Luca Telese

Il sito web ufficiale del giornalista Luca Telese

Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

Ora Di Pietro sposta il tiro e si mangia la sinistra

No, non era uno di quei personaggi fuori sesto usciti da una canzone di Francesco De Gregori, un uomo che cammina sui pezzi di vetro, o un matto con il cuore stregato, ma un leader in stato di grazia. Nella notte che lui non dimenticherà mai (e nemmeno noi), Tonino Di Pietro camminava sulle punte dei piedi con un sorriso a sessantaquattro denti e un occhio iniettato di sangue. Non per l’ira, come si dice nei proverbi, ma per la gioia e lo stress della campagna elettorale; un capillare saltato, e – puff – una corona rossa intorno alla pupilla.

E come poteva essere altrimenti? Non era mai successo, nella storia elettorale d’Italia che un partito raddoppiasse i suoi consensi da un’elezione all’altra, dal 4% e rotti all’8%. I sondaggi, un successo di questo tipo, lo annunciavano da tempo, ed era l’unico dato su cui erano unanimi tutti: ma una cosa è giocare con i pronostici, l’altra è poter contare i voti nelle urne. E così Tonino, a vendemmia celebrata, annunciava: «Adesso, come promesso (lo aveva detto proprio a noi, ndr) tolgo il mio nome dal simbolo. Mi apro alla società civile». Era così euforico Tonino, nella nottata elettorale, che camminava leggero, aggirandosi tra i tavolini nella terrazza dell’Hotel Majestic, a via Veneto, come se quella non fosse la sede del suo comitato elettorale, ma un luogo di soggiorno e di vacanza. Nulla sembra turbarlo. La mattina dopo, nel giorno dello scrutinio, arriva la notizia che in alcune circoscrizioni Luigi De Magistris ha preso più preferenze di lui? Altri leader forse si roderebbero il fegato, lui risponde serafico, ma sempre con la nota concitatio del dipietrese: «Ma se sono proprio io il primo c’ha fatto la croce sopra! Vuol dire che la candidatura era azzeccata!». Intende dire che è stato il primo a votarlo, e che se De Magistris raggiunge quel risultato è merito suo.

Questo Di Pietro alla doppia panna, che si aggirava fra gli uomini della sua squadra di candidati come un allenatore negli spogliatoi dopo la vittoria in una finale mondiale, aveva già avuto il tempo di preparare la sua strategia da mesi. Ricambio del sangue al personale politico della sua Italia dei valori fin dalla formazione delle liste (meno dinosauri della prima Repubblica, meno ex Dc ed ex socialisti, dentro più donne e più giovani) con la stessa perizia con cui una infermiera programma una trasfusione. Dentro l’ex operaio di Rifondazione Zipponi, dentro la hostess battagliera Maruska Piredda, lo storico del Pci Nicola Tranfaglia: come in un piccolo bonsai di Pd, costruito per contendere il primato.

Il giorno dopo lo scrutinio, ieri, nella conferenza stampa della vittoria era già pronta la carta di una assise che Tonino immagina come una celebrazione mediatica: «A fine mese il nostro esecutivo programmerà il percorso che ci porta dritti al congresso con cui apriamo le porte agli italiani». L’ex pm dice e ripete perentorio: «È finita la fase dell’opposizione, adesso ci candidiamo all’alternativa». Ma cosa vuol dire davvero alternativa? Di Pietro si muove come un cane da tartufo, segue il suo intuito. Intanto ricicla una parola cara a Enrico Berlinguer, una parola che suona più «di sinistra» dell’altra, decisamente girotondina. Poi, ovviamente, il leader dell’Idv sottintende che cercherà di ricorrere a toni più mirati, per attrarre i voti delle liste di sinistra escluse dal batti-quorum. Questo Di Pietro lo teorizza senza perifrasi: «Sentiamo il dovere di farci carico di quella rappresentanza, di un pezzo di Paese, di culture importanti della nostra storia che non hanno trovato posto in Parlamento».

Anche queste parole hanno destato qualche preoccupazione a via del Policlinico (Rifondazione) e via Napoleone III (Sinistra e libertà). Così come ha fatto per i voti sfilati al Pd, infatti, Tonino non ritiene necessari accordi con i gruppi dirigenti, non propone scialuppe, non indica via di salvezza, e lo spiega: «Io non ho nessuna voglia di fare campagna acquisti tra i frammenti del vecchio personale politico: sto costruendo una nuova classe dirigente, parlo agli elettori, non agli stati maggiori senza esercito!».

Il che è musica per le orecchie dei suoi dirigenti, ma veleno per i partiti tagliati fuori dallo sbarramento al 4%. Insomma, Tonino non fa prigionieri. Preferisce lavorare di cesello, scegliersi a una a una le sue prede, «i sommersi e i salvati». In questo modo è passato dal 4% all’8%. Riuscirà a proseguire la sua fase espansiva seguendo lo stesso percorso? Non è detto. Così come non è detto che il pressing sul Pd e il provvisorio scambio di amorevoli di Franceschini («Gli ho telefonato stamattina…», diceva Dario) possa durare a lungo. Di Pietro dice: «Franceschini deve scegliere tra noi e Casini!». Il leader del Pd, molto democristianamente gli risponde che lui è già «alleato con l’Italia dei Valori nell’80% delle amministrazioni in cui si vota. E così i due si aggirano nella gabbia come leoni che si studiano e che si inseguono. Ma Dario si ritrova con il partito scavalcato nelle regioni rosse, in Umbria, e nelle Marche, mentre Tonino può scorrere i dati felice e gridare: «Aumentiamo ovunque, dappertutto, e allo stesso modo… Un successo senza precedenti».

Di Pietro, nella notte in cui cammina sulla terrazza del Majestic senza sfiorare nemmeno terra, nel giorno in cui si abbraccia virilmente con De Magistris, nella sera in cui conta i voti a uno a uno come Paperone i dobloni nel deposito ha solo un dubbio. Finora ha seguito il suo fiuto e gli è andato benissimo. Adesso il salto di qualità gli impone una strategia. E lui quella ancora non ce l’ha.


Scopri di più da Luca Telese

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

6 risposte a “Ora Di Pietro sposta il tiro e si mangia la sinistra”

  1. Avatar chiara
    chiara

    Le brigate dei partigiani durante laguerra di liberazione e, poi, nella guerra civile, erano ben distinte e a volte anche un pò rivali (v.i rossi garibaldini e i più moderati badogliani), tuttavia, anche se lontani ideologicamente, collaboravano, operando verso lo stesso fine (la liberazione). Ma perchè in un momento tanto triste per la storia politica italiana le sinistre non riescono nemmeno fra loro ad operare per un bene comune?

  2. Avatar spino

    @ Chiara:

    “Ma perchè in un momento tanto triste per la storia politica italiana le sinistre non riescono nemmeno fra loro ad operare per un bene comune?”

    Spero tu non includa anche Don Tonino nelle Sinistre… ;)

    E’ comunque un dato di fatto che l’ex PM si stia muovendo cautamente e bene, finora…armato di quel populismo tanto caro alla sua storica nemesi…
    Ricordiamo però che a differenza del “papi nazionale”, Tonino almeno per ora non deve impelagarsi in promesse impegnative.

  3. Avatar ale
    ale

    DI Pietro mi sta un po’ sulle p….. anche se ho votato IDV ma piu’ che altro per le persone non per il partito che e’ ancora troppo personale e familista . Ma come dice Travaglio non essendoci De Gasperi voto il meno peggio . E poi cmq la linea del partito e’ stata coerente fin dall’ inizio della legislatura anche quando dopo piazza navona il pd lo trattava da appestato e i tromboni del corriere (pigu battista . ostellino e i vari cerchiobottisti) e di repubblica lo etichettavano da eversivo e chiedevano a gran voce che Veltroni se ne sbarazzasse all’ istante . Altra battaglia fatta in solitario sulla liberta’ di informazione (gli unici a difendere Annozero) mentre il Pd sottosotto (e ne sono convnto) un’altro editto ,per togliere di mezzo quella brigata di tupamaros che si permettavano di attaccare sia il governo sia l’opposizione (o quel che ne resta), l’avrebbero gradita (perche’ per loro Santoro e’ un rompiballe , Vauro e’ comunista ma rompe troppo , e Travaglio e’ per lo statista di Gallipoli un farabbutto mascalzone) quindi meglio un’altro Vespa o Vespino ma almeno ci possiamo mandare pure la Finocchiaro o la Melandri e magari fanno pure un figurone (se c’e’ gasparri ,sicuro!!!!!!!).Per inciso ……. quella che tutti definiscono come una possibile candidatura autorevole ha portato il pd nella sua citta’ al minimo storico dove e’ diventato il 3 partito dopo pure l’MPA e alle ultime regionali contro Lombardo ha preso la meta’ dei voti della Borsellino (che era stata eletta con le primarie mentre la Anna e’ stata paracadutata da da Roma) e il giorno dello scrutinio si trovava in Emilia !!!!!!!!!!!!!!!!!!! ……….. Altra battaglia sulle intercettazioni una legge liberticida che privera’ i cittadini della conoscenza dei fatti, anche qst in solitario qui i Tromboni de Corriere zitti e mosca ma vabbe’ qst e’ la stampa nostrana.Una cosa per cui non l’avrei votato e’ che 1)non conosce l’italiano 2)non e’ di sinistra 3) lui i movimenti li cannibbalizza e li distrugge (vedi girotondi) 4)perche’ deve fare ancora pulizia dentro il partito e deve essere piu’ trasparente . E poi mi dite come cavolo facevo a votare Vendola che dice che Berl e’ un one-self-man e che la sinistra in qst anni lo ha demonizzato troppo (ma quando?)

  4. Avatar mercuxio
    mercuxio

    Votare Dipietro…..ma la buona e vecchia scheda bianca non era meglio?Sicuramente sarebbe risultata più ordinata o ortograficamente più comprensibile…
    Mi spiace che i compagni siano costretti a tanto per protestare contro i loro pessimi e pusillanimi dirigenti.
    Ripeto che senza idee non si va lontano…..

  5. Avatar fulvio
    fulvio

    cara chiara non hanno più orizzonti davanti, nulla da costruire , forse solo le loro carriere…..

  6. Avatar WatchesSr

    Spasibochki for writing! Used to write home.

Rispondi

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.