I giornalisti erano arrivati a via Teulada pensando di dover raccontare la prima sortita televisiva di Silvio Berlusconi della stagione. Non avevano pensato che contemporaneamente si celebra un’altra ricorrenza, il 14° anniversario della nascita di Porta a porta, programma che Giulio Andreotti definì una volta «la terza Camera della Repubblica». Così, siccome una coincidenza (forse non casuale) fa sì che il berlusconismo e il vespismo di seconda serata abbiano la stessa età, in uno studio televisivo che rispecchiava un’atmosfera di consenso ecumenico, il vero spettacolo che è andato in onda, sotto traccia in due ore di programma, è stato il fioretto fra Berlusconi e il conduttore.
In studio c’erano anche Ferruccio De Bortoli, direttore del Sole 24 Ore, Mario Orfeo, direttore del Mattino, la campionessa olimpionica Valentina Vezzali e la nuova Miss Italia, Miriam Leone, così compitamente governativa da far dimenticare le bellezze spensierate di un tempo. Ed è stata proprio la Vezzali la prima sorpresa in questo duello mediatico che Bruno Vespa aveva preparato per il premier. Entra in scena con due fioretti, uno il suo, l’altro è per il Cavaliere, addirittura inciso con una dedica personale e una firma, come un pegno. E, subito dopo l’offerta del fioretto al premier, Valentina si piazza davanti a Berlusconi con aria agonisticamente seduttiva, il volto a non più di dieci centimetri di distanza dal Cavaliere, le mani che addirittura scorrono sui fianchi, gli occhi sgranati: «Le regalo questo fioretto così possiamo scambiare due battute».
Nello studio in cui il Cavaliere ha firmato il contratto con gli italiani, la sfida è chiara. Un nuovo brivido circense, una nuova photo opportunity per celebrare il compleanno di Porta a porta su tutti i giornali. Per qualche secondo lo studio resta davvero interdetto, nella saletta stampa dei giornalisti si levano boati di stupore e divertimento, poi il Cavaliere impugna l’elsa, prima le appoggia la lama sulla spalla, poi la rifila a Vespa (lo schermidore occulto). E anche Vespa deve improvvisare una battuta. «Vorrà dire che lo userò al posto della mia bacchetta per indicare i grafici». Chi invece continua senza rete è la Vezzali, che aggiunge: «Vorrei che questo fioretto la potesse aiutare ad affrontare le sfide che l’attendono e che hanno bisogno – la campionessa non si crogiola nell’immodestia – di persone come me e come lei che si allenano con sacrificio». La Vezzali mostra un certo rimpianto per il duello mancato e sibila una battuta da brivido: «Da lei io mi farei veramente toccare». Dopo di che, si autocertifica come «mamma di famiglia» e con le tre medaglie al collo e il fioretto si va a sedere.
Ma il duello del 14° anniversario (sia del partito azzurro, che dello studio azzurrino) prosegue. Questa volta la stoccata, solo metaforica, ma non meno ficcante, spetta al conduttore. Berlusconi, preso dall’illustrazione dei risultati del suo governo, si lascia sfuggire un lapsus, «… mi consenta, dottor Fede, di finire il mio ragionamento». La regia inquadra il mascherone di Bruno sorridente: «Se lei continua a chiamarmi come Emilio Fede, temo che la sua popolarità in questo studio possa scemare». E il Cavaliere, recuperando: «Sì, ha ragione, il mio problema è che ragiono troppo in fretta e…». Ma Vespa vuole di più e prova l’affondo: «Per carità, so che Emilio è nel suo cuore…». Lo studio sorride, e a questo punto, quando sembra al tappeto, Berlusconi recupera con l’autoironia: «Ma sa che Confalonieri ancora non mi ha chiamato?». E Vespa, incuriosito: «In che senso?». Il Cavaliere, riprendendo il suo sorriso: «Fra noi c’è un patto: chi capisce prima che l’altro si rin…cretinisce lo chiama e lo avvisa prima che sia troppo tardi. Quindi l’unico problema è se rincretiniamo insieme, perché poi nessuno può avvertire l’altro». Vespa continua ad agitare il fioretto: «Diciamo la verità, Bossi il fioretto, metaforicamente, glielo ha puntato». E il premier: «No, no… Siamo amici, c’è un rapporto leale, il federalismo non lo vuole solo la Lega, ma anche noi».
Si parla dei problemi economici delle famiglie. La Vezzali di nuovo mostra di stravedere per il Cavaliere: «Con persone come lei, che sono positive e ottimiste, i problemi si possono risolvere». Si parla della scuola, e di nuovo Vespa punzecchia l’ego del Cavaliere: «Ma lei che voto si dà?». Poi, scherzando: «Faccia attenzione che sopra il 10 non si può!». Berlusconi, gigioneggiando: «Sa, direi che la lode è una cosa possibile. Mi do un buon voto». E Vespa: «Ma guardi che si può prendere anche il 5 in condotta». E lui: «No, ma io sono un bravo ragazzo, ho alti meriti, dovrei avere fortuna nell’Aldilà!». Poi, un’altra pagina di autoapologia sulle scuole ai Salesiani: «Ho una lunga carriera da leader, ero l’oratore ufficiale che accoglieva cardinali e ministri». L’ultima stoccata arriva quando entra in campo la Miss, Miriam Leone, e Vespa, fregandosi le mani, cerca di far sbilanciare Berlusconi su temi che come è noto non disdegna: «Qualcuno ha detto di lei che è troppo conturbante. Secondo lei rappresenta la bellezza italiana?».
Qui il Cavaliere sembra che si trattenga comprimendo tutto in tre sorrisetti: «Eh… Eh… Eh… Il presidente del Consiglio si astiene da giudizi di questo genere». Quattordici anni di Porta a porta, quattordici anni di Cavaliere in politica, nella terza Camera dello Stato la rappresentazione continua ad andare in scena.
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