Insomma, Tetris torna, stiamo tornando, torniamo venerdì prossimo siamo già in onda. E lo facciamo, se possibile con ancora più grinta dell’anno scorso, con una nuova carica di passione e intelligenza da mettere in rete, persino con una punta di rabbia. Quando siamo partiti con il primo "Tetris", questa parola era ancora, e soltanto, un gioco dei primi anni novanta. Adesso è anche un programma, ed è già un passo avanti. Poi Tetris, per noi, è diventato un simbolo, quello dell’intreccio tra politica e comunicazione che a nostro parere – esattamente come i tassellini colorati di quel mitico videogioco – guidava e guida le dinamiche astrali di questo paese. Poi ci è venuto in mente di rimettere in pista il buon vecchio Rino Gaetano, e il nostro strafottente "Nun t’a reggae cchiù 2006", declinato indifferentemente sui leader di quasi tutti i partiti italiani era già un gingle che ci portava nel tempo della Casta. Perchè viviamo nel tempo della Casta, ci riteniamo vessati dalla Casta e – se ci è lecito dirlo – non ne possiamo più. Qualcuno griderà inorridito: "Ma questa è antipolitica!". Chissenefrega. Per noi antipolitica è un senatore che simula un moare per farsi portare in uno studio televisivo in ambulanza. Qualcuno dirà: "Ma questo è uno sberleffo alle istituzioni". Beinissimo: per noi il vilipendio delle istituzioni sono i presidenti delle Camere che si comprano l’appartamento di lusso nel centro di Roma al prezzo con cui le giovani coppie faticano a prendersi un trilocale in periferia. E’ da anni che il gruppo di giovani svitati che produce questo programma, con in testa il sottoscritto, era (ed è) convinto che il tappo stesse saltando. Adesso – che sia saltato – se ne accorge persino "camomilla Floris". Benissimo. Simpaticissimo ragazzo, Floris, sia chiaro, ma giornalista molto, molto felpato: il simbolo di un modo sorridente di vellicare la politica che non ci fa impazzire. Di Vespa non parliamo neppure, Fazio è così azzerbinato che ogni tanto ti viene voglia di fargli un’elemosina. Abbiamo detto che buona parte dei talk show italiani oscillano fra il soporifero, il cadaverico e lo splatter. Ci hanno risposto che siamo giovani e presuntuosi. Vero. Ma sul "rigor mortis" dell’informazione politica in italia è difficile sollevare obiezioni: gli altri inseguono pubblico con il plastico di Cogne, noi abbiamo provato a riflettere con il plastico della stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Gli altri si sbracano per decorare i politici con le soubrettes, noi abbiamo forato il muro di gomma del politichese, con il gioco caustico e ineffabile dei quiz del grandissimo Mike Buongiorno. C’è chi preferisce inzuppare il pane nelle veline, a noi ci ha arrapato il cilicio della Binetti. Siamo irrecuperabili, ovvio. Abbiamo provato a contaminare generi, ad azzardare qualche sperimentazione linguistica. Abbiamo messo in piazza fonti anonime e politicamente scorrette e continueremo a farlo. Ci siamo divertiti a storicizzare il passato prossimo con l’arma impropria del fumetto, e continueremo a fare anche questo. E’ andata bene, qualcuno persino ci copia, lo consideriamo un onore. Abbiamo pensato e detto che la prima legge della nuova comunicazione nella seconda repubblica è che "il verosimile prevale sempre sul reale". Nemmeno noi ci eravamo accorti quanto potesse essere vero. Abbiamo raccontato che la politica è diventata spettacolo, e che lo spettacolo si è mangiato la politica. Siamo arrivati ai confini del possibile questa estate, quando una simpatica prostituta beccata con un onorevole difensore dei valori della famiglia, ha potuto dichiarare in una intervista: "Ma io non lo spaevo che era un politico! Altrimenti non ci sarei mai andata: mi ha rovinato la vita". Fantastico. Di solito nel resto del mondo, sono le prostitute a rovinare la vita ai politici, e non viceversa. Ma siamo in Italia. siamo in un paese ottuagenario, decrepito, raccomandato, dove non si può prendere sul serio chi pretende di dirci che va bene così. E allora Tetrs torna: appasionato, beffardo, irriverente. E – se possibile – un poco più incazzato dell’anno scorso.
Luca
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