La prima sorpresa è appena entri. Pierluigi Bersani, nel comitato a Piazza Santi Apostoli, lo trovi nell´ingresso, in una stanzetta ritagliata con due vetrate in un corridoio cieco. Nella sala più bella, invece, ci sono i volontari. Una trovata di immagine? O una scelta simbolica, il ritorno al prevalere del partito sul suo leader? Bersani sorride, allarga le mani come per disegnare i confini vagamente angusti del suo ufficetto, scherza: "Non sogno il loft. Ho spirito di servizio e sto in portineria eh, eh…".
Vai a trovarlo per provare a capire chi è l´uomo che secondo i pronostici sarà il nuovo segretario del Pd, con che linea vuol vincere, cosa pensa dei suoi avversari e del governo a cui si oppone. Le sorprese non sono poche. L´ex ministro racconta pagine sconosciute della sua autobiografia; spiega che non gli piace “che il Pd venga pesato per quanto è antiberlusconiano" (ma anche che vuole "un´opposizione più vigorosa"), annuncia che sui diritti civili e sulle questioni etiche nel Pd non potranno più esserci incertezze: "Voglio una legge contro l´omofobia, e considero la regolazione delle convivenze un fattore minimo di civiltà". A chi lo attacca dandogli del vetero-comunista ribatte: "Sono così poco conservatore che dovrò inventare nuove parole per spiegare la mia politica: parole che stanno tra il sociale e il liberale". A proposito di parole. Bersani usa una lingua tutta sua, fatta di coloriture padane e frasi para-popolaresche. A metà intervista, quando gli dici che nel taccuino si è stampata la terza sentenza proverbiale ("La lama si affila sul sasso") scoppia ridere: "Lo so… `il bersanese´ esiste. Ho un accento dialettale, mi piacciono le frasi rotonde e chiare. Se mi eleggeranno io parlerò così".
Onorevole Bersani, cominciamo dalla sua famiglia. Sembra che lei la nasconda…
"Affatto. Ho una moglie, Daniela: lavora in una farmacia comunale. Ho due figlie, Elisa e Margherita, che sono il mio spazio privato e se possibile sacro. Elisa studia storia medievale, Margherita fa lo scientifico. Non le ho mai esposte, e non lo farò certo adesso".
Una scelta narcisistica?
"No, di igiene mentale direi. Fare per 20 anni il pendolare non è facile. Ma quando torni a casa e respiri, capisci perché non te ne pentirai mai".
Elisa ha 25 anni, Margherita 17. L´età in cui si formano le idee, che pensano del suo mondo?
(Sorride, gira gli occhi, sospira) "Mi pare che siano… un po´ più a sinistra di me".
Con Daniela da quanto state insieme?
"Da quando avevo 18 anni. Sono del ´51, faccia lei".
Siete sposati in Chiesa?
"Oh certo!".
Ma se lei passa per quello che vuole rifare il partito dei mangiapreti!
"Veramente sono un ragazzo cresciuto in oratorio, al punto che il mio primo sciopero, racconto sempre scherzando, l´ho fatto da chierichetto. I miei erano, diciamo, gente di parrocchia".
Il suo parroco che dice della sfida?
"Si chiamava don Vincenzo Calda, gli ho voluto un gran bene: purtroppo non c´è più".
La sua non era una famiglia politicizzata?
"Ma figurarsi! Mio padre e mia madre semplicemente votavano Dc, e il mio paese, Bettola, era bianco, bianchissimo".
I suoi cosa dicevano del suo Pci?
"Mia madre, curiosamente, la stessa cosa di Confalonieri: ‘un bravo ragazzo, peccato che sia di sinistra…’ Però escludo che si siano parlati…".
Suo padre invece era meccanico e aveva una pompa di benzina.
"Ci ho lavorato anche io".
Per davvero, o lo dice per fare immagine da working class hero?
"Pomeriggi, domeniche, sole, pioggia… Vuole un aneddoto?".
Prego.
"Una volta, al ministero con una delegazione dei sindacati di categoria dei benzinai. Era gente molto esperta di trattative, c´era un momento difficile, mi sparavano addosso… A un certo punto, io faccio: ‘Ohè! Mi sa che intorno a questo tavolo l´ultimo che ha servito a una pompa sono io!’".
Anche Fini come lei, aveva un padre benzinaio. Lo sapeva?
(Allarga le sopracciglia). "No. Ma allora doveva essere dell´Agip".
E come mai?
"Perché noi eravamo della Esso. Sa, anche lì c´è il bipolarismo, eh, eh…".
Al suo paese saranno stati contenti quando è passato dal movimentismo in Avanguardia Operaia al Pci.
"Macchè, il contrario. Finchè parlavo male del Pci, anche da movimentista, andava tutto bene. Quando ci sono entrato si sono preoccupati. In famiglia ci siamo riconciliati con l´Ulivo".
Veltroni dice di non essere mai stato comunista.
"Lo so, ma non capisco cosa voglia dire. Io ero certamente un comunista; italiano, però, e emiliano. Ma ero comunista, non c´è dubbio".
Mai tifato Urss?
"Guardi, per la mia identità contava molto di più Novecento di Bertolucci che la corazzata Potemkin di Eseinstein".
E adesso, da Bossi a Sacconi molti a destra dicono: `Per noi meglio Bersani´. La preoccupa?
"In questo sono all´antica: il rispetto degli avversari mi pare una cosa bella".
Quando lei ha detto `sto Berlusconi qui´ era uno sfottò, oppure bersanese?
(ride) "Nessuna ingiuria. Bersanese puro".
Ma come nasce questa lingua?
(Sospira) "Senta, io negli anni settanta parlavo in un modo che oggi mi fa quasi schifo: fra il politichese e l’ostrogoto. Ho fatto uno sforzo, adesso credo alla nobiltà della metafora, che consente a tutti di capire".
Ovvero?
"Spiegando perché le proposte di Calderoli promettono troppo mi è venuto da dire `è come un maiale fatto tutto di prosciutti. Poche parole che si fanno capire ".
E se le dicono che lei è il burattino di D´Alema si arrabbia?
"No, perché è una balla".
E quando Franceschini spiega che non può far tornare quelli di prima, cioè lei e D´Alema?
"Prima c´eravamo tutti. E tutti gli ultimi segretari di Ds, Margherita e Pd sono con Franceschini".
Franceschini dice che lei ha idee vecchie.
"Ciò che è nuovo e ciò che è vecchio non lo decidiamo io o lui: ma la storia".
Sul suo avversario non si scompone, vedo…
"Se sono chiacchiere mi importa poco. Se si parla di fatti, allora eccoli: io ovunque sia andato, dalla regione al governo, non ho mai lasciato le cose come le ho trovate".
Quindi il suo Pd non sarà un Pds mascherato?
"Macchè. Per il Pd ho un progetto sociale e liberale".
Lei ha detto che da leader non potrà fare a meno della parola sinistra. Ma allora Franceschini è di centro?
(Altro sorriso) "Glielo chieda. Io penso che anche lui non dovrebbe farne a meno. Sinistra è un’idea di uguaglianza. Centrosinistra è il luogo del Pd, l’area che vuole interpretare. La carta d’identità, per me, è: popolare, laico, civico, di una sinistra democratica e liberale".
Lei ha paragonato il suo ideale di partito prima a una bocciofila, e poi all´Avis. Non sono immagini accattivanti…
"Era per spiegare che il tuo scopo deve essere fuori di te, il bene del paese. Io voglio che il Pd diventi protagonista di una riscossa civica".
Siete figli del Pci o della Dc?
"L´ho già detto. Mi sento figlio di una cultura che viene da più lontano. Una cultura non statalista, ma solidale. Ma sto anche facendo uno strappo, perché non giro lo sguardo indietro a un passato troppo recente".
Si sente socialdemocratico?
Non lo considero un insulto. Ma il mio ideale è una cosa diversa, nuova. Un ideale dove c’è il mercato e ci sono meno monopoli e corporazioni. Ma dove ci sono beni come salute, istruzione e sicurezza che non si affidano al mercato".
L´opposizione deve essere più o meno dura?
"Di sicuro più combattiva, per me. Ma deve essere chiaro che l´obiettivo è sempre una alternativa di governo".
Deve essere antiberlusconiana?
"Non credo alla diversità antropologiche e alle ideologie, soprattutto alle definizioni per negazione. Io sto alla sostanza di quello che non va di Berlusconi".
E cioè?
"Siamo al riassunto di un ciclo di 15 anni. Per quasi 10 ha governato il Cavaliere, e gli italiani gli hanno lasciato fare quello che voleva nel pubblico, nel privato, e nel rapporto tra pubblico e privato. Che cosa glien’è venuto? Se si tirano le somme si scopre che paghiamo più tasse e che abbiamo meno crescita di quando è arrivato Berlusconi".
I leghisti sono barbari?
"Non ho mai pensato che siano quelli con l´elmo di Asterix. Sono andato anche alle loro feste, li prendo sul serio, ma gliele canto anche".
E cioè?
"Le nostre culture locali hanno prodotto gli asili nido migliori d´Europa, le aree artigianali, l’urbanistica…. E loro cosa hanno inventato di nuovo?".
Lei che è così padano non vuole il dialetto a scuola?
"Dopo che si è imparato l´Italiano mi sta bene tutto. Dopo, però".
E le gabbie salariali?
"Pochi ricordano che quando furono cancellate – fra l´altro dal maestro di Brunetta, Brodolini – il salario differenziato c´era in Calabria, ma pure a Rovigo".
Cioè?
"In parte il divario era un problema di tutti. Poi la questione nord-sud ha preso il monopolio del divario e la politica per tre decenni ha mostrato di volerlo contrastare, senza peraltro riuscirci. Adesso pare che lo si voglia interpretare. Si inventano leghe territoriali e si fa battere la palla con parole vecchie e inutili come agenzie, cassa, comitato…”.
Molti ex diessini dicono: voto Marino perché sui temi della laicità è meno generico di Bersani.
(Quasi duro) "Non sono affatto generico".
Facciamo un test. Fine vita?
"Come muoio io, non possono deciderlo Gasparri e Quagliarello".
Carina, ma chi deve?
"Il paziente, il medico, la famiglia.. la soluzione deve essere umana, non burocratica, e nessuno ti può attacare a una macchina se non vuoi".
E i diritti degli omosessuali?
"Visto il clima che viviamo, e tutte le aggressioni, i tempi, sono maturi per una legge contro l´omofobia".
E le Unioni civili?
" Regolare diritti e doveri delle convivenze è un fattore minimo di civiltà".
Molti elettori sono rimasti delusi perché in parlamento, a partire dal caso Englaro, nel Pd c´erano dieci posizioni diverse.
"Hanno ragione. E se vincerò io, voglio far girare la ruota".
Cioè mettere dei limiti ai cattolici?
"No, su questi temi è sbagliato dire che la divisione sia tra laici e cattolici. Nella mia mozione ci sono cattolici come Letta come la Bindi, che per esempio contribuì a scrivere la legge sui Dico, trovando un difficile punto di equilibrio".
Ovvero?
"Se fai il parlamentare, non puoi decidere solo in nome della tua coscienza. E quindi deve essere chiaro che se vuoi aderire a un gruppo, su certi temi, il principio di maggioranza deve essere rispettato anche al momento del voto. I casi di coscienza devono essere previsti e limitati".
Con la Chiesa che rapporto avrà?
"Spero ottimo. Oggi sta venendo al pettine quello tra la Chiesa e il centrodestra. Il governo ha cercato un rapporto utilitaristico e spesso strumentale. Adesso si avverte un forte disagio nell´opinione cattolica, per la doppia morale che spesso emerge nei comportamenti di chi governa".
Ma perché dovrebbero scegliere Pd, i cattolici?
"Il nostro atteggiamento sarà chiaro. Saremo per rigore e sobrietà nell’azione di governo. Saremo attenti al sociale e alla sussidiarietà. Interpreteremo la laicità come responsabilità della politica. Certamente vogliamo una evoluzione nel campo dei diritti civili e una buona regolazione del rapporto tra scienza, tecnica e vita; ma ispiriamo tutto questo ad un umanesimo serio e profondo".
Luca Telese
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