Ieri, a Tetris, avete visto qualche scintilla (e se non c’eravate, troverte lo spezzone qui sopra). Ferrara che incrocia le lame con la vigorosa Lidia Ravera, Ferrara che prova a strappazzare – in sequenza – una giornalista femminista, una dottoressa abortista, una attrice come Vanessa Gravina ("Occupati delle soap…"). E dulcis in fundo, ovviamente, il sottoscritto, al grido: "Non mi faccio moderare da un apprendista giornalista!" (che poi sarei io, meraviglioso).
Attenzione. in questa Italia animata dalle tifoserie, il tele-litigio è la cosa più apparentemente redditizia. Ho verificato più volte che in televisione il duello fa fa questo effetto. A prescindere da quello di cui si discute, se critichi uno di centrodestra riceverai la vigorosa solidarietà di quelli di centrodestra, e se litighi con uno di centrosinistra, viceversa. Per dire. Siccome due settimane fa ho punzecchiato Di Pietro da Santoro, per giorni ho ricevuto mail di congratulazioni dagli elettori antidipietristi, e di rimprovero dai fan di tonino. Mentre io volevo porre un problema molto semplice: si può essere dipiestristi o meno, ma non si può accettare che un "mortalizzatore" (quale lui vorrebbe essere) provi a piazzare la figlia come praticante nel giornale del suo partito, e faccia pagare l’affitto della sede del suo partito, (che si è comprato lui) al finanziamento pubblico (cioè a noi).
Ora, del merito non gliene frega più nulla a nessuno. E questo è – credo – uno dei livelli più bassi a cui sta giungendo la politica italiana, l’azzeramento delle ragioni, e il trionfo delle tifoserie preconcette. ma noi non siamo tifosi, non amiano nè l’intruppamentio nè il leccaluclismo bilaterale, ci piace discutere delle cose senza arruolarci in nessuna casamatta e in nessuna caserma. E così ieri ero dispiaciuto di questo litigio con Ferrara per almeno tre motivi. Il primo personale: non condivido nemmeno una virgola delle attuali battaglie di Giuliano, ma ho qualche motivo per volergli del bene, perchè so quale tratto di umanità abbia sul lavoro. Non mi sono scordato, ad esempio (forse lui sì, io no) che un giorno del 1999, mentre io ero mobbizzato da una raffica di contratti precari del Corriere della sera, senza quasi conoscermi (se non di firma) e sapendo che non la pensavo come lui- avendomi incontrato al Patheon – mi offrì addirittura un lavoro a Il Foglio. Il secondo motivo è di merito: credo che in questa sua battaglia anti-abortista, che pure ci ha costretti a porci nuove e vecchie domande, non riesca ad essere dissacratorio come vorrebbe, nè tantomeno riesca a dare risposte convincenti. Per cui dice che la 194 non la vuole toccare, che è contrario alla pillola, all’aborto, alla contraccezione…. praticamente, un anticonformista come lui è arrivato a predicare la castità, e questo un po’ mi turba. Infine, l’ultimo motivo di amarezza, è… "anagrafico"-generazionale. In un momento di disagio (forse per come andava il dibattito), Ferrara non si è reso conto che pur di affondare la lama si è messo ad usare le stesse argomentazioni che usò Bruno Vespa nella sua nota incazzatura a Tetris. Conosco Giuliano: il suo motto è personalizzare e colpire, "Al cuore Ramon", come in un film di Sergio Leone. Tutto cioò potrebbe persino avere una sua estetica spavalda, se non fosse che per colpire al cuore, Ferrara gratta dal fondo del barile delle provocazioni più scontate: al giovane dice banalmente che è un appredista, alla femminista che gli pare di stare in un dibattito maoista, all’attrice che si occupi di soap. Il contrario di quello che uno si aspetterebbe da lui. L’iconoclasta, insomma, usa una lingua di establishment.
Tutto bene, d’accordo. Ma poi non si secchi se lo si manda a quel paese, no? Detto questo, adesso, con la sua sfuriata e con quella di Vespa ci facciamo il prossimo spot. Possono essere dei geni loro, e dei pirla noi. Forse sarà vero che sono dei mostri sacri loro, e noi solo dei ridicoli pivellini. Ma loro non si accorgono di essere parte di un’Italia nonnistica. Mentre noi, invece, ci siamo accorti benissimo che loro lo sono. Ad esempio quando pensano che dopo di loro non si possa fare televisione, politica, giornalismo, università, dopo di loro il diluvio. Perchè tutto sommato – anche di questi tempi – è mille volte meglio essere giovani e inesperti, che auterevolissimi e bolliti.
Luca
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