Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

«Macché colonizzati Tutto il centrodestra parla la lingua di An»

Onorevole Gasparri, la nascita del Pdl sta terremotando An.
«E chi l’ha detto? Non mi pare».
E le mail anti-Fini dei militanti forzisti?
«Non sono un problema. Siamo esposti al pubblico giudizio, Fini compreso».
Però, alla vigilia del matrimonio, i parenti della sposa preferirebbero che la cerimonia andasse a monte.
«Vorrei che scaricasse le mail con me, quando apro la casella della Camera».
Perché, che succede?
«Tra gli elogi, trovo anche una quota di detrattori. Ovviamente di sinistra».
…a cui lei non risponde, immagino.
«Al contrario. Rispondo: “Grazie mille. Per merito vostro continueremo a vincere altri venti anni”. Eh, eh…».
Ma quelli sono suoi avversari politici! I detrattori di Fini sono di Forza Italia…
«Ma guardi: Fini stesso sa di aver preso delle posizioni sensibilmente diverse dai canoni correnti del centrodestra sul caso Englaro, sugli immigrati…».
Quindi lei non è turbato?
«Noo… Mi ha fatto riflettere di più che Piero Sansonetti, ex direttore di Liberazione, tessa le lodi di Fini su Il Riformista, scrivendo: “Non ho visto nessun leader di centrosinistra che difendesse le nostre idee così”».
An teme la colonizzazione azzurra.
«Potrei dire il contrario: adesso è tutto il Pdl che ricorre a idee e concetti che prima erano solo nostri. Per esempio l’indulto: ai tempi di Prodi Forza Italia lo votò e noi lo combattemmo. Adesso non lo rifarebbero più. Altro che colonizzazione!».
Dicono che per i cosiddetti “berluscones” sia l’ora del trionfo.
«Un termine stupido, ma le rispondo coi fatti. L’agenda politica oggi si fonda su parole chiave come sicurezza, vita, lotta all’immigrazione… Dieci anni fa, queste erano battaglie solo nostre. Adesso sono di tutta la coalizione».
Non si sente inglobato, dunque.
«Al contrario. Se noi siamo stati inglobati da loro, allora come minimo loro hanno inglobato la nostra lingua».
Lei non condivide le ultime prese di posizione di Fini…
«Lo stesso Fini, 5 anni fa non avrebbe condiviso certe sue posizioni di oggi».
È molto polemico sugli immigrati.
«La norma sui medici noi non l’abbiamo mica clonata da qualche codice medioevale! Era in vigore fino al 1999, governo D’Alema. Allora non era razzismo?».
E le parole sulla fede?
«Ho visto che si è dichiarato “non credente”. Ci conosciamo da trent’anni, non me ne aveva mai parlato».
Una stoccata! E poi non ci credo.
«Giuro. E semmai è un indizio della nostra laicità. Mai avuto bisogno di parlarne. Almirante definiva il partito “ghibellino”. Però ricordo che quando era nella Costituente europea, Fini combatté per inserire le radici giudaico-cristiane!».
Lei che viene dalla tradizione missina molto rigorosa sulla democrazia interna, non vuole il voto segreto?
«Le racconto un aneddoto. Quando organizzai la battaglia per Fini al congresso di Sorrento, battaglia fino all’ultimo voto, c’era una delegato ammalato che voleva andar via, ma l’ho obbligato a restare e gli ho messo un delegato medico al fianco».
E cosa c’entra?
«La segretezza era determinante. Oggi c’è solo un candidato! Chi vuole che si voti, se non Berlusconi?».
Però le regole si fanno per sempre.
«All’elezione di Fini non si alzò nemmeno la mano, bastò un applauso…».
Quindi non esistono i “berluscones”?
«Io sono considerato buon amico di Berlusconi. Ed è vero, spero. Ma se mi avesse chiesto il voto per l’indulto, da me non lo avrebbe avuto, nemmeno se mi avesse fatto prendere a martellate sui cosiddetti da Cicchitto».
E la quota del 30% dei dirigenti ad An, non è poco?
«Eleggeremo 130 responsabili, 20 coordinatori, 20 dirigenti centrali: 200 persone, che raddoppiano con i vice. Vuol dire 100 dirigenti di An! Non pochi. Poi a novembre facciamo un congresso elettivo. E già da lì, spero, sceglieremo i nomi a prescindere dalla provenienza».
Non teme grandi strappi?
«Ma va! Era così pure per i collegi. Tutti a dire me ne vado, poi il giorno dopo erano in pizzeria a far campagna elettorale».
E il triumvirato le piace?
«Non userò mai questa parola. Però, per una forza del 43 per cento, tre persone al vertice, mi paiono quasi poche».
Franceschini la spaventa più di Veltroni?
«Veltroni è l’apoteosi del nulla, un presuntuoso incapace che ha già fallito. Franceschini, poverino, è un caro ragazzo: sarà dimissionato dopo le Europee, lo sanno già tutti».
Chi dovrebbe andare, dei tre coordinatori al faccia a faccia con lui?
«Noi siamo una forza in crescita, loro un partito in declino. Vanno bene un nipote di La Russa, o un cugino di Bondi».


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