Tutto è precipitato in poche ore. Sì, è vero l’Udeur era già fuori dal governo. Sì, è vero, l’«appoggio esterno» annunciato da Clemente Mastella nella conferenza stampa delle sue dimissioni, al President di Benevento, era già traballante, così come i rapporti nella regione cruciale per i destini del Campanile, la Campania. Ma la precipitazione che lo ha portato allo strappo di ieri, alla conferenza stampa di addio e poi nella tribuna mediatica diPortaaporta per spiegare le ragioni delsuo abbandono del governo parte in realtà a piazza San Pietro, dal bagno di folla di piazza, con i papa boys ratzingeriani che gli urlano dietro: «Clemente buttali giù». Certo, Mastella è da sempre uno dei più attenti segugi di Montecitorio, uno che fiuta il vento della politica come pochi. E alla scelta finale hanno contribuito non poco l’approvazione del referendum elettorale, il rischio di unaccordo che tagliasse fuori l’Udeur, la perdita di quel fenomenale potere contrattuale che faceva della Campania e del Campanile – parole sue – «Quello che è la California per Hillary e per Obama». Ma se tutto questo è vero, è anche vero che il leader dell’Udeur è uno per cui conta ancora di più il ritorno che ha avuto in questi giorni dalla piazza, dagli amici e dai nemici di un tempo. Hacontato(moltissimo) il fatto di essere stato «lasciato solo» da parte della maggioranza («quelli che pensavano che fossi ormai un cadavere politico e non si volevano sporcare le mani»). E ha contato altrettanto il fatto di aver recuperatoinvece solidarietà impensabili e di essere riuscito a ribaltare una condanna mediatica che sembrava inappellabile e definitiva. Ha contato che gente comune che non aveva mai votato Udeursia accorsa alle manifestazioni «Libera Sandra»,ealla «processione» di Villa San Giovanni. Ma hanno pesato anche solidarietà insperate: «Per me che Anna Maria De Mita chiami dopo venti anni di gelo, cambia il modo di vedere le cose. Sono fatto a questo modo: io, per una cosa così, cancello qualunque rancore». Ma non altrettanto si può dire del Pd, oggetto di sarcasmo feroce: «A Veltroni auguro buona fortuna, di vincere le elezioni del 2500 dopo Cristo». E su Prodi: «Fa male a non andare al Quirinale». Ma ha pesato moltissimo anche lo stress emotivo e affettivo di questi giorni, l’adrenalina che sale e scende negli arresti domiciliari di Ceppaloni, dove ogni sera, davanti al televisore, tutta la famiglia partecipa al sali e scendi degli avvenimentie al precipitare delle notizie. C’è uno dei due figli, Pellegrino, colpito «due volte» dall’inchiesta, sia per l’arresto della madre sia del suocero. Intercettato sul suo cellulare nelle conversazioni più private. L’altro, Elio, che assieme a Roberta Gasco (sua fidanzata e leader del movimento giovanile) diventailsimbolo della «resistenza a Ceppaloni», ma che viene anche colpito dallo sconforto: «Papà, non dormo più la notte». Ieri Elio ha staccato per la prima volta la spina, dopo giorni di fibrillazione, e ha passato buona parte della giornata con il suo consigliere spirituale, don Renato, il parroco di Ceppaloni. Sulla scelta di Mastella, e sulla strategia di queste ore ha contato anche che sia arrivato in soccorso un amico come Carlo Rossella, presidente della Medusa ma anche stretto consigliere,e possibile perfetto «uomo-immagine» del Campanile nella nuova strategia ultra garantista del partito. Probabile candidato in un ruolo-chiave, se si andrà davvero al voto anticipato:ungiornalista notissimo, radicato al nord, uno che si integra benissimo con l’immagine del Campanile. E ha contato ancora di più il calendario più importante, quello del giudice del riesame che dovrà decidere sulla conferma o no degli arresti domiciliari di Sandra Lonardo (che si pronuncerà, a quanto pare, il 28). Se la scelta del governo fosse stata fatta a ridosso di quel voto, qualcuno avrebbe potuto pensare a un passo dettato dalla disperazione o dalla gioia. Einvece èunpasso deciso tra lemuradi casa, in famiglia. Mastella ha preso la scelta più pesante della sua carriera politica a Ceppaloni, poi si è chiuso a Roma, nella sua casa di via Arenula, per «mettere nero su bianco» uno dei pochi discorsi politici scritti della sua vita. Adesso solo le urne potranno dire se anche stavolta il guerriero sannita ha azzeccato la mossa.
[LuTel]
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