Luca Telese
Roma – La vignetta, col senno di quello che è accaduto poi, è profetica: il militante di sinistra, si svegliava nella notte, quella dei risultati, tormentato da un incubo. «Non è finita». E davanti agli occhi, appollaiato sul letto, si trovava un piccolo Berlusconcino, con un ghigno a 64 denti, che gli ripeteva: «Non è finita». Quella vignetta, Vauro Senesi, vignettista principe del Manifesto e AnnoZero, l’aveva disegnata a caldo, nelle ore in cui il saliscendi dei risultati elettorali, aveva consegnato a Romano Prodi la sua incerta vittoria. Oggi, ripensandoci, ride amaro: «Ma quale profezia, più che altro è stato buonsenso».
Addirittura, così pessimista Vauro?
«Sì, questo centrosinistra è riuscito a deludere le aspettative, che peraltro erano già scarsissime».
Secondo lei, quella sera Berlusconi non aveva perso?
«No, quella sera ha cominciato a rivincere: questo governo, è riuscito a fare il berlusconismo senza Berlusconi, e quindi a preparare il suo ritorno».
Berlusconismo inconsapevole?
«Ma, veramente in alcuni casi mi è sembrato più che consapevole».
Lei raffigurava Prodi, con l’epiteto di «San Precario»…
«E infatti, non è neanche arrivato alla fine di un contratto a termine di cinque anni».
Lei nel ’98 scelse il Pdci perché era addolorato per la caduta del primo governo Prodi…
«Sì, e adesso ho invidia per quel Vauro di allora, così ingenuo… ».
E perché quello di oggi com’è?
«La caduta di Prodi mi ha lasciato del tutto indifferente. E credo che a sinistra molti la pensino come me».
Adesso c’è Veltroni che dice di voler correre da solo.
«Già, perché c’è Prodi che lo insegue per farsi ridare la bicicletta, eh eh eh».
Ci ha fatto una vignetta sopra?
«Già, ladri di biciclette, per l’appunto».
Secondo lei il governo non è stato abbastanza di sinistra?
«Certo, e infatti anziché cadere per Kabul, sono caduti per Ceppaloni. Converrà che c’è una bella differenza… ».
Lei ha una grande predilezione per Mastella…
«Di Madre Mastella di Calcutta, non vorrei parlare più».
Allora parliamo di Dini, il rospo che la sinistra doveva digerire.
«L’ho disegnato, mentre fa un ruttino, e sospira dicendo: “O viceversa”».
Nel senso che è Dini che ha mangiato la sinistra?
«Magari, si sono mangiati da soli. Si preoccupavano del rifiuto della politica, sono finiti alla politica dei rifiuti, ovvero, sommergendo i loro elettori di ecoballe».
Lei non ha perdonato le uscite del Pd contro i lavavetri, vero?
«Resto a quella vignetta in cui immaginavo un carro armato a Kabul, con una scritta “Grave pericolo per i nostri militari”, e poi il carrista che chiedeva “Talebani?”».
E cosa si rispondeva?
«“No, lavavetri”».
Insomma, secondo lei il governo si è fregato con le proprie mani?
«Berlusconi tutto quello che poteva fare l’ha fatto, ma anche loro si sono dati da fare: hanno aumentato del 25 per cento tutte le spese militari, hanno aumentato le missioni e le truppe… ».
Vuol dire che anche la sinistra lei la sente un po’ Casta?
«Direi che siamo passati dalla Casta alla cosca».
E ora in che cosa spera, un ritorno di Prodi?
«Per carità! Torna Dini, torna Andreotti, torna De Mita. Questo è un Paese di zombie».
Però c’è Veltroni…
«Che bello, un aspirante zombie. Infatti si sta già dando da fare per morire la prima volta».
Ha risparmiato Rutelli, vedo?
«Sì, effettivamente non ha fatto un c… ».
Più che disincantato lei mi sembra disperato.
«Lo stato d’animo del militante di sinistra l’ho raccontato così, con quella coppietta abbracciata, a cui dicono “Prodi se n’è andato, Berlusconi non c’è ancora” e loro rispondono: “Godiamoci questo momento magico”».
Ma allora chi salva, almeno il suo partito, il Pdci?
«Finché non votano contro le missioni, non salvo nemmeno loro».
Avrà almeno una speranza?
«Sì, magari qualche lista civica di gente perbene, lontana dalla politica che prende il 10 per cento».
«Guardi che l’antipolitica, in questi anni, a sinistra l’hanno fatta i leader dell’Unione».
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