Spero non vi sia sfuggita la notizia della folgorante campagna boicottaggio condotta Giuliano Castellino e il suo fantomatico gruppo di destra radicale (con un piede dentro e un fuori dal Pdl) “Popolo di Roma”, contro “Il grande sogno” di Michele Placido. Castellino e la sua allegra brigata hanno girato per la Capitale per una notte, hanno preso di mira i manifesti pubblicitari del film, hanno imbrattato le locandine con la scritta “No 68”, che suona un po’ come una parafrasi di “No g8” o di “No logo”.
Avendo incrociato un paio di volte Castellino, non mi ero reso conto che fosse così citrullo, almeno quanto lasciano intendere le sue parole di rivendicazione della bravata. Leggete qui: “Quella di questa notte – scrivono Castellino e i suoi Camerati – e’ stata l’anteprima della nostra campagna, anche IL POPOLO DI ROMA sarà presente davanti a tutte le sale dove si proietterà il film di PLACIDO ma solo per informare tutti i cittadini che quello del 68 non e’ stato UN GRANDE SOGNO bensì UNA GRANDE TRAGEDIA” (i maiuscoli sono loro). Ma Castellino non si ferma: “Il vero grande sogno è rovesciare il 68 e mandare a casa chi ha distrutto la cultura nazionale e diffuso: ATEISMO, MATERIALISMO, DROGA, ODIO E LOTTA DI CLASSE” (di nuovo i maiuscoli sono suoi).
La notizia di questa citrullata mi ha dato un po’ da pensare: non solo perché la sintesi del comunicato di rivendicazione mostrava che i ragazzi in questione hanno le idee molto confuse sul sessantotto (quello vero) e non solo perché ovviamente i boicottatori del Popolo di Roma non possono aver visto il film (che sarà proiettato a Venezia il 9 settembre, e che io invece mi immagino sia molto bello). Mi da da pensare anche perché avendo da poco intervistato Placido, so una cosa che Castellino e i suoi compagni di spray probabilmente ignorano, e cioè che il regista del film era uno che fino al sessantotto era nella Giovane Italia, ovvero l’organizzazione che ha partorito il Fronte della Gioventù (quindi tutt’altro che un testimonial ideologico della stagione della contestazione). Non solo: uno dei miti mai dimenticati della destra è quello di un “sessantotto nero” che fu stroncato nella culla, quello che aveva visto partecipare al movimento anche i ragazzi di destra, che nel maggio dell’anno indimenticabile occuparono la Sapienza, e in particolare Giurisprudenza. L’esperienza come è noto (la racconto anche in Cuori neri) fu chiusa bruscamente dalla spedizione punitiva di Giorgio Almirante e Giulio Caradonna alla Sapienza (“Via gli stracci rossi dall’Università”) che per lungo tempo fu considerata, nell’ambiente della stessa destra una catastrofe politica e militare.
L’attuale sindaco di Roma Gianni Alemanno, quando era segretario del Fronte della Gioventù, promosse una serie di iniziative per riabilitare quella stagione a destra e attribuirsene una qualche paternità, una serie di manifestazioni culminate in un convegno e nella pubblicazione di un opuscolo – “Pagine strappate” – che rivendicava con orgoglio l’anima movimentista dei giovani missini, denunciando come una ferita l’estromissione dal movimento sessantottino. Anzi: la spedizione punitiva, per Alemanno, era diventato il punto di partenza di una campagna di ghettizzazione dei giovani di destra.
Evidentemente nessuno ha informato il giovane Castellino di tutto questo dibattito. A lui, che credo si consideri un ribelle, vorrei ricordare solo questo se il ’68 fu come sui scrive “ATEISMO, MATERIALISMO, DROGA, ODIO E LOTTA DI CLASSE” (e ovviamente ci sarebbe molto da discutere su questo ridicolo bignamino) l’Italia pre-sessantotto era sicuramente CONSERVAZIONE, BIGOTTISMO, REPRESSIONE SESSUALE, AUTORITARISMO, ODIO E INGIUSITIZIA SOCIALE. Ma, ovviamente, anche su questo ci sarebbe da discutere. Io, piuttosto che provare a redimere i boicottatori del film di Placido li obbligherei didatticamente a vedere il film (e a cancellare gli spray). Nella società presessantottina, si sarebbero presa qualche generosa manganellata e sarebbero finiti sanamente in carcere. In questa Italia così permissiva che il sessantotto ha contribuito a costruire gli è concesso di emanare comunicati stampa e di andare sui giornali. Quanto al dibattito sull’anno indimenticabile, io lo riassumerei così: viva il sessantotto, abbasso i sessantottini.
Luca
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