Luca Telese

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Giornalista, autore e conduttore televisivo e radiofonico

E la Bindi ha già creato la corrente della fionda

di Luca Telese

Roma – «Veltroni vuole un partito di Vip, io parlo alla gente!». Buonista per nulla, coriacea come un guerriero acheo semmai, determinata come un kamikaze. Comunque vada a finire, la vera sorpresa di queste primarie, per tutti, è la metamorfosi di Rosy Bindi, ormai calata nei panni della guerrigliera antiveltroniana. Nonche prima fosse unamammoletta. Ma per quanto «pasionaria», la ministra era ammantata di alcuni miti: aplomb istituzionale, forte retaggio di cattolicesimo conciliare, persino l’aurea di una castità diventata quasi mitologica.

Invece, la Bindi che ha sfidato Veltroni questa estate, mentre tutti gli altri papaveri unionisti (Anna Finocchiaro e Pierluigi Bersani in testa) si tiravano indietro, ha imbracciato il kalashnikov e non ha più smesso di sparare. Nella prima immagine della discesa in campo c’era già tutto: la ministra è nel suo ufficio, impugna una fionda: «Sarò Davide contro Golia».

La fionda gliel’hanno regalata alcune «donne del Pd», è di quelle che oggi vengono considerate armi improprie. E in dieci giorni Rosy – affiancata dalla granitica portavoce Chiara Rinaldini, ex militante Pci – mette su la sua piccola macchina da guerra. Precetta donne diessine deluse dal monocolore maschile, imbarca apparati della Quercia delusi dal Pd, riesce a presentarsi in tutti i collegi, fa apparire sbiadito il giovanilismo felpato di Enrico Letta, si dice garante della tradizione democristiana, ma insieme ruggisce: «Sono l’unica alternativa di sinistra a Veltroni!». Caspita. Da quel momento fa slalom con spericolatezza e sagacia nelle rapide. Quando Ugo Sposetti (tesoriere ds) dice che vuole reintrodurre il finanziamento ai partiti, Veltroni si dice contrario, lei apre: «Se si discute senza demagogie ha senso».

I leader ulivisti dicono che La Casta è un bel libro (ma non l’hanno letto), lei inaugura la sua campagna duellando con Gian Antonio Stella (uno dei due autori). Veltroni vuole il «nuovo»? Lei ribatte affilatissima: «Io governoda dieci anni,maal contrario di lui, che ha deciso gli organigrammi di mezza Rai, non ho mai fatto una nomina». Il sindaco vorrebbe in squadra Veronica Lario? Lei sbuffa: «Usa le donne in modo decorativo». Lui fa vacillare Prodi? Lei gioca in contropiede: «Solo con me Prodi sarà più stabile. Con Walter più debole». Veltroni vuole meno poltrone di governo? Lei affonda la lama: «Ricorda pratiche da Prima Repubblica». Veltroni parla di nuovo mercato del lavoro? «Si interessa a progetti che rendono più facile licenziare i giovani». Il sindaco cavalca la linea «legge & ordine»? «Non si possono mandare i sindaci a caccia di lavavetri».

C’è chi dice che questa grinta le farà perdere consensi, chi è sicuro che se non avesse fatto così sarebbe scomparsa. Il vero punto è un altro: se dal 15 Rosy non torna democristiana, avrà una corrente blindata tutta sua. E una fionda puntata contro Veltroni.


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