Ministro Calderoli, la Lega ieri ha fatto mancare due volte la maggioranza al governo, votando con l’opposizione.
«Ho visto, non ne so molto più di lei».
E ieri lei ha fatto fuoco e fiamme sul trattato di Lisbona…
«Non è così».
No?
«Ho semplicemente detto che non esiste più, è un’altra cosa».
Non è una cosetta semplicissima, a dire il vero.
«Direi piuttosto che tecnicamente è così facile che lo capisce anche un bambino. Il trattato richiedeva l’unanimità, con il no dell’Irlanda il trattato non esiste più. Punto».
Lei sa meglio di me che se si vogliono trovare delle soluzioni…
«Eh, no! Niente escamotage, stavolta. Anche perché tutte le volte che si è votato, in paesi diversissimi come Francia, Olanda, Irlanda, cosa ha risposto il popolo? No!».
Cosa voterete in Parlamento?
«Per spirito di coalizione potremmo votare anche sì. Tanto è carta straccia, aria fritta. Il nostro voto con riserva significa che l’Europa dei burocrati non esiste».
Detto da un ministro…
«Il trattato ha già perso la sua validità, come glielo devo ripetere?».
Continuate a chiedere un referendum?
«Che dice? Prima o poi si dovrà votare, o anche questo le pare eversivo?».
Lei darebbe indicazione per il no?
«Deciderà Bossi».
Ma lei cosa suggerisce?
«Ovviamente di fare campagna per il no. Le pare possibile che l’Italia potrebbe non essere determinante in alcune scelte fondamentali perché con la rotazione, quando si decide può non esserci?».
Me lo dica lei.
«È una follia! Come anche l’idea che i rappresentanti sono nominati da governi non più in carica. Non c’è nessun eletto dal popolo, in questa Europa. Solo le burocrazie!».
Non è un mistero che la Lega sia contro.
«Ma per buonsenso… Se il trattato andasse a regime, avremo un Parlamento eletto dai popoli che non decide nulla e una commissione nominata dai governi che decide tutto. È democrazia?».
Insomma, siete disposti a rompere la maggioranza, su questo.
«Ho avuto un colloquio con Berlusconi, condividiamo le stesse preoccupazioni. Si figuri Tremonti! Questa non è un una bega, e infatti io condivido in tutto il senso dell’intervento del presidente del Consiglio, che è contrario come noi all’Europa delle burocrazie».
Ma avete mandato sotto il governo: non siete d’accordo sul processo, sulla solidarietà sui rifiuti…
«Alt! Ripeto, sono tutte questioni distinte. Sui processi ha spiegato Bossi, la Lega non farà problemi. Sui rifiuti, scusi: se lei ferma cento persone per strada e chiede, vedrà che sono tutti d’accordo con me».
Dipende dove… Al nord o al sud?
«In qualunque città. Non c’entrano nulla le balle sul razzismo. Il principio è che non si paga la solidarietà a chi amministra male».
Così l’emergenza non si risolve.
«Noi non diciamo mica che si chiudono i rubinetti. Ora per solidarietà si finanzia chi ha bisogno. Ma questi soldi, poi, devono rientrare».
Come?
«Ci sono città del nord, come Milano, che hanno venduto tutte le loro società! Il federalismo solidale non significa che si può accettare che qualcuno i soldi li butta via perché c’è un altro che poi paga! Io faccio sempre l’esempio della sanità… ».
Ovvero?
«Negli ospedali del nord curiamo i malati del sud, spendendo meno di quello che si spende nelle loro regioni, a parità di cura! E lì spendono di più, ma senza curarli. E noi dovremmo ripianare il debito del Lazio creato dalla sanità? Ma dài… ».
Lei non crede che debba essere sostenuto il debito di Roma, dove tra l’altro governa Alemanno?
«Guardi, a me se la giunta è rossa o nera non me ne frega nulla. Il principio è che ognuno si paga i suoi debiti. E non che chi è virtuoso e risparmia paga per chi fa la cicala».
State diventando la nuova Udc, sempre pronti a dissociarvi?
«Prego, non offenda».
Udc non è un insulto, ma una linea politica.
«La considero un’offesa: noi rappresentiamo il popolo, loro tutt’al più interessi».
Quindi non c’è un gioco delle parti tra di voi?
«Io dico le stesse cose di Bossi».
Non c’è una strategia?
«Macché strategia! Non c’è nemmeno contrapposizione, fra noi e gli altri della maggioranza».
Allora come definisce ciò che è accaduto?
«Sull’Europa, ma anche sui rifiuti, noi diciamo chiaramente quello che anche gli altri pensano».
«Ma questa è l’Europa delle burocrazie»
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