Ha stupito tutti con una «dichiarazione di voto» in terza persona. Ha schierato su un fronte politico opposto a quello in cui milita da sempre il più famoso personaggio partorito dalla sua fantasia di scrittore, autore e interprete. Paolo Villaggio ha detto: «Sono sicuro che il ragionier Fantozzi vota Lega». Proprio lui, l’amico di Fabrizio De Andrè, libertario anarchico, per anni elettore fedele del Pci (e una- volta nella sua vita persino candidato, in Dp, per aiutare il partito a raggiungere il quorum). Così, se vai a trovare «il maestro» della comicità all’italiana nella sua meravigliosa casa romana, la sua analisi diventa una ottima chiave di racconto per spiegare il disincanto di tanti elettori progressisti.
Villaggio, l’euro-leghista Borghezio, orgoglioso del suo annuncio, si dice il rappresentante di tutti i Fantozzi padani…
«Lo so. Il bello è che se lo dica da sé».
Ma perché Fantozzi si è invaghito del Carroccio?
«Ha paura: è un piccolo impiegato, intimorito da un terremoto sociale. Per lui la Lega è l’unico partito che risponde alla sua paura».
Cosa votava, prima?
«Sicuramente per la Dc. Ma non era un voto ideologico. Votava le promesse. Conosceva qualcuno, che gli passava un santino e si illudeva di portare a casa qualcosa».
Ci riusciva?
«Macché. Sfigatissimo, come tutti noi».
E ora?
«Si sente minacciato, non capisce le novità».
Eppure negli anni si dovrebbe essere un po’ rassicurato.
«Appunto! Si è imborghesito, difende con più forza i suoi piccoli privilegi».
Cosa teme di più?
«Ha un livello di istruzione medio-basso: i discorsi sulla società multietnica non li capisce».
Villaggio invece è convinto che questa società sia il futuro…
«È il presente. Siamo come l’impero romano della fase crepuscolare: i barbari alle porte non li fermi con frontiere, navi o cannonate».
E quindi?
«Ogni barriera è antistorica. La grandezza dell’impero romano era nella sua capacità inclusiva: Civis romanum sum».
È più cattivo Villaggio o Fantozzi?
«Villaggio, ovviamente. Lui è convinto che la Lega, già che c’è, dovrebbe prendere esempio dai nazisti. Almeno loro erano terribilmente efficienti».
E come convivono Villaggio e Fantozzi?
(Sorride, intona la voce roca) «Io lo odio!».
Quanti anni ci ha messo per liberarsi della maschera del ragioniere?
(Altro sorriso, disincantato) «Liberarmi? Non c’è speranza. Io quello me lo porto nella tomba».
Questo la preoccupa?
«Affatto! È il compagno di una vita, come Chaplin per Charlot… È come chiederti se hai problemi con tuo fratello».
Il professor Kranz si diceva cattivista come i leghisti. Lei ha inventato quel brand…
«Questo no. La mia era cattiveria drammaturgica, finta cattiveria».
Si è dimenticato del programma di Pippo Baudo, in cui lei esordì apostrofando una anziana del pubblico…
«Come no: “Zitta lei, vecchia imbecille!”. Ma era un trucco: quella finta cattiveria rovesciava il cliché buonista della vecchia Rai. Adesso il mondo è crudele, essere cattivi è come andare a vela».
Ma è vero che Villaggio diventò Fantozzi solo per caso?
«Peggio. Una fatalità, direi. Anche dopo aver pubblicato il libro non ero ancora incastrato».
Correva l’anno 1972, un successo strepitoso.
«Oh, sì. La Rizzoli aveva tirato 10mila copie, ne vendette un milione e mezzo. Ma l’attore prescelto per il film era un altro».
Chi?
«Dapprima Ugo Tognazzi. Poi il successo mondiale della Grande abbuffata fece tramontare l’ipotesi».
Ci fu un altro.
«Renato Pozzetto, ci pensi? Ma anche lui non era convinto».
E come andò a finire? Fu una intuizione del padre di Fabrizio Frizzi, produttore del film, che disse: «Nessuno meglio di te lo conosce, tocca a te». Era vero.
«Lo so. Ma rimasi incastrato. Ed è stata anche una fortuna».
Lei è di sinistra: perché pensa che la Lega sia così efficace?
«Usano benissimo le paure degli italiani, si preoccupano di dar loro risposte».
Che lei reputa sbagliate…
«Non capisco perché hanno tanta paura degli stranieri, e non della Camorra. Basta leggere Saviano, per capire chi è più pericoloso».
La sinistra la conforta?
«Ma dov’è finita, scusi, la sinistra? Ormai siamo un Paese di sudditi. E in mezzo prospera un branco di politici decadenti che oscilla come bandiere al vento».
C’è il Pd.
«Ma il Pd non è un partito di sinistra… Si sono trovati di fronte il Cavaliere, il Grande Comunicatore, e sono rimasti irretiti dal suo sogno».
Veltroni non è un grande comunicatore?
(sorriso alla Villaggio) «No. Lo conosco, mi è anche simpatico, ma non ha capito che alla prospettiva di un grande sogno, bisogna saper opporre un altro sogno, altrimenti la sconfitta è sicura».
E invece?
«Veltroni ha risposto con un pacchetto di buoni propositi».
E Franceschini?
«Solo dei propositi. Ci mette buona volontà, ma poi che altro? Non ce li vedi proprio, capaci di sognare. Sono poco più che superflui».
Le piace Di Pietro?
«Per carità! È un giustizialista. Grintoso, almeno lui. Ma io e il giustizialismo siamo due cose diverse. È più a sinistra Fini!».
Lo voterebbe?
«Non è il mio tipo. Però è uno dei pochi che si smarca dalla dittatura della paura».
Insomma, Fantozzi vota Lega, e Villaggio?
«Il bello è che per la prima volta ancora non lo sa. Sceglierà uno dei superstiti partiti di sinistra».
Rifondazione, Sinistra e libertà, o i radicali?
«Ci studio su».
Lei ha appena pubblicato un libro, «Storie di donne straordinarie».
«Nooh! Per carità, detesto chi infila lo spot per il librino. Gliene regalo una copia e ne parliamo un’altra volta».
Allora non è vero che i genovesi sono taccagni…
«Al contrario: siamo molto più generosi del terrificante ceto medio impiegatizio romano».
Può provarlo?
«C’è una motivazione storica. Loro erano sudditi. Noi eravamo una Repubblica, padrona del mare, un popolo cresciuto con un orizzonte non chiuso».
Lei immagina che ci siano donne straordinarie dietro i grandi uomini a inventare i loro successi.
«Infatti è un libro stupendo. Ma non ne parliamo».
Che donna c’è, dietro Villaggio?
«Una grande moglie. Ha avuto la forza, l’intelligenza e l’astuzia di subire il subibile e di più».
Addirittura.
«Ha sopportato moltissimo me. E anch’io lei. A partire dai tradimenti».
Non è il periodo migliore per parlarne…
«Perché? Abbiamo resistito anche a quello. Al contrario di molti miei colleghi non ho collezionato cinque matrimoni».
E alla fine?
«Ci si ama in un modo diverso. Ma ci si ama di più. Siamo molto più che marito e moglie. La vera donna straordinaria è lei».
Villaggio: “Fantozzi vota Lega e io lo odio”
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2 risposte a “Villaggio: “Fantozzi vota Lega e io lo odio””
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beh la Liguria ha espresso spesso uomini notevoli……
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