In tempi di par condicio, la vita del conduttore è durissima. Soprattutto se il conduttore in questione ha un programma che un decano come Giulio Andreotti ha ribattezzato «la terza Camera». E soprattutto se alcuni ospiti – è accaduto due volte! – prendono la brutta abitudine di alzarsi e andar via.
Vespa, la sa a memoria, la legge sulla par condicio?
(sospiro) «Purtroppo serve a poco… Ogni volta viene interpretata in modo diverso».
Faccia un esempio.
«L’altra volta c’erano due coalizioni, stavolta undici!».
Lei è obbligato a invitare tutti, eppure c’è chi se ne va.
«La cosa, se posso dirlo, mi fa arrabbiare».
Pensavo ne fosse felice…
«Uhhh.. Sa che sono l’unico programma che ha già ospitato tutte le undici coalizioni? Solo Dio sa cosa mi è costato far quadrare i confronti».
Dica la verità: temeva che gli sconosciuti le ammazzassero l’ascolto?
«Le dirò di più! Giovedì con i partiti comunisti, Forza nuova, e due gentiluomini come Castelli e Damiano abbiamo fatto un record: il 22%!».
Sembra stupito.
«Devo essere sincero? Sì. Ma è il segno che i personaggi nuovi funzionano e che c’è grandissima curiosità».
È accaduto anche con la Santanchè, che da lei – anche se non aveva le partite contro – ha fatto più ascolti dei due principali leader…
«Eh sì, la Santanchè è davvero brava: sinora è lei la vera sorpresa televisiva della campagna elettorale».
Lei ci crede allo share?
«A dire il vero no. Fra l’altro credo che la Rai sia sottodimensionata dall’Auditel».
Torniamo a chi va via. Quanto la danneggiano?
«Danneggiano? Per noi semmai è il contrario. Sa che studiando la curva si scopre che nei minuti in cui Turigliatto abbandona lo studio l’ascolto sale di sei punti?».
Bisognerebbe pagarlo?
«Non esageriamo. Fra l’altro lui sapeva benissimo che ci sarebbe stato ospite Fiore: ha pianificato l’addio… ».
E Boselli, invece?
«Per carità, tutto legittimo. Ma sa che è uscito dallo studio e aveva già pronta una manifestazione sotto la Rai, con tanto di megafoni?!».
Ci si perde o ci si guadagna ad andare via?
«Eeeeh… A Turigliatto, che non ha legioni di elettori, direi che non nuoce».
Giovedì ha avuto paura che se ne andasse anche l’altro comunista, Ferrando?
«Guardi, per me paura è un termine sbagliato… Fra l’altro Ferrando aveva detto: mi confronterò con Fiore proprio in quanto fascista».
C’erano rischi fisici?
«Ma va! Se non danneggio nessuno, aggiungerei che a telecamere spente si sono anche stretti la mano».
Ma se lei ha bacchettato la candidata premier ferrandiana, Fabiana Stefanoni…
«Guardi, io mi riservo di sottolineare i paradossi con tutti, dai grandi ai piccoli. Francamente, dire che il Papa è contro le donne perché dice che vuol difendere la vita… ».
I primi duelli della tv italiana li ha diretti lei nell’ormai archeologico Ping Pong…
«Ommamma! Roba di un quarto di secolo fa… Ma ci sono state puntate bellissime e senza rete che molti politici di oggi se le sognano».
Mi faccia un esempio.
«Il memorabile match Pansa-Andreotti dopo la morte di Dalla Chiesa. Si fecero 16 milioni di ascoltatori, e Pansa fu davvero tostissimo».
E Andreotti?
«Era l’unico leader di prima fila, a quei tempi, a non temere il ritmo di Ping Pong».
Lei moderò il duello Prodi-Berlusconi …
«Non lo moderai io, perché con quelle regole ero condannato a fare il semaforo!».
Esempio?
«Ma se per statuto non potevo nemmeno far domande!».
Ce l’ha un retroscena?
«Be’, sì… Il vero duello c’era stato prima, con la riunione preparatoria Bonaiuti-Sircana: persino le inquadrature erano concordate… ».
E come lo giudica, oggi?
«Una grande sudata per non dire nulla».
Stavolta il duello si farà?
«Sia Berlusconi sia Veltroni dicono che vogliono».
Cosa darebbe per ospitarlo lei a Porta a porta?
«Guardi, penso che se si facesse dovrebbe essere in due tranche. Una da noi, una a Mediaset. Anche se, secondo l’interpretazione del presidente Landolfi, i candidati non dovrebbero incontrarsi».
In America nessuno pensa: mi conviene o no. Si fa.
«Sì, ma in America c’è una tradizione storica; in Francia pure. In Spagna è stato ovvio. Blair invece non l’ha fatto».
E le «trovate di scena» a Porta a porta?
«La tv è anche spettacolo».
Se mette all’asta lavagne e scrivanie diventa ricco.
«Eh, eh… i cimeli me le tengo da parte».
Come le è venuta l’idea della scrivania per il contratto?
«Nessun colpo di genio. Ho pensato semplicemente: ma dove lo firmiano?».
Finirà in un museo?
«Veramente Benigni mi disse: vengo a Porta a porta solo se mi fai fare le capriole sopra quella scrivania».
Lei ha rifiutato sdegnato?
(ride) «Nooo! Ho acconsentito entusiasta. E lui che non è venuto».
Non ancora.
«Infatti la tengo ben stretta, pronta per lui».
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