(fc) Un nuovo razzismo è in agguato. Da Padova, dove si svolgeva il congresso della Liga Veneta-Lega Nord, Bossi aveva minacciato: “Dopo il federalismo bisogna passare anche alla riforma della scuola. Non possiamo più lasciare martoriare i nostri figli da gente che non viene dal Nord”. A suscitare l’ira del Senatur, la bocciatura del figlio Renzo “bastonato agli esami – racconta il papà – perchè aveva portato una tesina su Carlo Cattaneo”.
Ecco quindi che a tre settimane esatte di distanza, arriva la traduzione/conversione ministeriale made in Mariastella Gelmini: “Nel Sud alcune scuole abbassano la qualità della scuola italiana. In Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata organizzeremo corsi intensivi per gli insegnanti”, dice a Cortina tra le polemiche. Poi aggiusta il tiro, ma sono pochi a crederle: quel che è detto è detto.
Se davvero la Padania ci tiene ad essere “incontaminata” allora cominci a rinunciare – tra le altre cose – ai bravi professori del sud, alla piazza e all’oro di Cammarelle, il pugile che in questi giorni viene fatto passare come “il ragazzo di Cinisello Balsamo”. Peccato che viva ad Assisi e che i suoi genitori siano lucani.
Una provocazione, questa, lanciata stamane a ‘Omnibus’ da Luca Telese (video) e ripresa in serata (audio) da ‘La Zanzara’, il programma di Cruciani su Radio24 che Telese conduce torna a condurre per questa settimana in qualità di succedaneo.
Di seguito l’ottimo fondo di Francesco Merlo sul tema pubblicato oggi da Repubblica.
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IL PROFESSORE IMMAGINARIO
Non esiste una maniera raffinata di mostrare il dito medio, ma Mariastella Gelmini ci ha provato definendo i professori meridionali <dequalificati>, cioè ignoranti. Li vede in mezze maniche, fannulloni alla Brunetta, alloggiati in monovani e pronti a spiegare il teorema di Pitagora ( un altro ‘dequalificato’ di Crotone) ricorrendo alle ‘immagini’ dialettali : <Uora uora passau per l’ipotenusa u’ ferribbotte>. Come tutti i politici, la Gelmini, che di professione è avvocato, ha poi dettato alle agenzie di stampa una smentita che, come al solito, è una spaventata conferma, ma alla ‘don Abbondio’, il quale non era un professore meridionale ma un intellettuale del Resegone, come appunto la signora. Il che non significa che i modelli negativi siano tutti settentrionali. C’è anche da ricordare, in questo caso, la paglietta napoletana, vale a dire l’avvocato che dice e non dice, che smentisce per confermare e conferma per smentire.
In realtà, le professioni intellettuali non sono come gli agrumi o il granturco e dunque ‘il professore meridionale’ non esiste, ma esistono ‘i professori’, che in Italia sono tutti maltratti. Insomma, le intelligenze non hanno radici territoriali e se la signora volesse assistere a una lezione su Manzoni del professore Silvano Nigro, per esempio, potrebbe telefonargli a Catania dove abita e ha lungamente insegnato (‘dequalificando’ altri professori) e dove si è formato alla scuola dell’avellinese Carlo Muscetta e del siciliano Santo Mazzarino.
L’ultimo recentissimo scritto di Nigro, sul ‘Sole 24 Ore’ di ieri, celebra, nel centenario della nascita, il siracusano Elio Vittorini. Passando attraverso Chrétien de Troyes, Georges Perec e Ugo Dionne, Nigro spiega che Vittorini è stato un grande stratega della sperimentazione grafica e della combinazione di linguaggi, ovvero degli incroci tra parole e immagini. Ma Vittorini è anche l’editore che rifiutò di pubblicare il ‘Gattopardo’, scritto da un altro siciliano. Ecco: chi dei tre è meridionale: Vittorini, che lavorava con la Bompiani e con la Einaudi? O Silvano Nigro che insegna alla Normale di Pisa e negli Stati Uniti? O l’autore del Gattopardo, metafora internazionale, molto letta persino a Brescia (ma non nel quartiere della Gelmini)?
Una professoressa calabrese,Giulia Carpinteri, 60 anni, vorrebbe, attraverso ‘Repubblica’, chiedere alla Gelmini dove si è laureata, con quali professori, quale tesi, con che voti… La Carpinteri è una bella donna che ogni mattina va a scuola con il tailleur e un filo di perle ad ornamento della propria cultura classica: <Mi illudo di segnalare la mia distinzione umanistica e l’orgoglio di essere insegnante>. La Carpinteri ricorda di essere stata allieva di Rosario Romeo (la Gelmini può trovarlo su google), il quale ha ‘dequalificato’ intere generazioni di studiosi italiani e stranieri ed era un uomo imponente, una specie di Montanelli robusto, elegante come tutti i bravi professori (ahi!, stavo per scrivere ‘meridionali’) che nell’Italia sbracata hanno a cuore la dignità e il decoro della scuola. La Carpinteri oggi insegna a Roma dopo Scordia, Gallipoli, Milano e Firenze.
Ad un professore meridionale (anche dequalificato) verrebbe facile ricordare che la compagine leghista al governo non ha un pedigree culturale né raffinato né decente. Ma sarebbe stupido imputare ai luoghi formativi, e dunque ai professori settentrionali, la degenerazione di Bossi e Calderoli. E sarebbe opporre dito medio a dito medio dire sciocchezze ‘sudiste’ del tipo che Manzoni non sapeva scrivere, o lanciare Sciascia contro Svevo, Verga contro Calvino, Capuana contro Tozzi, Matilde Serao contro il maestro di Vigevano, Consolo contro Baricco, Bodei contro Giorello, Croce contro Bobbio, Piero Bevilacqua contro Franco Cardini, Canfora contro Luca Canali. Secondo noi è la battaglia dell’ignoranza quella delle intelligenze attaccate come bandiere ai rispettivi diti medi. Molto meglio i pugni in tasca, vale a dire il disprezzo e la ribellione intellettuale che, secondo Gaetano Salvemini (di Molfetta), era connaturata alla superfetazione dei licei meridionali proprio perché erano ( e sono?) i migliori. Plasmati sui valori aristocratici della cultura classica, i professori meridionali erano, insomma, indisponbili a convivere con l’Italietta. Al contrario della nostra ministra, Salvemini li riteneva troppo colti per sopportare, non la povera Gelmini, ma Mussolini e Giovanni Gentile.
Ecco: malgrado la crisi, i salari scandalosamente bassi, il bullismo e le devastazioni politiche… i professori meridionali, se proprio vogliamo farli esistere, sono gli eredi dell’aristocrazia culturale italiana. Con Cartesio ed Hegel, con Hobbes e Tocqueville… con Augusto Del Noce e con la neurochirurgia barese, con gli acceleratori di particelle atomiche e con i maestri del Diritto, della Matematica e della fisica, sono certamente pronti a resistere alla signora di Brescia che vorrebbe che l’ umanesimo, come gli elefanti, tornasse a morire dove è nato, nel Mediterraneo.
Francesco Merlo, la Repubblica (25 agosto 2008)
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