà, che ora gli stipendi sono folli.
    Ma il tutto l’ha creato lui!!!
    Meditate, gente, meditate,
    Quest’uomo è stato la rovina di questo paese.
    Non dimentichiamolo mai.

  3. Avatar Graziano
    Graziano

    Integro.
    Il signor Berlusconi è, inoltre, un coglione.
    Si sa che per strappare qualcuno alla concorrenza qualcosa si deve pagare.
    Soprattutto se lo vuoi portare da un’azienda leader in un’altra più rischiosa.
    L’esempio l’abbiamo con la discussione di pochi giorni fa.
    Se vuoi far passare un giornalista importante e che ha una sistemazione corretta (che so, un Giannini di Repubblica) è chiaro che per portarlo al Fatto gli devi raddoppiare lo stipendio (magari per Telese lo sforzo è minore perchè lo porti via da una situazione non piacevole…).
    Ma 23 volte???
    Secondo voi Bongiorno non sarebbe andato con 100 milioni?

  4. Avatar luca telese

    E chi ti dice che il fatto non mi abbia aumentato lo stipendio 23 volte? Comunque la risposta alla tua domanda è no: Mike mi aveva raccontato che Telemilano, all’epoca era una tv di condomio, e lui aveva il timore di aver fatto una cosa spbagliata. In ogni caso, adesso, arriva una nuova versione

  5. Avatar Francesco

    Un uomo che non ho mai amato per la sua inconsistenza “intellettuale”, per il suo vendersi al migliore offerente, per il suo Dio Denaro che lui passava come sogno americano.
    D’accordo ha percorso con noi molta strada ma in direzione differente dalla nostra. Altre sono state le scomparse che mi hanno commosso: Pasolini, Berlinguer, Calvino, gli operai bruciati della Tyssen e tutti i morti “bianchi” non certo quella di un venditore di biscotti.
    Francesco

  6. Avatar Giulio
    Giulio

    Su rete4 ieri sera davano una vecchia intervista a Mike.
    Ad un certo punto scatta il servizio e si sente dire che le tv private non decollavano per le solite pastoie burocratiche…
    Sono andato immediatamente al wc con l’intervista a Bersani.

  7. Avatar Graziano
    Graziano

    A proposito di gaffe, un’altra figura di merda…

    Boh, che strano. Se uno va a guardare i giornali in archivio, scopre che il 17 dicembre scorso il premier non è uscito da Palazzo Grazioli, per via di uno strappo alla schiena procuratosi durante la ginnastica mattutina.
    Oh, niente, poveraccio, tutto il giorno chiuso a Palazzo Grazioli, non è potuto nemmeno andare al Quirinale per lo scambio di auguri natalizi con Napolitano.
    Poi però se uno legge il Corriere di stamattina scopre che il 17 dicembre scorso a Palazzo Grazioli lui non è uscito, ma in compenso è entrato Gianpaolo Tarantini, in una macchina con i finestrini oscurati, e sul sedile posteriore c’erano tre signorine, tra cui questa graziosa brasiliana, che poi è rimasta a intrattenersi con il premier.

  8. Avatar fabrizio spinella
    fabrizio spinella

    Graziano facci la grazia di non ripetere anche qui le stronzate che già leggiamo a profusione nei giornaloni d’èlite, ovvero i riassunti della serva. Sempre la stessa storia: dai tempi di De Gasperi ad oggi, i presidenti del Consiglio che non sono di sinistra (o non sono accondiscendenti con la sinistra) trovano sempre un Graziano all’angolo di strada che fa loro le pernacchie.

  9. Avatar Poggio bello
    Poggio bello

    sento l’esigneza di dire che Bongiorno era un rattuso sessodipendente, e che nessuno si è mai azardato di fare uninchiesta sulle sue donne! magari Berlusconi avesse tanto rispetto dalla sua televisione..

  10. Avatar Graziano
    Graziano

    fabrizio spinella: ce ne eravamo accorti…

  11. Avatar Antonio
    Antonio

    Gian Antonio Stella ti ha citato nel suo pezzo. Però Stella, nell’articolo, mi è caduto sulla leggenda metropolitana di quel ” Ahi, ahi signora Longari, lei mi è caduta sull’ uccello!”, in realtà mai detto da Mike. Ma si sa: le leggende metropolitane sono dure a morire.

  12. Avatar Piero
    Piero

    E saluta quando mi incontri.

  13. Avatar mario
    mario

    tornando a Mike Buongiorno….non mi e’ piaciuto molto l’articolo…un po’ sdolcinato direi…tutti sempre buoni, intelligenti, preparati, onesti, quando sono morti…ma comunque, a prescindere dalle mie simpatie o meno…ma vi pare una cosa normale fare i FUNERALI DI STATO a Mike Buongiorno? che ha fatto per il paese questo signore?Di quale esempio eroico e’ stato? quello di lasciare la Rai per prendere i 600 milioni che gli offriva berlusconi?Meno male che non siamo noi a dare il Nobel, o la Ventura l’avrebbe gia’ avuto! …E non ci scordiamo che nonostante tutti i soldini e il lavoro fatto in vita sua, sembra che la cittadinanza italiana l’abbia chiesta non molti anni fa…e allora?

  14. Avatar Antonio
    Antonio

    Si, davvero sdolcinato, come no. Specialmente nell’aneddoto sulla macchina regalatagli da Agnelli e che è stato costretto a pagare perchè nel frattempo l’avvocato è morto. O quando Telese ha raccontato le sue incazzature . In quanto ai meriti: Mike Bongiorno ha fatto la televisione qui in Italia, che vi piaccia o no. E almeno lui è stato sincero nel dire che è andato da Berlusconi per i tantissimi soldi che gli erano stati offerti, a differenza di certi altri presentatori o anchor man che si guardano bene dal dire quanto prendono lavorando a Mediaset. Un’ultima cosa sulla devozione di Mike per Berlusconi: quella del presentatore era pura riconoscenza perchè con Berlusconi, oltre a diventare ricco sfondato, ha rivitalizzato la sua carriera, visto che in Rai negli ultimi anni non se la passava benissimo in quanto a popolarità. E Mike si era illuso che il Cavaliere condividesse lo stesso sentimento di amicizia e di riconoscenza nei suoi confronti visto il lavoro svolto, ed è per questo che ci è rimasto malissimo quando il suo rapporto con l’azienda è stato troncato in quel modo. Ma si sa: il Berlusca ha riguardi solo per i guadagni della sua azienda, non c’è spazio per nient’altro.

  15. Avatar Daniela
    Daniela

    Anche a me non saluta mai.

  16. Avatar Francesco

    Bellisimo articolo, Luca.

    Quanta ipocrisia in piazza Duomo durante i funerali di Mike Bongiorno.
    Funerali di stato, innanzi tutto. Perchè? Che meriti avrà mai avuto quest’uomo!
    “E’ stato un eroe della resistenza”gridava dal microfono il suo datore di lavoro. Quale resistenza se non quella di resistere per molti anni sulla Tv di Stato e su quella di origine longobarda che mandavano i suoi spot sulle grappe, sui salamini e per ultimi su quella compagnia telefonica nota a tutti per i suoi contratti non del tutto trasparenti. Il motto del nostro eroe non era Patria e Libertà ma Spot e soldi.
    Eppure la piazza, già di per se stessa grande, era gremita o almeno era quello che le telecamere ci facevano vedere, in ogni ordine di angoli. Li’ c’era il popolo delle tv e delle grappe Bocchino,insomma la sua gente: casalinghe, pensionati, uomini e donne dai capelli bianchi, molti dei quali hanno fatto le scuole serali proprio con quell’americano che diceva ahi, ahi, ahi… e sorrideva da quel cono grigiastro chiamato teleschermo. Tutti lì ad applaudire ad ogni battuta fatta dai suoi colleghi e pronti a far ciao con la manina se le telecamere li inquadravano come si trovassero su un traguardo del Giro d’Italia.
    E c’era pure Berluscioni che, tanto per cambiare, ha cercato ancora una volta di rubare la scena, facendo tutto suo l’arco della vita del presentatore, da San Vittore, dove faceva il porta messaggi a Montanelli, fino all’ultimo periodo dopo il loro divorzio voluto dai figli e mai commentato da chi aveva almeno un debito, enorme, di riconoscenza. “Silvio telefonami” è stata l’ultima supplica di Mike pronunciata ai microfoni della trasmissione di Fazio e ovviamente non citata durante la presa mediatica del Duomo di Milano.
    Ma anche questo ormai non stupisce più di tanto. Ogni occasione diventa opportuna per imbonire il popolo beone soprattutto se si tratta di un funerale di Stato. “A lui va il mio ringraziamento per come mi ha sostenuto nel mio servizio per l’Italia e per gli italiani”. Berluscioni maggiordomo ma ce lo vedete? Io, si, visto che ha iniziato questo nobile mestiere servile con Craxi ottenendo antenne e un delfinato insperato!
    Questo è il secondo dei suoi eroi tascabili che lo lascia solo e disperato, si fa per dire. Il primo è stato quel giardiniere o stalliere di Arcore che in vita ha svolto la professione non riconosciuta di mafioso. Peccato che non abbia avuto i funerali di Stato, se non in piazza Duomo almeno nella piazza di Corleone. Ma c’è tempo per rimediare, magari con una targhetta celebrativa che più o meno rechi inciso una frase come questa: “In memoria di Vittorio Mangano, un uomo della resistenza contemporanea che con il suo silenzio difese il signorotto di Arcore contro gli attacchi della magistratura deviata”.
    Continuando a vederci bene…
    Frator

  17. Avatar Cristiana
    Cristiana

    @francesco:ottima risposta.

    anche io mi chiedo perchè tanta attenzione sulla morte di questo vecchietto di 85anni suonati.
    .
    non voglio mancare di rispetto ad un essere umano morto ma è appunto di questo che si tratta: un essere umano morto.. nel mondo succede tutti i giorni.

    non capisco questa agitazione mediatica.. nel senso: gli italiani dovrebbero essere più interessati al dibattito tra fini-berlusconi-bossi.. o a sapere cosa ne pensa l’europa degli immigrati RESPINTI in libia..
    ma forse per l’italiano medio è più interessante sentir parlare della morte di questo vecchietto..che avrà fatto qualcosa di memorabile…. certo molto meno memorabile del sacrificio degli operai della Tyssen..

    Perchè non si parla di più degli immigrati, della politica interna, dell’ economia, del “disguido” Bossi-chiesa?

    non credo che questi temi siano “di sinistra”..credo siano “dell’ ITALIA” e, in quanto tali, meritevoli di interesse da parte degli italiani stessi.

    mi dispiace per la morte di mike bongiorno, come mi dispiace della morte di qualsiasi vecchio(anziano).

    auspiico un migliore sistema di informazione, maggiormente incentrato sui reali problemi della gente, in grado di sorvolare su notizie di terzo ordine tipo “silvester stallone al cinema di venezia” (vedi studio aperto).

    i funerali di stato a mike bongiorno? non ne capisco il senso.. allora li meritava anche mio nonno, grande lavoratore e con pochi danari.

    Cristiana

  18. Avatar lorenzo
    lorenzo

    si vabbè, però Luca non saluta
    sappiatelo

  19. Avatar Gabriele
    Gabriele

    Bellissimo pezzo , Telese. Il Mike che si preoccupa di non scandalizzare i bambini (sì, proprio nel senso che dice il Vangelo: cioè di non essere d’inciampo), è da solo un ritratto perfetto. Ecco l’enorme responsabilità che chi usa la tv dovrebbe sentire.
    Mi ricordo di aver visto Gerry Scotti che, mentre registrava una pubblicità in supermercato, veniva avvicinato da anziane signore che gli dicevano: sei bravo e bello Gerry, lasciati baciare. E lui si concedeva, come fossero state delle zie.

  20. Avatar rodolfo
    rodolfo

    dai, luca, non fare il finto tonto. anche a me hanno detto che non saluti mai, che te la tiri, arrivi in ufficio e tiri dritto. insomma uno poi ci resta male, e dice: quello fa tutto il tipo alla mano, poi non saluta.
    ecco, anche io te lo volevo proprio dire.
    ciao
    Rodolfo

  21. Avatar a.russo

    E’ una pagina molto interessante, questa, con aneddoti in parte conosciuti e in parte no.
    E’ comunque una tesimonianza preziosa, visto che proviene da uno che ci ha lavorato, con Mike, e ne ha potuto saggiare la personalità direttamente.

  22. Avatar Marco

    Pienamente d’accordo: esagerato fare i funerali di Stato per Mike Bongiorno, come esagerata l’eco mediatica causata dalla sua morte. Ma d’altra parte ciò era prevedibile, trattandosi di una persona resa celebre e popolare da oltre cinquant’anni di televisione. Una televisione tra l’altro piuttosto di bassa qualità , destinata ad una fascia medio-bassa della popolazione, di facile intrattenimento, con concorsi a quiz, premi sostanziosi, belle ragazze come vallette, magari un po’ oche, e la pubblicità come componente fondamentale dello spettacolo. Mike si è dimostrato scaltro nel gestire il suo personaggio, avvalendosi con abilità della comunicazione del mezzo televisivo, uomo astuto, con un buon fiuto per gli affari, anche se in apparenza ingenuo, un po’ sempliciotto, ottuso, con poco senso critico, servile coi potenti, insomma una persona comune, il prototipo dell’italiano medio. Tuttavia del primo Mike non darei un giudizio totalmente negativo, anche lui forse coi suoi concorsi a quix televisivi ha contribuito a stimolare gli italiani del dopoguerra verso il sapere e la cultura, anche se un sapere e una cultura nozionistici ed enciclopedici, un po’ da esseri sovrumani, poco pensanti e coi paraocchi; meglio da questo punto di vista i format di alcuni spettacoli a quiz odierni, magari più terra terra, ma alla portata di tutti e basati più sulla logica e sul ragionamento. Del Mike alla Fininvest e del sodalizio con Berlusconi, invece, meglio non parlare….. Sarà stato un affare senza dubbio per il suo status e la sua situazione economica, ma per il resto….. converrebbe soprassedere. Qui Mike si è dimostrato soprattutto un bravo piazzista di prodotti, di consumo, oltre che conduttore di programmi sempre di facile intrattenimento, trasmissioni per casalinghe , aria fritta basati sempre su gare a quiz, con concorrenti, belle vallette, o gare tra piccoli fenomeni che si esibivano nei vari campi dello spettacolo, con sempre tanta pubblicità, (d’altra parte eravamo in una tv commerciale), con elargizioni di generosi premi. rogrammi che hanno contribuito ad allevare generazioni di italiani e fare vivere le menti di milioni di persone in una sorta di torpore , abbagliati dalle luci e dai riflettori del piccolo schermo, pronti magari poi ad andare a votare per Berlusconi alle elezioni, bevendosi candidamente le balle che racconta quotidianamente, ormai quasi completamente rincoglioniti dagli ammiccamenti e dalle promesse dei personaggi televisivi visti come amici fedeli che pensano a noi e al nostro benessere. Poveri illusi!….. Auguriamoci che l’informazione, anche quellla televisiva, migliori nel nostro paese e gli italiani aprano finalmente gli occhi e cresca la loro capacità di critica e ne tragga beneficio anche il livello della nosstra convivenza sociale.

  23. Avatar fabrizio spinella
    fabrizio spinella

    Luca non saluta. E chissenefrega. Sarà l’influenza suina.

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