AMBRIOGRAPHY: “A VENT’ANNI ERO COSI’ STANCA CHE SOGNAVO IL LETARGO, A VENTUNO SONO FUGGITA IN RADIO PER FAR SPARIRE LA MIA FACCIA, BONCOMPAGNI MI REGALAVA I PROMESSI SPOSI E INTERROGAVA A SORPRESA SU DON RODRIGO; OGGI IL TRADIMENTO E’ UN TABU’, INVECE SI PUO’ GESTIRE UNA STORIA SENZA FERIRE L’ALTRO, MOLTO MEGLIO CHE PASSARE LA VITA A CONTROLLARLO! SOLO OGGI POSSO RIVEDERE ‘NON E’ LA RAI’, PER ME E’ COME LE CANZONETTE CHE AMI FINO ALLA NAUSEA, E POI RISCOPRI, OZPETEK MI HA FATTO UN GRAN REGALO: HA UCCISO AMBRA”
Su Wikipedia, la biografia di Ambra Angiolini è più lunga di Napolitano. Ma la prima cosa da dire, se la racconti oggi, è un’altra: dell’adolescente che dominò la tv degli anni ottanta non c’è più traccia. La donna di oggi è una persona strutturata: attrice, madre, e per giunta più guardinga di un ministro. Azzardi una battuta per rompere il ghiaccio, e ti fulmina: “Non mi chiederai mica di Non è la Rai, veroooò?”. Raccogli una sua osservazione intrigante sul rapporto fra gli uomini e le scarpe e lei, che pure ne è una cultrice (ha aperto anche una negozio, a Brescia, per passione feticistica) ti trafigge con sarcasmo: “Manca solo una domanda sulla ceretta!”. Ribatto che sulla ceretta ho grandi curiosità. Allora scuote il capo, sospira, e per un attimo temo che mi incenerisca. Inizia il servizio fotografico: prima metamorfosi. Davanti all’obiettivo si illumina come un diamante. E’ qualcosa che le arriva da dentro, negli occhi, nel sorriso: un dono innato, la fotogenìa.
Ambra ha una lingua ricercata (a tratti forbita). A metà intervista, sul Roof garden del Palazzo delle Esposizioni – vista mozzafiato sulla Roma monumentale – diventa introspettiva. Quando parla dei figli si rivela una madre modello. Alla terza ora si fa cangiante: a tratti malinconica, a tratti serena, infine solare. Le sua quattro vite spiegano qualcosa dell’Italia di oggi. Se non altro perché lei è diventata “giovane” a 14 anni, e ce ne ha messi altrettanti per liberarsi di quella maschera.
Da dove iniziamo, per raccontare la tua metamorfosi?
(Sospira) “Non so. Posso dirti un cosa. A venti anni ero stanca”.
Mi pare un buon inizio.
“Non la stanchezza che uno dice: mi riposo e mi riprendo. Uno sfinimento smisurato e indicibile. Volevo andare in letargo!”.
Perché?
“Avevo vissuto buona parte della mia adolescenza in tv. Non avevo un uomo, una vera casa, un fidanzamento che durasse, non riuscivo a condividere nulla con nessuno”.
Quanto è durato quel disagio?
“Un paio di anni. Un periodo buio in cui mi sono trasformata. Avevo 18 anni. Incastrata nella parte della ragazzina brillante, replicata all’infinito per un solo lato del mio carattere. Terribile”.
Cosa ti ha salvato?
“Una intuizione: ‘Via la faccia’, e sono passata alla radio”.
Cosa cambiava rispetto alla tv?
“Tutto. Non avevo più una maschera, ero sola con la mia testa”.
Cos’era il successo per te, allora?
“Non certo gli autografi. Quella è la conseguenza di un’alchimia: qualcosa che esce da te, arriva agli altri e crea emozione”.
E oggi?
“Per me successo è cavalcare una possibilità – un’idea, un personaggio, una maschera – e renderla reale”.
Hai avuto molti alti, ma anche molti bassi.
“In tutta la mia carriera, la responsabilità è mia”.
In che senso?
“Ho fatto Non è la Rai contro il parere di mio padre, e contro quel che mia madre preferiva. Ma ho scelto, e lei mi ha sostenuto”.
Oggi che rapporto avete?
“Lei è la testa pensante che vorrei avere. E’ una donna indipendente. Non frequenta nessuno. Vive di sostanza e di cose belle. Ti pare poco?”
La Sliding door della tua vita è la palestra che ti ha portato al provino, che ti ha portato in tv…
“La mia è una storia di periferia. Siamo cresciuti in strada, io e i miei fratelli… E il modo per controllarmi un giorno è diventato: ‘Mandiamo Ambra in palestra?’”
Avevi una paghetta, prima della tv?
“Non c’erano tanti soldi… Ma non ci è mai mancato nulla”.
E oggi hai un rapporto sofferto con il denaro?
(Ride ancora) “Vuoi darmi della tirchia? No, sono attenta”. Eppure sei emancipata dai bisogni materiali…
(Sgrana gli occhi) “E chi lo dice? Io per vivere devo lavorare. Per poter scegliere devo rifiutare molte proposte”.
Parli come se la tua gavetta non fosse ancora finita.
“Ma è così! Non so perché. Ogni volta che è iniziata una nuova vita – tv, radio, cinema – sono sempre dovuta ripartire da zero”.
Boncompagni: è stato il tuo guru.
“Da piccola mi ha fatto capire come si poteva rimanere sani in mezzo alla follìa in cui vivevo. Un esempio. Mi regalava i Promessi sposi. Poi mi chiedeva a bruciapelo: ….e quel don Rodrigo, che ne pensi?”.
Non hai odiato Manzoni?
“Per me era un gioco! Avevo una sola vera dote: una memoria incredibile. Ero una spugna che raccoglieva tutto”.
Eri una buona allieva?
“Mi faceva domande e si stupiva che rispondessi. Io non sapevo di che parlasse: indovinavo dall’intonazione della voce, eh, eh…”.
Quando hai tagliato il cordone ombelicale?
“Mai fatto… Eppure, mi è difficile abbracciarlo. Mi ispira affetto, ma reverenza”.
Una freddura boncompagnesca indimenticabile?
Su Battisti scrisse: ‘Dio li fa e poi li accoppa’. Capisci?”.
Il bello del tuo mestiere?
“Ogni giorno posso diventare un’altra. Il che, per come sono fatta, è perfetto”.
Una regola che non hai mai rispettato?
“Le balle del tipo: attenta, perché se fai teatro non puoi fare fiction, se fai radio addio tv, se fai tv niente cinema?”
Con Saturno contro hai vinto tutto quello che si poteva.
“Roberta ha ammazzato Ambra, e io ne sono felicissima. Quel personaggio è un misto di leggerezza e angoscia che erano già nei miei occhi”.
Un altro maestro?
“Dario Fo. Mentre eravamo in viaggio per Milano-Italia, si avvicinò una macchina con un cartello: ‘Hai vinto il Nobel’”.
Cosa ti ha trasmesso lui?
“Vorrei carpirgli un segreto: la capacità di tradurre e rendere facile tutto ciò che è difficile e complesso”.
E Baudo?
“E’ la scienza della tv. L’unico per cui una scaletta è un vangelo: in scena, sa sempre cosa accadrà”.
E’ anche il simbolo della tv italiana che non cambia?
“Il problema non sono i mostri sacri. Ma che tutti dicano: ‘Sarebbe bello mettere in pista un giovane’, e che chi lo deve fare non lo fa. Mai”.
Perchè?
“Siamo un paese in cui si preferisce sopravvivere a vivere”.
Pare un aforisma di Boncompagni…
(Ride) “Vero. Avrò rubato anche questo?”.
Sul “nonnismo” italiano sei rassegnata o contestatrice?
“L’Italia ti fa dire: è tutto morto, me ne vado. Ma un minuto dopo pensi che non lo lasceresti per nulla al mondo”.
E Crozza?
“Fa tutto, dalla canzone al monologo, un’energia incredibile, mattatore assoluto. La politicizzazione è il suo limite, ma anche la sua forza”.
E’ il ritratto di un santo.
“Artisticamente libero e irrefrenabile. Umanamente orso”.
Chi ti ha sostenuto di più, in questa carriera?
“Stefania De Santis, insegnante di dizione. E’ stata assistente di Carmelo Bene. Con me iniziò dagli esercizi vocali e da Antigone. Immaginati me che giro per i corridoi del Palatino declamando: “O Tebe, o patria mia…”.
E il legame ha resistito così a lungo?
“Sa che sotto una scorza superficiale sono una persona timida, se ho un provino, prima ho bisogno di sbagliare di fronte a lei”.
Una cosa che ti ha insegnato per la vita.
“A cambiare. Ad esempio la mia voce, che scoprii orrenda per i disastri del romanesco: ‘dì’ invece di ‘tì’, doppie a pioggia”.
E il tuo segreto?
“Non mi sono mai sentita un genio”.
Sembri molto severa con te stessa.
“Anzi. Ora posso riguardare Non è la Rai. E’ come risentire dopo secoli una canzonetta che hai amato fino alla nausea, e scoprirla bella. Come Siamo figli delle stelle di Alan Sorrenti… Divina!”.
Con Francesco Renga hai due figli: Riesci riesci a crescerli come vorresti?
“Certo! Se giro, me li porto. Ho dormito quasi sempre con loro”.
Sei severa anche come madre?
“Mi proposero la pubblicità di una nota merendina. Sai perché ho rifiutato una cifra mozzafiato? Io non gliele compro: era immorale negargliele, e poi pubblicizzarle!”.
Però dici sì a tutte le campagne sociali…
“Sono abbonata. Se mi convinco che è una buona causa, dai preservativi a Veronesi, faccio gratis”.
E’ difficile essere due genitori famosi?
“Ci hanno chiesto in tutte le salse servizi con i figli, ma non vogliamo che diventino parte del mestiere. I settimanali rosa non ci cercano più, e noi non cerchiamo loro”.
Una delle canzoni di Francesco che ami di più?
(Sospira). “Come si fa a dirne una sola….? Ancora di lei, forse”.
Dici: se un uomo tradisce, ma è elegante, la sua compagna non lo saprà mai. Si sono arrabbiate le femministe.
“Era esattamente reversibile per una donna”.
Sempre tradimento è.
“E’ un tabù. Si può gestire una storia parallela – non dico che va fatto, io sono felicissima così – senza ferire. E’ peggio passare la vita a controllare l’altro”.
C’è una massima di Gianni, in proposito?
“C’è n’è una mia. Fra due persone non può esserci sovrapposizione pneumatica: deve sempre passare dell’aria”.
E quegli spazi che il tuo partner si ritaglia?
“Sono la parte di mistero di lui che non voglio sapere”.
Da uno a dieci sei felice quanto?
“Dieci. Perché posso permettermi di scegliere”.
E sul piano privato?
“Di più. Ho una bella vita, la cosa più vicina alla felicità come la pensavo quando ero bambina. I miei figli sono stati il punto di riconciliazione con la mia femminilità, con il mio essere donna”.
Luca Telese
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