Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

D’Alema? La prossima volta lo lascio parlare

LUCA TELESE per

Alla costituente del Partito democratico i grandi leader non hanno parlato: da Piero Fassino a Francesco Rutelli, da Franco Marini a Massimo D’Alema, tutti in platea, senza diritto di parola, con non pochi mugugni. Lei invece ha parlato ed è stato un piccolo terremoto. È così che Viola De Nardi, 18 anni, è diventata un simbolo. Anche perché il suo intervento, nel giorno in cui il presidente del Senato si scandalizzava perché gli avevano scritto «Ospite» sul cartellino, è risuonato dissacratorio: «A noi giovani» spiegava «della Dc e del Pci non ce ne frega più nulla. Sono cose del passato».

Viola segna una grande discontinuità: non ha studiato Marx e Lenin, non ha letto Togliatti, è fan sfegatata di Luciano Ligabue: «Ho divorato persino le sue poesieee!». D’Alema ha ascoltato il suo intervento esterrefatto, mentre lei diventava uno dei volti della nuova stagione veltroniana.

Nel 1997, la più giovane del congresso del Pds si chiamava Francesca Marxiana (indovinate perché?) Borri, e faceva notizia perché contestava i suoi leader. A D’Alema chiedeva un partito «che non dimenticasse gli ideali del passato» e sapesse «difendere i sogni». Oggi Borri non è più nei Ds e Viola declina il suo nuovismo in un modo iperpragmatico.

Per capire dove va il Pd è utile sentire questa giovane di Monza. 

Viola, ha suscitato un putiferio, lo sa?

Un minuto dopo il Tg3 ho ricevuto cento messaggini!

Cosa dicevano?

Sei stata brava.

Ha strapazzato i partiti da cui nasce il Pd…

Mi ero scritta l’intervento la sera prima, l’ho imparato a memoria. Sapevo che avrebbe causato polemiche.

Una provocazione?

Così doveva essere. Con il nuovo partito deve cambiare tutto.

Crede di avere rubato il posto ai vip?

La cosa bella è che non mi ero nemmeno proposta. Volevano una giovane, mi hanno chiamato, ho detto sì.

A chi?

All’ufficio stampa delle primarie.

E Veltroni?

Mi ha detto «brava!». Anche Prodi…

Non la stupisce che abbia parlato una diciottenne, mentre sono rimasti silenti dieci ministri?

Se hanno scelto così, un motivo ci sarà.

Ha detto: «Solo una giovane può capire i più giovani».

Perché è ovvio. Ne sono convinta.

E se le dicono presuntuosa?

Io vedevo la politica che si allontanava da noi, i miei amici che dicevano: «Ha ragione Grillo». Non fosse per Veltroni non mi sarei mai candidata.

Addirittura.

L’ho fatto solo per sostenere lui. Walter mi piace proprio tanto. La politica non c’entra, è anzitutto stima per la persona.

Ha iniziato una grande carriera?

Nooohh! Non sono un politico. Solo una persona che si interessa alla politica, da fuori. È diverso.

Ma se da tre anni è nella sinistra giovanile!

Sì, ma sono universitaria: tecniche audioplastiche. Mi occuperò di sordità e apparecchi acustici, nella vita.

Lavora?

Ho un lavoricchio da cameriera, 200 euro al mese. Sennò c’è la paghetta dei miei.

Si candiderà mai a qualche carica?

Non credo, non sono una professionista della politica. Mi hanno invitata in tv, ho rifiutato. Non mi sento pronta.

Ha fischiato anche lei il nome di Ciriaco De Mita?

No, eh, eh… Mentre accadeva mi stavano intervistando.

Chi sono i miti che ha nella cameretta?

Mah… ho il calendario di Che Guevara.

Rivoluzionaria?

No, me l’hanno regalato.

Altri riferimenti?

Ligabue. Anche di lui ci si può fidare. Lo adoro per la sua musica e il suo impegno. Ha mai sentito Il mio nome è mai più?

Parla della canzone contro la guerra?

Bellissima.

Autore preferito?

Ken Follett.

Film del cuore?

L’ultimo visto 300, sulle Termopili. Commovente.

È rivendicato anche dai giovani di An

Ehhh…

E tra i leader del Pd?

Mi piace da morire… lei.

Giovanna Melandri?

Nooh, Lilli Gruber. Sabato le ero vicina, che emozione.

Insomma, ha portato una ventata nuova?

Sì. Ma se la prossima volta fanno parlare D’Alema… lo ascolto volentieri.


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