Si incontrano nei camerini alle 19.40, e la cordialità fra loro dura solo un attimo: stretta di mano, sorriso, «come stai?», chiede Francesco Rutelli, «Uh, bene», risponde Gianni Alemanno. Solo un’ora dopo, nella diretta di Ballarò, in uno studio arroventato dalle luci e dalla tensione, il fair play cede il posto allo scambio dei colpi: «No, tesoro? Ora parlo io!», grida Rutelli. «Tesoro mai…!», replica Alemanno.
Già alla prima domanda, si precipita nel tema più dolente e tragico della campagna elettorale, Rutelli vince a testa o croce il diritto di scegliere se parlare per ultimo o per primo, sceglie di concludere, e allora è Alemanno che sfodera una copia del Messaggero: «Roma ferita e stuprata». Attacca subito il candidato del centrodestra: «Se vinciamo noi, cose così non devono più accadere» e poi, presentando la sua tesi: «Questa amministrazione, non dà garanzie rispetto alla sicurezza in questa città». Rutelli cerca di tenere botta, in un primo momento, non risponde sul tema, dice che vorrebbe una politica bipartisan, ripete «da ministro sono stato due volte a Milano a sostenere la candidatura di quella città all’Expo». Poi, nella chiusura del primo intervento: «… ovviamente c’è il problema della sicurezza dei cittadini». Ma Alemanno incalza: «Per anni avete detto che Roma era sicura, e che erano i romani a percepire l’insicurezza».
In camerino Rutelli era arrivato con una caterva di documenti: «Le cartuccelle mi servono…». Alemanno, dal suo dossier, a un certo punto, sfodera persino le agenzie con le dichiarazioni del sindaco nel ’94 sui campi nomadi. Il politicamente scorretto irrompe in scena alle 20, sotto forma di una battuta sarcastica di Rutelli: «… non vorrei tralasciare il fatto che con un significativo lapsus, Alemanno ha parlato delle colonnine Ss invece delle colonnine Sos!». Allora Alemanno sbotta: «Io non devo fare lapsus ma tu non devi fare battute cretine». Passano due minuti, e gli animi surriscaldati divampano ancora sul tema della sicurezza. Qui è Rutelli, che prova a sorpassare a destra Alemanno, con la sua proposta choc: «Mi avrebbe fatto piacere, che di fronte a un’idea come quella di mettere un braccialetto, o un altro dispositivo di sicurezza, o un servizio attraverso il telefonino, alle donne della città per permettergli di segnalare delle eventuali aggressioni, il centrodestra avesse risposto in modo costruttivo, e non con un no pregiudiziale». È il candidato del centrodestra qui che parte in contropiede: «Lo dico chiaramente, questa idea non mi piace. Mi pare assurda l’idea di mettere alle nostre donne un burqa elettronico. Così come non mi piace per nulla l’idea delle ronde…». Rutelli scalpita: «Non ti piace?». Alemanno alza la voce: «No, non mi piace l’idea della sicurezza Fai-da-te. È sbagliato. È una cattiva idea!». Floris chiede perché. Alemanno spiega: «Le donne e i soggetti deboli, i bambini, gli anziani, non possono essere tutelati in questo modo. La sicurezza non è solo un problema di ordine pubblico, è un problema sociale. Infatti, colpisce soprattutto i più deboli. Quelli che non possono permettersi – conclude il candidato del Pdl – l’allarme, o la porta blindata». L’ultimo blocco sulla sicurezza si fa infuocato, si parla di espulsioni. Rutelli: «Noi abbiamo espulso 280 extracomunitari, voi, con il governo precedente, ne avete sanati 700mila!». Poi, cerca di uscire dall’angolo del ring rivolgendosi a Floris: «Poi, magari, smettiamo di parlare solo di questo?». Alemanno esclama: «No, senza sicurezza non si può fare altro». Allora Rutelli si arrabbia: «L’altra volta avete vinto, non avete combinato nulla».
Lo studio si infiamma, la platea di figuranti sommerge di applausi, alternativamente entrambi i contendenti. Alemanno attacca ancora: «Ma come fate a vantarvi di 280 espulsioni. È ridicolo. Io dall’inizio della campagna elettorale, ho chiesto 20mila allontanamenti». Rutelli con un sorriso: «Allontanamenti o espulsioni?». Alemanno: «Allontanamenti, mi sono autocorretto». Anche Rutelli, ha una «cartuccella», un ritaglio della Padania: «Guarda che roba, nella pagina delle lettere, c’è il Colosseo trafitto da una spada? Subite la Lega, il vostro primo obiettivo è togliere qualcosa a Roma». Il candidato del Pdl quasi grida: «Tu hai un problema più grosso del mio, ti aggrappi a Bossi per nascondere un fallimento storico. La metro C è stata finanziata dal governo del centrodestra all’82 per cento. Il vero problema è che il vostro gruppo di potere, prometteva di risolvere i problemi di questa città e non lo ha fatto».
Sempre sul Carroccio c’è l’affondo di Rutelli sul tema Alitalia: «Oggi la Padania scrive: “La lega vince, Air France vola via”. A chi la volete dare Alitalia? Ai russi? Oggi Alitalia vale meno perché voi, quando eravate al governo, avete fatto non una politica industriale ma una divisione tra Malpensa e Fiumicino che ha portato la compagnia di bandiera vicina al fallimento. Ma dove sta la cordata italiana di cui parlavate?». S’infervora Alemanno: «Noi riteniamo che si può costruire una cordata italiana». E poi, alzando il tono di voce: «Non si può svendere Alitalia. Alitalia, Rutelli, capito? Italia, Italia, Italia».
Saltano tutti gli schemi, le cartelline si chiudono, finisce con i due candidati che si azzannano in un corpo a corpo dialettico. Molto politicamente scorretto. Ma la democrazia è questa.
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